Asdrubale Radi, ‘Pelo’

Pelo”, il Cuoco con la pistola’.

Asdrubale Radi, familiarmente Bube, nasce a Massa Marittima (Gr) il 25/07/1923, nel Terziere di Città Nova. Sua madre si chiama Annita Melosi e il padre è Enrico, già ”Ardito” nella Grande Guerra, di professione muratore.

‘Pelo’ da partigiano

Come tutti i coetanei, riceve a scuola una chiusa educazione fascista fatta, molto spesso, di sonore punizioni corporali per la minima ribellione alla ferrea disciplina.
Pur da adolescente, è testimone dell’attività portata avanti dagli antifascisti massetani storici come Silvio Quintavalle, Vasco Bernardini, Libero Corrivi o dai fratelli Gasperi, nonchè di pestaggi fascisti e orgogliose reazioni fisiche dei sovversivi, come quelle che opponevano i Cerboni, padre e figlio, agli aggressori nerocamiciati.

Asdrubale non si confonde con le organizzazioni di regime e rifiuta le tessere, vuoi per l’esosità economica delle pressanti richieste, vuoi per lo spirito di sfida proprio di un giovane con le idee già abbastanza chiare in materia.

Nel 1943 parte militare, a Verona, e per caso scampa alla tragica spedizione in Russia dove avrebbe dovuto essere destinato se … non fosse già iniziata la disfatta sul Don dell’inadeguato contingente italiano sotto i colpi dell’ Armata Rossa. Non riesce a raggiungere neanche la seconda delle sue destinazioni, Creta, perchè un provvidenziale bombardamento della tradotta militare, dopo Roma, gli fornisce l’occasione di una prima fuga con altri verso Napoli, dove lo coglie l’8 settembre ed il definitivo sbandamento dell’esercito italiano. Con mezzi di fortuna, in pochi giorni è a Massa Marittima e, verso il 22 o 23 di settembre, raggiunge la località Il Poggione insieme al primissimo nucleo di attività partigiana organizzata: non prima però di essersi bene armati recuperando fucili, pistole e bombe a mano precedentemente nascoste dopo averle prelevate da una caserma locale.

Per problemi non solo di orientamento politico, il gruppo iniziale si divide: una parte segue Renato Piccioli stabilendosi alle Capanne e dando vita alla formazione Camicia Bianca, l’altra – con Pelo – rimane al Poggione con la formazione autonoma guidata da Viazzo Zazzeri, divenendo poi parte cospicua della futura IIIa Brigata Garibaldi ”Camicia Rossa” guidata dal maggiore Mario Chirici.

 

Ad Asdrubale viene assegnato un compito apparentemente tranquillo ma non facile, quello del cuoco che deve anche occuparsi – con Dick Cocolli – di vettovagliamento e, rimanendo spesso al campo base ( La Tana, come ancora lui chiama l’ampia grotta che li ospitava, si trova in località Le Piane, in direzione di Monterotondo Marittimo, e da lì si può controllare a vista gran parte del territorio sottostante ), anche della sorveglianza dei prigionieri catturati.

Ai primi di febbraio del ’44, su spiata di un amico d’infanzia, viene catturato in paese e quindi portato a Firenze presso una caserma tedesca dove cercano di arruolarlo invano perchè, insieme ad oltre una decina di compagni di fuga, riesce ad eclissarsi nelle campagne di Scandicci, ben sostenuto dalle informazioni di una vecchia contadina.
Spacciandosi per un gruppo di operai in trasferta, via ferrovia raggiungono Livorno da dove proseguono via camion sull’ Aurelia fino a Follonica ed alle rispettive destinazioni, sotto il pesante rischio di mitragliamenti aerei, poi a piedi Pelo ritorna ancora una volta nella sua Massa Marittima: il tempo di rifocillarsi e nascondersi una notte da una zia e di nuovo alla macchia, definitivamente, fino alla Liberazione del territorio.

Nonostante il compito di cuoco, Pelo partecipa anche ad alcune azioni militari o di collegamento, incontrandosi anche sulle Carline coi partigiani della XXIIIa Brigata Boscaglia comandati da Paolo ( il dottor Giorgio Stoppa, comunista): è questa una missione in cui rappresentanti delle due Brigate, per motivi soprattutto ideologici e di responsabilità per il massacro subito dai partigiani al Frassine il 16 febbraio 1944, non trovano un accordo e si crea una frattura mai più risaldata tra le due formazioni.
Ed è anche l’ultima missione del suo compagno Enrico Filippi, pochissimi giorni prima del suo vigliacco assassinio.

In primavera, un rastrellamento nazifascista contro la sua formazione non va a frutto perchè Asdrubale e compagni riescono ad aprirsi un varco e lasciano nella rete solo … un prigioniero polacco collaborazionista dei tedeschi.

La sua formazione è anche autrice del fallito tentato rapimento del podestà Vecchioni, feroce proprietario terriero fascista responsabile di ripetute violenze fin dai primi atti squadristici.

Giugno è caratterizzato dalla tragedia dei minatori martiri di Niccioleta. E’ una squadra della formazione di Asdrubale Radi ad occupare il paesino minerario per motivi di rifornimento e sono la relativa facilità e il successo dell’azione a galvanizzare la popolazione. Un mordi e fuggi perchè a pochi chilometri, in Pian dei Mucini, c’è un grosso contingente tedesco.
Ma tanto basta perchè si issi una bandiera sul Dopolavoro fascista, si organizzino squadre di minatori armati che difendono la ”loro”miniera, il loro futuro pane dall’invasore tedesco e, purtroppo, si redigano fatali elenchi coi nomi e le turnazioni di guardia ai pozzi.
Il resto lo fanno le spie fasciste e la bestialità di nazisti e camicie nere complici che portano alla morte 83 minatori.
C’è rammarico ancora oggi, tra gli uomini della IIIa Brigata Camicia Rossa, per non aver potuto impedire manu militari questo scempio.

Alla fine della nostra intervista, con la torta di Luana

Di lì a poco Massa Marittima viene liberata, la IIIa Brigata e gli Americani sfilano per il paese.
Chirici e i suoi uomini evitano – con fermezza ed armi alla mano – la fucilazione immediata che gli Americani vogliono fare ai numerosi prigionieri tedeschi consegnati loro dalla Brigata.
E Asdrubale e altri partigiani si adoperano subito per evitare esecuzioni sommarie, sottraendo inizialmente dalla furia della popolazione e consegnando ai carabinieri un noto, violento, borioso fascista che pagherà anche per i suoi superiori sottrattisi alla giustizia con la fuga al Nord: con le ferite apertissime per le sevizie a Norma Parenti e gli omicidi dei contadini, per lo strazio del corpo di Otello Gattoli, per la vigliaccheria dell’ omicidio di Enrico Filippi, per i minatori fucilati e la disperazione che ogni guerra reca ai civili, la popolazione sfonda la porta della caserma e si fa giustizia da sola uccidendo la camicia nera soprannominata Tillone, cui non perdonano di aver messo sigarette in bocca ai partigiani uccisi o i suoi racconti (fatti veri o stupide, atroci sue vanterie) sui bambini yugoslavi tirati per aria e colpiti al volo dai fucili italiani …

C’è il disarmo della forza partigiana ma, come da ogni parte, non tutte le armi saranno riconsegnate.
Il futuro è ancora pieno di incognite per chi, oltre a voler liberare la propria terra da un esercito invasore, ha sognato un mondo ben diverso da quello che si va prospettando e le armi personali, sono in molti a pensarlo, è meglio custodirle.

 

Il partigiano con la sua signora Alba

Tra i suoi compagni di Formazione, Pelo ricorda Viazzo Zazzeri, come comandante di squadra, e suo fratello, Dino Cocolli, Libero Fedeli, Marco Checcucci, Beppe Martellini, i fratelli Giannoni, i fratelli Bolognini, i fratelli Donati, Mario e Rolando Bagnoli, Luigi TartagliAlfo Cerbai, Mauro Tanzini,Mario Calvani, Angelo Bicicchi, Guido Noci, Livio Radi, Corbolini, Costagli, Montomoli, Fiorini.

Tra i collaboratori, oltre ai numerosi e generosi contadini ( ”ma non tutti, eh… a qualcuno c’era da girargli alla larga…” ) e alle preziose staffette, a cominciare dall’instancabile Ugo Ugolini, Asdrubale ha viva memoria dell’opera prestata, tra gli altri, dai medici Dr. Cheli ( ” accorreva sempre … rimase affezionato a questi posti anche quando diventò un professore … ” ) e dai dr. Carnesecchi, il figlio in formazione Camicia Rossa, il padre che collaborava attivamente dall’ ospedale ( ” e quando c’era da nascondere … nascondevano … ” ).

Terminata l’esperienza partigiana, Asdrubale Radi aderisce subito e convintamente al Partito Comunista Italiano; dopo alcuni anni si sposa con la signora Alba Gentili, sorella del partigiano Dino.

 

( Scheda di A.Montalti sulla base della testimonianza orale rilasciatagli da Asdrubale Radi e da Alba Gentili il 13/04/2011 in Massa Marittima – Collaborazione all’intervista di Luana Tommi e Graziano Radi – Luana Tommi è anche autrice delle foto).