TAFI IVO

Nome: IVO

Cognome: TAFI

Nome di Battaglia:

Nato a: Follonica 

Il: 22/11/1924

Qualifica: Partigiano combattente

Formazione: Raggr. Monte Amiata – Gruppo Tirli dal 10 marzo al 22 giugno 1944.


Note:

Ivo Tafi visse quasi tutta la sua breve esistenza in una casa operaia delle fonderie follonichesi, insieme al padre, alla madre e ad una sorella, che oggi risiede a Piombino. Dopo aver frequentato le elementari, fece – come quasi tutti i suoi coetanei – vari lavori e mestieri, poi, alla fine del 1943, fu costretto a sfollare dalla guerra fascista, voluta da Mussolini per partecipare alla spartizione delle spoglie dei paesi vinti e risoltasi disastrosamente (già prima della caduta dell’uomo di Predappio il 25 luglio), in termini di sangue e sacrifici, per i soldati e per la popolazione civile italiana (oltre che per le popolazioni della Francia, della Grecia, della Iugoslavia, della Russia, ecc., aggredite dai nazifascisti).
Ma mentre – dopo i bombardamenti alleati, che avevano interessato appena le fonderie e l’abitato di Follonica, rovesciandosi invece sul lungomare – una parte dei follonichesi si rifugiò a Scarlino, in Pian d’Alma, a Gavorrano e a Pietra, altri trovarono asilo al Felciaione, a Poggio all’Olivo, a Rondelli, al Fico. Quanto a Ivo, egli si spostò, con la famiglia, in una zona di campagna, considerata più sicura del villaggio costiero e situata tra il Poggio della Pievaccia, il rilievo della Bezzuga e il suggestivo fosso del Morticino.
E in quella zona si collegò a un gruppo di partigiani, che operava nel bosco di Valle e che aveva nelle proprie file il livornese Bruno Borghesan (già militare sul fronte francese) e i follonichesi Enzo Casadio, Cesare Meini (al quale dobbiamo un’interessante testimonianza di vita) e Ivo Boscaglia, che oggi ha 89 anni e che ci piace salutare da qui con sincero affetto e riconoscenza.
Erano giovani che – come avevano fatto sia Ivo Boscaglia, militare l’8 settembre all’isola d’Elba, che Francesco Barcelli (il “popolare” Cecco), anch’egli soldato in quei giorni di tragedia – avevano respinto le lusinghe ingannatrici del neofascismo repubblichino di Salò e scelto di battersi per liberare l’Italia dagli occupanti hitleriani e dai loro complici e per far risorgere il paese dalle macerie provocate dalle guerre di Mussolini.
Ivo Tafi faceva – secondo alcune testimonianze – da tramite fra il nucleo partigiano di Valli e i soldati tedeschi che intendevano disertare dall’esercito del “Reich millenario” e cercavano rifugio e protezione nelle boscaglie del Cenerone, della Petraiola, delle Sedici, di Val Lombarda. E nel corso di una delle sue missioni venne sorpreso, insieme a un disertore polacco, sotto il poggio della Bezzuga e catturato dai soldati tedeschi. Tradotto in una casa colonica, lungo la strada della Pievaccia, vi passò – come ricorda Eliano Carapelli – una notte, sempre prigioniero e sorvegliato dai nazisti. Il giorno seguente venne portato via. L’ultima persona che lo vide vivo fu il follonichese Valentino Beneforti, figlio del vecchio comunista Plinio, il quale raccontava che Ivo si trovava in mezzo ad alcuni soldati tedeschi, che procedevano verso la Pievaccia, lungo la vecchia via dei Carbonai (e anche dell’allume).
Poi ogni traccia di lui si perse e i tentativi di ritrovarlo – dolorosamente attuati dai familiari dopo la liberazione e negli anni seguenti – furono vani e non portarono a nulla. Assassinato dai suoi carnefici, Ivo era stato di certo abbandonato in qualche parte della boscaglia.

Solo nel novembre 2008 il suo nome è aggiunto alla lapide che a Follonica ricorda i caduti nella Resistenza ( su iniziativa di www.radiomaremmarossa.it che ha ripreso una prima richiesta degli ex partigiani Ivo Boscaglia e Francesco Barcelli ).

( Scheda di F.Bucci e A.Montalti – 21/03/2009 )