Otello Gattoli

    Nasce a Massa Marittima il 6 gennaio del 1909 da Canzio e Lidia Sabatini.
Il padre fa il custode presso l’ Istituto Minerario, Otello invece fa il lavoratore edile ed ha una grande passione per la musica, suona la chitarra.
La sua gioventù è legata a quella degli altri amici intimi Elvezio Cerboni e Enrico Filippi: un montante disagio per il mondo attorno al regime fascista, disagio che sovente sfocia in reazioni di aperta ribellione, anche fisica, verso i responsabili  locali di quel mondo ignorante e repressivo.
Appare quindi, anche per lui, naturale la frequentazione di quel ‘covo’ di vecchi sovversivi che era la trattoria Pollazzi, il rapporto con i c.d. ”Ragazzi della Torre”, giovani futuri partigiani , l’adesione alla scelta estrema della lotta armata contro i nazifascisti.
Scelta che si concretizza con la Banda del Massetano che, come si sa, è una delle primissime formazioni italiane e si forma subito dopo l’8 settembre;  le successive decisioni strategiche apportate dal CLN la porteranno poi a trasformarsi nella più ampia formazione III Brigata Garibaldi ”Camicia Rossa”, col comando che passa dalle mani di Elvezio Cerboni all’altro massetano Mario Chirici.
Otello Gattoli ne è uno dei partigiani più esperti (è già stato militare, nella Marina, e partecipa al conflitto bellico in Libia, a Tripoli, da dove scrive molto spesso alla famiglia) e gli viene affidata una squadra.
Con questa (10 partigiani), nel febbraio ’44 si trasferisce al Campo al Bizzi su Poggio Granchio, sopra il villaggio del Frassine, con l’incarico di fare il pane e provvedere al reperimento delle vettovaglie necessarie al  fabbisogno della Brigata.

Contemporaneamente, un altro gruppo di 10 partigiani, comandati da Guido Mario Giovannetti, si trasferisce sul versante di Campetroso per approntare alcuni capanni dove, appena possibile, avrebbe dovuto trasferirsi il grosso della formazione. La sera vengono alloggiati al podere di Poggio Rocchino. Tutto questo gruppo, circondato, sarà catturato, insieme ad altri sbandati, dai militi RSI : i fratelli Fulvio e Libero Guarguaglini, Libero Corrivi, Primo Lorenzi, Giuseppe Fidanzi, Fosco Sorresina, Fortunato Granelli, Dino Gentili, Eligio Martellacci, Fosco Montemaggi, Gino Superchi, Mario Giovannetti, Eros Gronchi, Gino Gualerzi, Aldo Campana di Firenze, ”Balilla” di Castellina Marittima e i due coloni del Frassine, Armido Mancini e Angelo Galgani.

Ma sono i giorni di un potente rastrellamento fascista [1].

La mattina del 16 al Campo ai Bizzi sono alloggiati sei partigiani della squadra di Otello: gli altri cinque vengono colti di sorpresa mentre sono intenti a scaricare il cavallo da tiro e quattro muli – avuti in prestito da un vetturino del Frassine – e fatti prigionieri.
Chi rimane all’interno del podere ingaggia un furioso combattimento  che, iniziato da Remo Meoni (Medaglia d’Argento al V.M.)  si protrae per alcune ore, fino all’esaurimento delle munizioni, allorchè c’è la resa.

Caduti feriti in mano fascista, nonostante l’atto di resa,  vengono trucidati a pugnalate ed i loro corpi orribilmente mutilati, dileggiati. Nelle loro bocche vengono rinvenuti gusci di uovo. Mancuso avrà un pugnale conficcato in bocca.

Otello Gattoli  cade con Silvano Benedici di Volterra, Pio Fidanzi di Prata, Salvatore Mancuso di Catania e Remo Meoni di Montale (Pt).
Canzio Leoncini di Massa Marittima, il sesto partigiano, nonostante la ferita ad una natica, si salva gettandosi da una finestra, dileguandosi poi nel bosco.

Otello Gattoli, prima di essere massacrato, lancia contro i fascisti l’ultima bomba a mano che purtroppo resta inesplosa: il suo nome passa a quello di una formazione partigiana, 120 elementi comandati dal massetano Elvezio Cerboni, suo amico fin dall’ infanzia. Lo stesso onore spetta al volterrano Benedici.

I fascisti – tra di loro non pochi massetani, castelnuovini e follonichesi – non risparmiano neanche il cavallo Sauro  che viene rinchiuso nella stalla, alla quale viene appiccato il fuoco, e fa un’orrenda fine. Il cane Mondiale  , mascotte del gruppo, resta illeso.

I fascisti vengono premiati …  uno di loro, con una vistosa sciarpa di seta bianca, si vanterà di essersi ”lavato le mani nel sangue partigiano’’.  Alcuni di loro potevano già fare sfoggio  di aver catturato una famiglia di religione ebraica alla fattoria di Marsiliana.

Già … i ragazzi di Salò

 

[1] Sui tremendi ”fatti del Frassine” ci ripromettiamo di intervenire più dettagliatamente, in un prossimo futuro, in una apposita scheda.

In merito  questo eccidio del Frassine, il CLN di Massa Marittima chiederà alla Tenenza dei Carabinieri di quel paese e, p.c., al CLN di Castelnuovo Val di Cecina, notizia circa un presunto partecipante allo scontro dalla parte repubblichina ” … per la traduzione in questa città del fascista Gianni Baldo, domiciliato a Castelnuovo di Val di Cecina presso il suocero Ricciardi. ([…] – Forniva esaurienti informazioni al capitano della milizia Giovanni Nardulli di Orbetello, per la preparazione dell’eccidio di Campo ai Bizzi, ove cinque valorosi patrioti furono massacrati dal furore bestiale del novello maramaldo …”.

[ Scheda di Aldo Montalti per www.radiomaremmarossa.it,  sulla base di informazioni gentilmente rilasciate dalla signora Vilma Gattoli, figlia di Otello, del diario del partigiano Mauro Tanzini, degli appunti dello storico Carlo Groppi, di oralità condivisa nel mondo dell’antifascismo follonichese]