NORMA PARENTI

(1/6/1921 – 23/6/1944)- MEDAGLIA D’ORO AL VALOR MILITARE

Norma Parenti nasce  alle ore 19:00 del 1 giugno del 1921,al Podere Zuccantine di Sopra , nei pressi del Lago Boracifero, nel Comune di Monterotondo Marittimo. Il padre, Estewan, originario di Volterra,  inizia in questo territorio il mestiere di muratore, spostandosi nei vari centri abitati del circondario; è così che a Suvereto conosce Roma Camerini che sposerà nel 1904. La coppia si trasferisce prima a Monterotondo e poi definitivamente a Massa Marittima, in via Saffi, dove la moglie aprirà poi una trattoria che si chiamerà come lei : “Trattoria Roma”. I due hanno molti figli: Fedora, Aston, Ovidio, altri che moriranno in tenera età, l’ultima è proprio Norma, come detto nata nel 1921.

Il padre come risulta dal Casellario Politico Centrale è schedato come “socialista”dal 1905 al 1929, ma in casa si respira un’aria plurale, tanto che il fratello maggiore Aston inizia gli studi di seminarista, che poi abbandonerà, diventando in seguito un’attivista democristiano, mentre l’altro fratello Ovidio sarà sempre comunista come rivela il figlio Sergio. Norma quindi nasce in questo clima di sani principi, con una salda etica del lavoro, la circolazione delle idee e la fede cattolica non di facciata.

Il clima della trattoria favorirà senz’altro una grande apertura mentale, dovuta al continuo via vai di persone e di situazioni, alla frequentazione di antifascisti di vecchia data, massetani di salda fede mazziniana e libertaria che nonostante le sempre più pressanti restrizioni democratiche dovute al regime fascista, si riuniscono presso la trattoria. Norma è una bambina vivace, una monella che fa il “capobanda” fra i ragazzini di “Borgo”, ma cresce anche bellissima, intelligente, coraggiosa e altruista. Non sta mai con le mani in mano, è una sarta provetta ed insegna a molte ragazze “taglio e cucito”, è così che si fa ben volere e che si crea tante buone amicizie. Rappresenta anche il centro della sua grande famiglia, aiutando nei lavori del ristorante, ma anche badando ai nipotini  con pazienza e fantasia.
Frequenta la Chiesa, è un’attivista dell’Azione Cattolica e dalle ultime scoperte riportate nel libro: “Norma Parenti – testimonianze e memorie” [ di A.Cocolli, N.Pagni e A.Tiezzi, edizioni Effigi 2014 ], per alcuni mesi nel 1941 è stata presso l’Istituto Santa Regina di Siena fondato da Bianca Piccolomini Clementini nel 1900, come “probanda”, prendendosi cura di bambini abbandonati e giovani ragazze madri. Non continuerà la carriera religiosa per un problema di salute e, rimandata a casa per curarsi,  non ritornerà mai più, anche perché  conosce Mario Pratelli che diverrà suo marito il 31 marzo 1942.

Forse proprio l’incontro con Mario, è la chiave di volta della sua vita. Mario Pratelli,  toscano residente  ad Agordo, impiegato presso la Soc.  Montecatini, è un’altra anima inquieta e si trasferisce  per lavoro alla miniera di Niccioleta e, probabilmente proprio alla trattoria Roma, dove andava a mangiare , conosce Norma. Un colpo di fulmine che li unisce per sempre.

Richiamato Mario nell’esercito, i due devono spostarsi in tutta fretta ad Agordo. All’indomani dell’8 settembre  Mario Pratelli decise di diventare un “disertore”, di non seguire la folle impresa della Repubblica Sociale, di non ritornare a combattere ed insieme a Norma ritornare a Massa M.ma. Qui il 29 dicembre del 1943 Norma dà alla luce suo figlio, Alberto Mario.
E’ proprio in questo periodo così tragico per l’Italia e per il mondo intero che inizia l’attività di antifascista militante di Norma che si avvicina ad alcune donne più anziane di lei, antifasciste e fiancheggiatrici del C.L.N. locale:  Maria Doni, l’ostetrica del paese,  la commerciante Uliana Marliani  e Anita Salvadori che diverranno  poi dirigenti dell’UDI.
Norma già conosce da tempo alcuni ragazzi che diventeranno i primi partigiani della formazione della 3° Brigata Garibaldi – Camicia Rossa, o maturi antifascisti come Elvezio Cerboni, primo comandante della formazione, ed Otello Gattoli, perché da sempre avventori della Trattoria Roma.
Il lungo inverno del ’44 e la primavera vedono l’attività di Norma accrescere in maniera esponenziale: stampa nella soffitta di casa sua volantini sovversivi che trasporta nella carrozzina del figlio lasciandoli nelle case dei vicini per non far perdere la speranza di un domani senza più fascismo. Porta alla macchia disertori, sia italiani che stranieri che si affiancano alle varie formazioni partigiane. Insomma la caratteristica di Norma è quella di non guardare in faccia nessuno, di collaborare con tutti, indipendentemente dalle fedi politiche professate o dalle credenze religiose.
Ci sono varie testimonianze di partigiani sia della “Camicia Bianca” di Capanne Vecchie , sia della “Camicia Rossa” comandata dal Maggiore Mario Chirici che la tratteggiano come un’indispensabile componente delle formazioni, sia  per il suo lavoro instancabile di portare cibo e cure ai partigiani alla macchia, sia per la sua preziosa attività di porta massaggi ai carcerati nel carcere del Palazzo Pretorio di Massa Marittima.
Quando poi suo marito Mario che, da clandestino, trova spesso rifugio presso la formazione del Chirici, è costretto ad abbandonare definitivamente casa perché riconosciuto nella Piazza del paese, l’attività di Norma si fa quasi frenetica. Le viene sentito dire che adesso che non c’è suo marito è lei a doverne prendere il posto e che quindi avrebbe fatto qualsiasi cosa perché suo figlio potesse crescere in un mondo libero, profondamente diverso da quello in cui da vent’anni erano costretti a vivere.

Forse però la più eclatante delle azioni è proprio quella più tipicamente femminile, dare degna sepoltura ad un giovane partigiano ucciso dai fascisti. Siamo nel maggio  1944, il giovane Guido Radi di appena 19 anni, di Radicondoli , è ucciso insieme ad Alvaro Betti (ferito a morte, il partigiano Ciocco decederà di lì a poche ore ) mentre sta effettuando un sabotaggio alle linee telegrafiche. I fascisti lo portano a Massa Marittima fra canti e dileggi e lo abbandonano davanti al sagrato del Duomo, con l’ingiunzione per chiunque di  non toccare il cadavere né dargli  sepoltura.
L’unica che esce sulla piazza è Norma che, trovato un carretto e facendosi aiutare dalla Marliani e dalla Salvadori, compone la salma e la trasporta al cimitero

 

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Norma poi, in maniera avventurosa, riesce a raggiungere i genitori del ragazzo al podere Montemaggiore, vicino a Radicondoli, li conduce a Massa M.ma  per il riconoscimento del loro figlio, ospitandoli a casa sua.
Norma Parenti era già da tempo nel mirino dei fascisti locali del famigerato Nardulli: non la si era potuta toccare perché troppo popolare, amata dalla popolazione, ma il suo nome era nella lista dei più pericolosi antifascisti e se ne ricordano nella serata del 23 giugno 1944, a poche ore dall’entrata in Massa  Marittima delle truppe alleate.
E’ “ l’ora di Norma ”, giovane ragazza di 23 anni.
Alle 21 e 30, una ventina di militi italiani e tedeschi la prelevano brutalmente da casa, mentre lei è intenta a dar da mangiare al suo bambino. La madre Roma ed Olema, una ragazzina che lavora alla trattoria, sono trascinate  in strada, picchiate e dileggiate, poi i soldati lanciano delle bombe a mano nell’edificio che in parte crolla. I massetani nascosti nelle cantine, a causa dei bombardamenti, sentono le urla e le implorazioni delle donne. Il gruppo viene portato presso un abbeveratoio , all’uscita del paese, per la fucilazione, ma proprio in quel preciso momento il fuoco alleato scarica esattamente in quel punto un proiettile di cannone che uccide alcuni soldati e ferisce mamma Roma.
Norma allora viene trascinata in un luogo più appartato, un poderino denominato  Coste Botrelli, proprio sotto al paese.  Le sue ultime ore hanno come testimone involontario Giovanni Moschini, abitante in quel podere: è lui a raccontare le ultime parole di Norma implorante : “Capitano c’ho un bimbo al petto” ( c’erano militi italiani),  e ancora : “Moschini qui c’ammazzano”, dopo di che le viene sparato,  cade riversa sul pavimento ed il pover’uomo per salvarsi fa il morto. Norma spira di lì a poco.
Il referto medico stilato  dal dott. Cheli stabilisce che il corpo di Norma presenta ecchimosi in ogni parte del corpo, dovute ai calci dei moschetti, e che la morte fu provocata da  un proiettile “camiciato” sparato  da breve distanza, dall’altro verso il basso nel petto; infine viene rilevata una ferita da arma da taglio all’altezza del cuore.
La mattina dopo Norma è prelevata da alcune donne incaricate dal C.L.N. e portata in un fondo davanti alla trattoria, dove  tutta la popolazione le rende omaggio.
Nel pomeriggio gli alleati entrano in Massa e il giorno dopo viene celebrato il funerale con una grande dimostrazione di popolo. Il corteo funebre non finisce mai, vi partecipano anche le truppe Alleate.
Nell’ottobre del 1944 parte dalla sezione del Partito Comunista di Massa M.ma la richiesta a Scoccimarro, della Federazione Comunista di Roma , di assegnazione della medaglia d’oro al Valor Militare alla partigiana Norma Parenti, con una dettagliata presentazione di quelle che furono le  numerose ed eclatanti azioni effettuate dalla giovane.

 

 

Norma Parenti Pratelli è stata inserita come partigiana combattente, a tutti gli effetti nella 3° Brigata Garibaldi – Camicia Rossa, comandata dal Maggiore Mario Chirici, anche se la sua opera e le sue imprese partigiane non hanno guardato in faccia a nessuno e si sono rivolte a tutti coloro che avevano bisogno e che lottavano per la libertà.
E’ una delle 19 donne italiane insignite della Medaglia d’Oro al Valor  Militare. Purtroppo la sua figura di ragazza speciale, di antifascista militante, di coraggiosa partigiana, nel corso di tutti questi anni è entrata nel dimenticatoio come del resto la Resistenza e le azioni eccezionali compiute in quel periodo dai migliori giovani d’Italia.

    
La sua storia , come quella di tanti altri patrioti è diventata vuota retorica e celebrazione polverosa. Adesso, dopo settanta anni, con libri, film, opere teatrali si cerca di ridarle il giusto valore nella storia recente del nostro paese e si cerca anche di portare nuovi tasselli e curiosità su vicende che comunque non hanno avuto colpevoli riconosciuti e che invece meritano ancora ricerche e verità.

[ Scheda di Antonella Cocolli, coautrice del libro “Norma Parenti – testimonianze e memorie” di A.Cocolli, N.Pagni e A.Tiezzi, edizioni Effigi 2014,  per Radiomaremmarossa.it, 28 agosto 2014 ]