Velio Menchini, ‘Pelo’

Nato a Colle di Val d’Elsa il 27 aprile 1920.

Subito dopo l’8 settembre entra in contatto con antifascisti di Poggibonsi e viene inviato a Sasso Pisano verso il 15 settembre. Da qui, il 25, raggiunge Monte Arsenti per unirsi alla quindicina di uomini radunati da Elvezio Cerboni, il primo gruppo della c.d. ‘Banda del massetano’.
I rifornimenti di armi avvengono soprattutto nel mese di ottobre attraverso gli assalti alla caserma Dicat di Massa Marittima ed a quelle di Tatti, Roccatederighi e Boccheggiano.

‘Pelo’, protagonista poi dell’assalto a Monterotondo Marittimo, dove resta ferito ad un sopracciglio, della cattura e conseguente rilascio di un pullman di carabinieri fascisti (11 novembre), assume il comando di una Squadra ed è uno dei critici della linea di condotta militare attendista assunta da Mario Chirici, repubblicano subentrato, per volere del CLN, ad Elvezio Cerboni da tutti riconosciuto spontaneamente come capo della formazione.
Questo porta e scissioni e ricomposizioni per cui, il 30 gennaio 1944, prende vita il ‘Distaccamento Velio’, nove uomini che si stabiliscono sul Monte Vasone: tra gli altri Rolandi, Volpini, Gagge, Tueri, Bobolo, Pancino … Il gruppo cresce e, raggiunto il numero di 75 unità, si fraziona in 3 ‘Squadre Volanti della Val d’Elsa’: quella comandata da Borsa si stanzia sul Monte Maggio, quella di Leccio resta al Poggio al Comune, quella affidata a lui stesso sul Berignone.

Si ricordano nel primo periodo l’azione alla polveriera di Pievescola (10 febbraio) dove disarmano alcuni fascisti, altri numerosi attacchi ed assalti con cattura di armi, prigionieri e disarmi di militi, carabinieri e guardie forestali, fino alla compartecipazione con altre squadre nell’assalto e nell’occupazione momentanea di Montieri (21-22 marzo).
La sua squadra sfugge all’accerchiamento sul Montemaggio dove i fascisti, localizzati i partigiani grazie alla spia Bramante Lisi, ne uccidono due in combattimento al podere Giubbileo (Enzo Busini ‘Bobolo’ di Colle di Val d’Elsa e Giovanni Galli di Certaldo) fucilandone poi 17 presi prigionieri.

Colpito da itterizia, ‘Pelo’ viene preso in cura dalla famiglia Garaffi del podere ‘Le Fonti’ che lo trattiene per circa 15-20 giorni rischiando anch’essa la fucilazione; quindi rientra attivamente tra i partigiani combattenti aggregandosi con Mauro Rolandi a Stoppa ed alla XXIII Brigata Boscaglia, nella quale si distingue ripetutamente.

Velio Menchini ha sempre confutato la veridicità di alcune affermazioni che lo scrittore Carlo Cassola, partigiano capo della Squadra Esplosivi della XXIII Brigata, fa nel suo libro “Fausto e Anna”.

Tratto da “La tavola del pane” di Pier Giuseppe Martufi – ANPI Siena

VELIO MENCHINI
Partigiano, Capo plotone della 1° Compagnia

Durante l’attacco alla caserma di Montieri rimaneva per due ore sotto il fuoco del nemico, esposto al pericolo gravissimo dando prova di eccezionale ardimento. ” . Montieri 22 marzo 1944
f.to Giorgio Stoppa