XXIII^ Brigata Garibaldi Guido Radi “ Boscaglia ”.

 

 

La Brigata si forma nel maggio 1944 dalla fusione di diversi distaccamenti partigiani: la zona in cui si sviluppa la sua attività è compresa fra Siena, Volterra e Massa Marittima, a cavallo cioè delle provincie senese, pisana e grossetana.
Una zona con poca acqua, prevalentemente collinosa, coperta di macchie assai estese e fitte ma anche attraversata da numerose strade che permettono rapidi concentramenti di truppe nemiche autotrasportate: infatti la presenza di miniere (Niccioleta, Merse, Cetine …) e di grossi impianti (Larderello) richiamava continuamente tecnici e truppe tedesche interessati strumentalmente al loro funzionamento.

Gli inizi sono faticosi per scarsità di mezzi bellici, rifornimenti, servizio sanitario ma, anche nei momenti peggiori, le forze fasciste non riusciranno mai ad affermarsi nei confronti della Brigata che, anche accresciuta nel suo potenziale dalla voce popolare antifascista, riuscirà a preservare la popolazione da ulteriori angherie, requisizioni etc., permettendo anche ai numerosissimi renitenti alla leva di sottrarsi alle ricerche, alla cattura e alla deportazione.

Ciò nonostante, la Brigata è artefice di tante azioni militari e, dai primi di maggio, anche di una certa rilevanza bellica.
I principali distaccamenti che formano l’ossatura della Brigata sono tre – Guido Boscaglia, Mario e Velio –  ed hanno una storia a sé.

 

DISTACCAMENTO “ GUIDO BOSCAGLIA “

Il Distaccamento, che dall’ 8 maggio 1944 prende il nome dal suo primo glorioso caduto, Guido Radi “Boscaglia , nasce nella zona dei monti delle Carline tra la provincia di Grosseto e quella di Siena, tra i comuni di Montieri e quello di Radicondoli, nel febbraio 1944 dopo lo sbandamento della formazione comandata dal cap. Mario Chirici di Massa Marittima, in seguito all’attacco di militi e carabinieri repubblichini che il 16 del mese gli infliggono 5 morti e 20 prigionieri.

Una ventina di superstiti si concentrano autonomamente sotto la guida del medico della formazione e di alcuni caposquadra rifiutatisi di riconoscere l’autorità del Chirici, cui avevano imputato il disastro del Frassine. Questi, avutane notizia, invia una squadra di armati per dimostrare ancora la propria autorità, squadra che però è facilmente disarmata portando ad una definitiva rottura tra le due formazioni.

Il nuovo distaccamento risulta perciò formato dal Dott. Giorgio Stoppa “Paolo, dai capi squadra Stn. Vittorio Ceccherini “Enzo, Serg. Giorgio Vecchioni e Vinicio Modesti, da quattro prigionieri russi fuggiti dai nazisti, da quattro jugoslavi prigionieri politici fuggiti dalle carceri di Pisa dopo l’ 8 settembre e da un gruppo di giovani renitenti alla leva.
Un primo sostanziale rinforzo numerico lo si ha con l’ingresso in formazione di una decina di giovani comunisti inviati dal CLN di Radicondoli e comandati da “LeoneVasco Turchi, inizialmente accampatisi nel bosco dei Foci in località Cornocchia, dove vengono raggiunti dal grosso della Banda. Un totale di 29 uomini malamente armati con 22 moschetti, 2 soli fucili mitragliatori difettosi, 2 mitra e 2 rivoltelle. Anche per sopperire alla carenza di vestiario e viveri, Stoppa organizza l’occupazione di Belforte dove vengono asportate notevoli quantità di rifornimenti vari.

Il successivo attacco alla caserma GNR ed al fascio repubblicano di Montieri – in collaborazione coi distaccamenti “Velio” e “Mario” e con squadre della “Lavagnini” – vede affidare ai partigiani di Stoppa la cattura e la punizione dei fascisti montierini resisi responsabili di omicidi di due persone innocenti.
Sono molte le azioni militari compiute dalla fine di marzo fino alla riunione con gli altri distaccamenti e vanno segnalate anche la soppressione di due spie interne (una già precedentemente ‘’graziata’’) e di quattro delinquenti comuni ricattatori di proprietari agrari a nome dei partigiani.

Questo distaccamento, per l’accurato servizio di vigilanza, non verrà mai individuato dai nazifascisti per cui non subirà mai un rastrellamento e, anzi, sarà anche in grado di ospitare una parte della Brigata Garibaldi “Spartaco Lavagnini” che invece, di rastrellamenti, ne aveva subiti. Per tali misure di sicurezza, quindi a fine marzo si spostano dai Foci alle Carline e, come seconda base, nei boschi del Berignone, mentre ancora una terza possibilità di rifugio viene allestita al podere Poggio Rosso presso Belforte.

 

DISTACCAMENTO “ VELIO “

Si costituisce nella zona di Montemaggio il 10 febbraio 1944, inizialmente con soli 9 uomini che arrivano a circa 75 entro la fine dello stesso mese.
Divisi in tre squadre, molto mobili e collegate tra loro con staffette, sono coordinate dal comando del sergente All. Uff. Velio Menchini, coadiuvato da Mauro Rolandi, sergente lui stesso e studente universitario.
Già dal settembre 1943 Velio e Mauro avevano fatto parte della Banda del Massetano di “Mario” (Elvezio Cerboni), mettendosi in luce in attacchi alle caserme GNR, carabinieri e Dicat di Massa Marittima e Monterotondo Marittimo. Separatisi in seguito ad un rastrellamento,  i due entrano nell’orbita del CLN di Colle di Val d’Elsa e, una volta raccolte forze ed equipaggiamento necessari, compiono svariate azioni militari nel volterrano, soli o in collaborazione con altre formazioni, disarmando alcune guarnigioni GNR o singoli militi.

Questa formazione subisce ben 5 rastrellamenti nazifascisti: dai primi quattro l’abilità e la rapidità partigiana consentono di sganciarsi, il quinto è fatale.

Il 28 marzo, infatti, avviene l’eccidio di Montemaggio. Per circostanze sfavorevoli (localizzazione della base ad opera di spie, vento fortissimo che non fa percepire i movimenti degli assalitori, notte fonda che non consente di scorgere i militi fascisti nella fase di avvicinamento) al podere “Giubileo” una squadra di 21 partigiani viene circondata e, dopo strenua resistenza, alla promessa di avere salva la vita e data la sproporzione di forze, accetta la resa. Solo due partigiani riescono a fuggire ( Walter Bianchi che, illeso rientra in formazione, e Vittorio Meoni, ferito, che verrà arrestato all’ospedale) mentre altri due cadono nel tentativo di rompere l’accerchiamento ( Enzo Busini e Aladino Giannini). Tutti gli altri, 17 giovani, sono barbaramente trucidati: Elio Nencini, Piero Bartolini, Virgilio Ciuffi, Onelio Volpini, Livio Livini, Luigi Vannetti, Giovanni Galli, Orvino Orlandini, Giovanni Cappelletti, Libero Levanti, Dino Furiesi, Fulco Martinucci, Angiolino Bartalini, Elio Lapini, Franco Corsinovi, Ezio Grassini, Emilio Berrettini.
In seguito a questo fatto, date le perdite e la giovane età dei partigiani superstiti, inadatti a superare il trauma umano e la crisi, viene deciso lo scioglimento della formazione il 30 marzo.

Successivamente i sergenti Velio Menchini e Mauro Rolandi, insieme ai partigiani Gino Cespoli, Walter Bianchi, Daniele Fontanelli e Walfredo Pucci, si mettono a disposizione dei CLN locali che li mettono in contatto coi comandanti della costituenda 23^ Brigata Garibaldi della quale entrano a far parte.
DISTACCAMENTO “ MARIO “ poi “OTELLO GATTOLI

Elvezio Cerboni, il comandante “Mario”, inizia la sua attività dando vita in località Poggione alla così detta “Banda del massetano” già dalla metà del settembre 1943. Inizialmente pochi uomini che si accrescono fino a raggiungere le 70 unità ed è a questo punto che il CLN di Massa Marittima decide di inviare alla formazione il capitano Mario Chirici, per affiancare l’azione di Cerboni.
Come per altre bande partigiane, le prime azioni militari sono volte al rifornimento di mezzi, armi e viveri ed è così che vengono attaccate le caserme Dicat di Massa Marittima e quella dei carabinieri a Monterotondo Marittimo.

Il 23 novembre, in seguito ad una minaccia di rastrellamento, la formazione si scioglie e “Mario”, portando con sé circa 15 uomini, si sposta nella foresta di Berignone (Volterra) costituendo un altro gruppo che comincia ad operare dal febbraio 1944 intercettando e distruggendo due camion usati da organizzazioni dipendenti dai tedeschi.
In questo periodo “Mario” resta in contatto con la formazione del “Frassine” ( Chirici ), da cui formalmente ancora dipende, ma, dopo lo sbandamento di quest’ultima avvenuto il 16 febbraio a seguito del cruento rastrellamento fascista, “Mario” progressivamente intensifica i contatti col CLN di Volterra e muta il nome in “Distaccamento Otello Gattoli” dal nome del suo compagno e amico personale caduto al Frassine.
Nominato Commissario politicoGino” Desiderio Cugini che aveva ricoperto lo stesso ruolo nella formazione del Frassine , ai primi di marzo, il CLN di Pisa invia alla formazione una mitragliatrice Breda, tre fucili mitra, tre mitragliatori, cinquanta moschetti, tre cassette di bombe a mano, munizioni varie, scarpe da montagna, medicinali, utensili e viveri, tutto materiale fornito dal Partito Comunista.
Con questi mezzi le azioni vengono intensificate con successo portando al disarmo di fascisti e carabinieri, fino all’assalto a Montieri in collaborazione con altre formazioni partigiane e dove all’ “Otello Gattoli” tocca il compito di bloccare tutte le strade di accesso al paese, interrompere le linee telefoniche e telegrafiche, occupare la banca e far prigionieri alcuni fascisti. Tutti questi compiti vengono assolti al meglio.

Dopo quest’ultima azione il Distaccamento si porta nelle macchie di S.Dalmazio ricongiungendosi con un gruppo di 12 partigiani che, lasciati a guardia dell’accampamento in loc. Torraccia , avevano dovuto allontanarsi. Pochi giorni dopo Elvezio Cerboni, ammalato e ricoverato in una casa presso S.Dalmazio, è catturato per la delazione di una spia e verrà fucilato il 20 giugno alla caserma della milizia a Pisa.

Perso il suo comandante, la formazione subisce un forte sbandamento dividendosi in due gruppi di circa 20 uomini ciascuno: uno al comando di “AscanioEmilio Gazzarri che si dirige nella foresta di Berignone, l’ altro che si porta verso Pomarance e che, per il tradimento di Bruno Casanovi di Pomarance, viene catturato e tradotto nelle carceri di Volterra. Sempre a causa di questa spia, passata armi e bagagli nelle file repubblichine, anche i componenti del Comando Militare e alcune guide di Volterra sono costrette a cercare riparo presso il nucleo “Ascanio” in Berignone.
Questo è il momento dell’offensiva nazifascista che scatena nella zona infiltrati e spie mentre molte fattorie sono occupate da forti nuclei della milizia che, sovente, si danno al saccheggio.

Alla fattoria di Scansano, in località La Cetina (comune di Volterra), in un’imboscata viene catturato il partigiano Guido Benini che subirà pesanti torture e carcere fino alla liberazione. Di contro, due partigiani in perlustrazione catturano il volterrano Amos Guidi che, accusato di intelligenza con la milizia fascista e confermata l’accusa da parte dei volterrani presenti in formazione, viene processato e fucilato.
E’ di aprile l’arrivo in formazione di “Francois” Giuseppe Iacopini, un reduce dalla guerra di Spagna dove aveva combattuto nell’esercito rosso, e la sua nomina a comandante mentre, nella ristrutturazione del gruppo, oltre al riconfermato “Gino” come commissario politico, vengono nominati capisquadra “AscanioGazzarri, “FattoreAmerigo Bigongiari, “Alioscia Benito Bini e “BaffoCespoli, uno degli ultimi arrivati dalla Val d’Elsa.
Dopo una certa stasi dell’attività militare, dovuta all’attesa di ricevere lanci per rifornimenti di armi e materiale vario, si ha il ricongiungimento con gli altri Distaccamenti nella 23^ Brigata GaribaldiBoscaglia”.

 

COSTITUZIONE E ORGANICO DELLA BRIGATA

La Brigata viene organizzata durante un convegno nella foresta di Berignone a cui prendono parte il tenete medico “Paolo Stoppa, Francois” Iacopini e “Velio” Menchini come comandanti militari, il commissario politico “GinoDesiderio Cugini, “GiorgioAlberto Bargagna responsabile militare del CLN di Pisa, “Cecco” esperto militare del CLN di Firenze e “Alfredo”che, con la sua lunga militanza antifascista, ricopre per breve tempo il ruolo di commissario politico della Brigata prima di essere inviato ad altro incarico a Firenze [N.B. di Cecco e Alfredo, nella relazione della Brigata, per motivi di sicurezza non di danno le generalità in quanto al momento della sua redazione questi si trovano paracadutati oltre la linea del fronte e, quindi, ancora in piena attività partigiana].

Il comando è affidato a “GiorgioAlberto Bargagna e vengono costituite tre compagnie (con comandante e vice, divise in quattro squadre, raggruppate in plotoni), le prime due pressoché coincidenti con i precedenti Distaccamenti Boscaglia e Otello Gattoli (affidate rispettivamente a “PaoloGiorgio Stoppa con vice “Enzo” Vittorio Ceccherini ed a “FrancoisGiuseppe Iacopini con vice Emilio Gazzarri), la terza composta da una quarantina di partigiani inviati dal CLN di Empoli sotto il comando di “MarcoAldo Giuntoli (vicecomandante Licurgo Benassi).
In seguito all’arrivo continuo di reclute inviate dai CLN di Colle di Val d’Elsa, Volterra, Pisa, Firenze, Radicondoli, Montalcinello, Travale, Montieri e Gerfalco, la prima compagnia raggiunge i 140 uomini, la seconda i 180, la terza si ferma a 45.

 

IL COMANDANTE “GIORGIO”

Alberto Bargagna, che nella vita civile gestiva una piccola industria, aveva assunto già da lungo tempo prima dell’8 settembre atteggiamenti di netta opposizione al fascismo, contro il quale svolse attività cospirativa militando nelle fila del Partito Comunista.
Dopo l’8 settembre intensifica il suo impegno allo sviluppo di un’organizzazione militare per la lotta armata, coordinandosi col CLN pisano che però, inizialmente, difetta di omogeneità e forza economica, anche per il completo disimpegno della Democrazia Cristiana. Ecco che, su segnalazione del P.C.I., allo sforzo di Bargagna si uniscono elementi di sicuro affidamento quali Nevilio Casarosa, Fosco Dinucci, Ovidio Tilfher e Ceccarelli che formano un ‘comitato militare’ che riesce a concretizzare gli iniziali progetti di inviare aiuti ai partigiani del volterrano.

I GAP in seguito formatisi asportano materiale bellico a tedeschi e fascisti, compiono attentati a linee ferroviarie e tramviarie, lanciano cuspidi sulle strade principali bloccando convogli tedeschi.
Nel frattempo continua la difficoltà del CLN, alla quale sopperisce solo il P.C.I. che si distingue nel fornire aiuto economico e logistico attraverso le cellule del partito e le sottoscrizioni indette in tutta la provincia.

Per questa attività organizzativa, quindi, “Giorgio” viene prescelto quale comandante della costituenda Brigata Boscaglia, lasciando Pisa e dandosi alla macchia anche per sfuggire ad un mandato di cattura nel frattempo spiccato per la delazione di una spia ed alcune velate ammissioni strappate dai fascisti con la tortura ad un medico partigiano precedentemente catturato.

 

LA GUARDIA ARMATA

Nei paesi situati nelle vicinanze delle Carline si costituiscono, verso la seconda metà di giugno, delle squadre armate sorte per volontà dei cittadini con lo scopo di proteggere i rispettivi abitati dalle razzie tedesche. Tali gruppi vengono per lo più armati dal Comando di Brigata.

A Montalcinello (Chiusdino – Siena) viene istituito inizialmente un servizio di vigilanza notturna allo scopo di dare l’allarme in caso di avvicinamento di gruppi di sbandati nemici: questo servizio porta alla cattura di due tedeschi e due russi, poi consegnati al Comando. Questa Guardia Armata sostiene anche uno scontro vincente coi nazisti, collabora coi partigiani durante atti di sabotaggio ai ponti conducendone alcuni in proprio.

Così come quella di Travale (Gr) che si scontra due volte col nemico sopraffacendolo sia in località Pescinandola-Giardino che al bivio di Travale dove si hanno due vittime tra i nazisti.

Della stessa natura, ma ancora più intensa è l’attività della Guardia di Montieri (Gr) che prende parte anche all’occupazione del paese nel mese di marzo.

A Gerfalco (Gr), invece, la formazione locale subisce, perdendolo, uno scontro con i tedeschi nel quale sono catturati 4 dei suoi uomini, successivamente fucilati a  Castelnuovo Val di Cecina: Gino Baldi, Arduino Barlettai, Ido e Dino Salusti.

 

IL DISTACCAMENTO MERLINI

Infine va considerato l’importante apporto di questa formazione che si costituisce ai primi di giugno su iniziativa del dott. Enzo Merlini. Diversi sono gli scontri armati con l’occupante tedesco, così come le interruzioni stradali, i tagli di cavi telegrafici e telefonici ed altre azioni di sabotaggio nei dintorni di Pomarance.
A questa squadra va anche il merito dell’ arresto della spia Bruno Casanovi, del fascista repubblichino Bertini di Saline di Volterra, del milite G.N.R. Piras, del disarmo del maresciallo in servizio alla polveriera di Cecina. Tutti questi arrestati furono consegnati agli alleati.

 

IL DISTACCAMENTO DANTE BARGAGNA
Si forma il 20 luglio a Marina di Pisa e prende il nome dal suo comandante: entra in contatto con gli Alleati attestati sulla riva meridionale dell’ Arno che lo armano e lo riforniscono di viveri. In agosto è annesso alla XXIII^ Brigata.
Nella sua attività militare subisce la perdita del partigiano Dino Puccini ( scontro di S.Piero a Grado del  31 luglio ‘44) ed il fermento dei partigiani Riccardo Valvani (S.Piero a Grado, 30 luglio ’44) e Antonio Sanna ( Villa Apolloni, Marina di Pisa 6 agosto ’44).

 

IL CONTATTO CON GLI ALLEATI
Sono gli uomini dell’ 8^ Squadra della 2^ Compagnia a incontrare, nella zona di Montieri, gli avamposti americani: questi ultimi, ignari della presenza partigiana, disarmano la squadra.
La situazione è presto chiarita, le armi restituite. Ma è il 29 giugno che si ha il contatto ufficiale tra Alleati e la delegazione guidata dal S.Ten. partigiano Ceccherini e Spartaco Muratori, ingegnere e prigioniero politico liberato dal carcere di San Gimignano che ha la funzione di interprete.

Consegnati, il giorno dopo, i 24 prigionieri tedeschi, il centinaio di combattenti russi, i 19 jugoslavi e i 4 britannici che si erano uniti ai partigiani, tutta la Brigata resta in trepidante attesa della delegazione partita per Roma ( Stoppa, Cassola e Muratori ) per avere conferme Alleate e del CLN sul desiderio di molti partigiani di proseguire la lotta al fianco delle truppe anglo-franco-americane mantenendo la propria autonomia.


Si deve però arrivare al 10 luglio affinché, dopo un formale atto di riconoscimento per l’attività svolta, si arrivi ad una soluzione che non è quella auspicata dalla maggioranza dei partigiani: il tenente Giorgio Stoppa, di ritorno da Roma, conferma la “necessità di abbandonare la lotta e consegnare le armi”.
Da questo momento i partigiani che abitano nella zona ritornano alle loro case, altri si disperdono sistemandosi come meglio possono, molti seguono il Comandante “Giorgio” (Alberto Bargagna), predisponendosi per le battaglie da affrontare sull’ Arno .

 

LA BRIGATA SULL’ARNO E NELLA LIBERAZIONE DI PISA

La parte della Brigata i cui componenti abitano a Nord delle Carline si spostano con “Giorgio” in quel di Volterra dove vengono in contatto con la formazione “Magnino Magni” comandata da “GiulioPietro Gherardini e operante nella zona di Montaione: sia “Giulio” che il partigiano Oreste Parigi si aggregano aderendo al progetto di proseguire la lotta fino alla liberazione di Pisa.
Diventa Fornacette la nuova base partigiana e la formazione viene affiancata dal lavoro degli uomini delle squadre d’azione di Cascina, attraverso Foresto Orsini, Ideale Guelfi e Renato Lisi.

Ed il paese pisano, liberato dai tedeschi costretti a ritirarsi, è stabilmente occupato per diversi giorni dalla squadra di Pedro” Fornaciari e “TancrediCasalecchi. Da questo momento è un susseguirsi di azioni di rastrellamento, disturbo dei movimenti nemici, brevi scontri armati e funzioni di polizia pubblica eseguito dai partigiani, fino al giorno della liberazione della città di Pisa (2 settembre), dopodiché anche l’ultimo nucleo della XXIII^ Brigata Boscaglia si scioglie ed i partigiani iniziano una lunga opera di soccorso civico ponendosi a disposizione del C.L.N. pisano.

 

ALCUNI NUMERI

 26 i ponti minati e fatti saltare per rallentare o impedire la ritirata delle truppe tedesche.
12 i camion tedeschi ( oltre ad un altro automezzo) distrutti in scontro con i partigiani.
2 i camion e 2 le motociclette catturate ai tedeschi (mezzi in seguito prelevati dagli Alleati).
5 le perdite di militi o graduati della G.N.R. inflitte ai fascisti oltre ad 1 ferimento.
5 i carabinieri fascisti ( tra loro 1 brigadiere) eliminati, oltre a 2 carabinieri feriti.
5 i soldati tedeschi eliminati dalla Guardia Armata.
11 i soldati tedeschi eliminati dal Distaccamento Merlini.
117 (1 capitano – 2 tenenti – 114 soldati) i nazisti uccisi dalla XXIII Brigata Garibaldi Guido Radi “Boscaglia”. Imprecisato ma certamente molto alto il numero dei feriti inflitti al nemico invasore.
7 i fascisti repubblicani civili uccisi per attività di spionaggio o colpe gravi cui vanno aggiunti 2 feriti sfuggiti alla cattura.
4 banditi ( estorsori di agrari e contadini per fini propri ma a nome dei partigiani ) uccisi in operazioni di polizia.
50 i prigionieri tedeschi ( 2 le donne, una russa e una tedesca) consegnati agli Alleati.
Quasi 500 gli effettivi combattenti inquadrati nella XXIII^ Brigata Garibaldi Guido Radi “Boscaglia” dei quali:

350 gli italiani, tra cui 10 ex ufficiali dell’esercito, 5 militi fascisti della DICAT rimasti in caserma per ordine del comando partigiano al fine di asportare armi e coperte, 5 ex carabinieri, 20 condannati politici, alcuni vecchi antifascisti;
97 sovietici costretti ad arruolarsi nell’esercito tedesco e poi passati ai partigiani;
12 prigionieri politici jugoslavi;
4 inglesi prigionieri di guerra fuggiti dai campi di prigionia;
2 polacchi.

 

Elenco dei 41 CADUTI della 23° BRIGATA GARIBALDI “GUIDO BOSCAGLIA” (*)

28 marzo 1944:  Bartalini Angiolo, Bartalini Piero, Berrettini Emilio, Busini Enzo, Cappelletti Giovanni, Ciuffi Virgilio, Corsinovi Franco, Fusieri Dino, Galli Giovanni, Gianni Aladino, Grazzini Ezio, Lapini Elio, Levanti Livio, Livini Livio, Martinucci Folco, Nencini Emilio, Orlandini Orvino, Vannetti Luigi, Volpini Onelio
8 maggio 1944:  Guido Radi, Betti Alvaro
11 giugno 1944:  Ricciardi Guido
13 giugno 1944:  Cacialli Vezio
15 giugno 1944:  Tamburini Gino
17 giugno 1944:  Santini Lido
21 giugno 1944:  Cerboni Elvezio
24 giugno 1944:  Dell’Aiuto Leonardo, Kostantinovich Ivan, Mancini Ugo, Pulella Vincenzo, Salvadori Guido
24 giugno 1944:  Marchi Silvano
25 giugno 1944:  Kolesian Giorgio
26 giugno 1944:  Baldi Gino, Barlettai Arduino, Salusti Dino, Salusti Ivo
31 luglio 1944:     Puccini Bino
18 settembre 1944 (ferito il 29 agosto):  Genovesi Bruno
Inoltre sono stati riconosciuti “caduti per la lotta di liberazione e partigiana” due altri componenti: Baracchi Paolo e Lo Giudice Nunzio

(*) Alcune date risulterebbero inesatte ma sono così riportate per fedeltà al documento da cui abbiamo attinto.

 

 

 

[Scheda e sintesi a cura di Aldo Montalti per www.radiomaremmarossa.it sulla base della relazione ufficiale della XXIII^ Brigata]

 

 

 

 

 

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