PRIMO SIMI

Nome: Primo

Cognome: Simi

Nome di Battaglia:

Nato a: Monteroni d’ Arbia

Il: 06/02/1925

Qualifica: Partigiano combattente dal 01/03/1944 al 13/3/1944

Formazione: Distaccamento della Divisione d’assalto Garibaldi Spartaco Lavagnini

Contadino, del 31° Reggimento Carristi, residente ad Asciano

Biografia:
Di anni 19, contadino, celibe. Nato il 6 febbraio 1925 a Monteroni d’Arbia (Siena) e residente ad Asciano (Siena). Soldato del Deposito del 31º Reggimento Carristi, il 1º marzo 1944 decise di disertare. Unitosi a un distaccamento della Divisione d’Assalto Garibaldi “Spartaco Lavagnini”, fu catturato l’11 marzo 1944 in seguito ad un rastrellamento in località Monte Cuoio nel Comune di Monticiano, ad opera di agenti dell’Ufficio Politico della Federazione dei Fasci di Siena. Il rastrellamento fu compiuto in reazione ad un attentato ad un auto della GNR di Grosseto eseguito da un distaccamento della Brigata Garibaldi “Lavagnini”. Primo fu momentaneamente recluso nelle carceri del luogo insieme a Tommaso Masi, Renato Bindi, Adorno Borgianni, Leandro Muzzi, Mario Muzzi e Alberto Paolucci, anch’essi fermati nel corso della medesima operazione. Il 13 marzo, convocato il Tribunale Straordinario presso la Caserma di Santa Chiara, Primo fu accusato di essersi allontanato dal reparto e fu condannato a morte. La condanna fu eseguita lo stesso giorno alle ore 18, nella Caserma Lamarmora di Siena. Fu fucilato insieme a Renato Bindi, Tommaso Masi e Adorno Borgianni da un plotone di GNR. Nel corso del rastrellamento di Monte Cuoio erano stati catturati altri 11 partigiani, di cui 10 uccisi per rappresaglia a Scalvaia e uno morto a Siena per le ferite riportate durante lo scontro.
 
Causa della morte: Fucilazione
Modalità dell’esecuzione: Nella mattina del 13 marzo 1944, i diciannovenni Renato Bindi, Adorno Borgianni, Tommaso Masi, Leandro Muzzi, Mario Muzzi, Alberto Paolucci e Primo Simi furono processati per renitenza alla leva dal Tribunale militare straordinario di guerra. Leandro e Mario Muzzi e Alberto Paolucci furono condannati a 24 anni di reclusione, mentre gli altri quattro giovani alla pena capitale. Dopo la sentenza i condannati ricevettero i conforti religiosi e scrissero gli ultimi messaggi ai famigliari. Alle 17.30 Simi e Borgianni furono prelevati da un camioncino e condotti nel piazzale della caserma Lamarmora. Per 15 minuti i due giovani furono fatti sedere su una sedia, bendati e con le mani legate dietro la schiena. Dopodiché furono fucilati da un plotone di esecuzione fascista. Tolte le loro salme, fu la volta di Bindi e Masi. Bindi morì sul colpo mentre Masi subì una più lunga agonia. Rimasto gravemente ferito, ricevette altri cinque colpi dal capitano Gabriele Zoppis. Ciononostante continuò a vivere fino a quando non intervenne un milite della GNR che lo finì con due raffiche di mitra. 

La sua ultima lettera:
Siena 13 Marzo 1944

Cari genitori,
Vi faccio sapere queste notizie le quali ho avuto la confessione perché io sono condannato a morte spero in breve tempo di avere la grazia.
Ma sarà ben difficile state tranquilli non pensate a me se muoio la mia disgrazia è questa.
Ora vi saluto tutti in famiglia addio addio
P. Simi
Addio cari genitori
addio addio
addio babbino e mammina

(Autore della presentazione: Enrica Cavina – tratta da Ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza italiana (http://www.ultimelettere.it)