Mauro Capecchi “Andreoli” e “Faro”

   Mauro nasce ad Abbadia San Salvatore il 18 maggio del 1909, figlio di un barrocciaio e di professione, come tanti suoi compaesani, fa il minatore. Poco più che ventenne (1930) entra a far parte del Partito Comunista iniziando un’attività politica in tutta la zona amiatina che lo accompagnerà a lungo e che lo mette nel mirino dei fascisti locali. Infatti viene arrestato il 27 maggio 1935 con l’imputazione di aver cantato “ Bandiera Rossa ” e per questo condannato al confino per 2 anni nell’isola di Ventotene, misura detentiva dalla quale viene liberato solo l’11 di luglio del 1937.

Continua da questo momento il periodo di vigilanza dei fascisti, dell’interesse dei quali è oggetto anche suo fratello minore Rino [Abbadia S.S. 1.12.1917 – disperso in Russia nel Dicembre 1942, contadino schedato come comunista] ed entrambi sono sorvegliati speciali anche sotto le armi.

La caduta del regime lo vede subito entrare in azione con le forze della Resistenza col nome di copertura di “Andreoli” e, successivamente, col nome di battaglia di  “ Faro ”, come comandante del 7° Distaccamento “Ovidio Sabatini” della Brigata Spartaco Lavagnini, diretta da Fortunato AvanzatiViro ” e dedicata al sindacalista comunista ammazzato dai fascisti nel 1920 ad Abbadia San Salvatore .

Al comando di “ Faro ” vi sono inizialmente 70 partigiani che in seguito raddoppieranno il loro numero: suo vice è l’importante ed affidabile Enzo NizzaLa Pietra ” ( sarà lui a guidare l’occupazione della caserma della G.N.R. di Santa Fiora il 4 giugno 1944 ) mentre il ruolo di commissario politico è affidato a Sestilio Pedani Carbonaro” – “Kiro” di Rosia.

I collegamenti con “ il Comando ” della Spartaco Lavagnini da Bruno Scalacci (“ Paolo ”) ed Alvaro Sabatini (“ Marco ”), che avevano il compito di staffette.

Teatro delle sue azioni vittoriose sono i territori che conosce bene a ridosso delle pendici della montagna tra le provincie di Siena e di Grosseto: alla fine l’ Ovidio Sabatini sarà il Distaccamento a compiere il maggior numero di azioni militari di tutta la Brigata Spartaco Lavagnini e a liberare il 18.06.1944 il paese di Abbadia San Salvatore.

Nell’ immediato periodo dopo la liberazione della provincia, la federazione senese del PCI gli affida importanti incarichi per ricostruire ed incrementare le sezioni comuniste del versante senese dell’Amiata ma, inspiegabilmente e senza preavviso, nonostante buoni risultati conseguiti, lo sostituisce con un funzionario dall’ atteggiamento meno critico ed indipendente e meglio inserito nella struttura burocratica comunista.

Poi il Partito Comunista dette l’ordine di arruolarsi nel nuovo Esercito Italiano di Liberazione appena ricostituitosi e Mauro partì come volontario e come lui partirono circa 150 badenghi, diversi dei quali in solidarietà con la sua scelta [1].

Dopo l’attentato a Togliatti del luglio 1948, in seguito al quale in tutta Italia scoppiano tumulti, ad Abbadia i disordini costano 2 morti e Capecchi, nonostante la sua estraneità ai fatti perché era malato in casa, viene ugualmente incriminato per insurrezione armata contro i poteri dello Stato, reato che poteva prevedere anche l’ergastolo [2].

Si dà quindi alla latitanza fino al marzo 1950 allorché si costituisce e viene incarcerato per 6 mesi. Verrà poi assolto dalla Corte di Assise di Lucca per non aver commesso il fatto.

Molti anni dopo, Mauro decide di affidare le sue memorie ad un libro, Autobiografia di un operaio comunista (1913-1967). La Resistenza in provincia di Siena,  ampia testimonianza dei suoi percorsi partigiani e politici.

Il partigiano Faro ci ha lasciati il 16 giugno 2002, a Roma dove era stato costretto ad emigrare, ancora convinto delle sue idee comuniste. Non ha mai rimpianto nulla.

 

 

Note:

[1] I volontari badenghi saranno circa la metà del numero di tutti gli altri volontari senesi.

[2] In seguito a questi fatti, che avevano portato all’uccisione di 2 agenti, vi furono numerosi arresti indiscriminati. Capecchi ricorda nel suo libro come :“ D’altronde la polizia, allora era Ministro degli Interni Scelba, non era interessata ad arrestare solo i colpevoli, voleva anche dare una lezione all’intero movimento operaio. Al segretario del Partito Comunista di Abbadia, Carlo Contorni, perché non parlava, fu fatta persino una finta fucilazione … Gran parte degli arrestati si comportò in modo dignitoso e non si vendette con false  delazioni.” [ pag. 143 op. cit].

 

(Scheda di A.Montalti – Fonti: “Antifascisti nel Casellario Politico Centrale – Quaderni dell’ ANPPIA” – A.N.P.I. – Relazione Brigata S. Lavagnini – Op. cit. Autobiografia di un operaio comunista – Si ringrazia la famiglia Capecchi per la cortese collaborazione ).