Enrico Filippi

Partigiano combattente della IIIa Brigata Garibaldi “Camicia Rossa” poi “confluita” nel VII° Raggruppamento Monte Amiata.

Nato a Massa Marittima il 22 marzo 1911, morto nella stessa città mineraria il 19 marzo 1944 il giorno dopo essere stato ferito a morte da un colpo vigliaccamente sparatogli alle spalle da un giovane fascista durante un rastrellamento.

Di famiglia contadina ed avversa al regime fascista, Enrico comincia a lavorare molto giovane nella fabbrica di pipe e, in seguito, è assunto come minatore. Subisce nel corso degli anni ripetute provocazioni e varie aggressioni da parte di elementi fascisti locali che evidentemente mal sopportano l’ostinazione del suo non aderire al regime. Poco più che ventenne, si sposa con Avenia Mirolli (Massa Marittima, 1913) con la quale ha tre bambine.

Legato da profonda amicizia e da condivisione di ideali comunisti e di
intenti coi quasi coetanei Otello Gattoli e Elvezio Cerboni, coi quali condividerà anche la  dura sorte finale di restare vittima del nazifascismo, fa parte con loro, all’indomani dell’ 8 settembre, del primissimo nucleo partigiano della c.d. Banda del Massetano che si forma nelle macchie intorno a Massa Marittima, all’Uccelliera, alle Bruscoline, a Prata. Entra quindi, con molti  altri, nella IIIa Brigata GaribaldiCamicia Rossa“, il cui comando viene affidato al capitano repubblicano Mario Chirici.

Di Filippi, si ricorda un episodio che all’inizio di autunno lo vede sfuggire ad una prima cattura grazie all’inaspettata complicità di un graduato carabiniere evidentemente ostile al nazifascismo; episodio del quale è testimone la maggiore delle tre giovanissime figlie.

Recatosi di nascosto all’ ospedale di Massa Marittima per rendere l’ultima visita alla minore delle figlie ( la bambina, di circa 2 anni, era stata data per morente in seguito ad un incidente domestico effettivamente avvenuto ma al quale la bambina felicemente sopravvisse ), Filippi viene individuato da spie fasciste e conseguentemente bloccato presso la sua abitazione in Via Balilla da una pattuglia di una decina di soldati tedeschi e da un carabiniere (forse un maresciallo) che di nascosto ai nazisti si fa consegnare la pistola da Filippi occultandola all’interno della giacca della sua divisa.     A questo arresto riesce miracolosamente a sfuggire Otello Gattoli, anch’egli presente in paese, forse di scorta all’amico Enrico.

Il fatto di essere stato trovato disarmato [e forse, ancora, con l’intercessione del carabiniere] evidentemente spiazza e convince i tedeschi ad un momentaneo rilascio dopo l’interrogatorio, di cui Filippi approfitta per ritornare alla sua Formazione partigiana, proprio poco prima dell’ arrivo di una pattuglia repubblichina mandata dal famigerato tenente Nardulli a prelevarlo ancora.

I duri mesi passati a combattere alla macchia, inducono Enrico Filippi a cedere alla propria immensa voglia di rivedere la moglie e le tre giovanissime creature: organizza quindi un punto di incontro in un podere presso Prata e manda un’anziana contadina collaboratrice partigiana con un somaro a prendere la famiglia e portarla sul luogo convenuto.

Siamo al 18 marzo 1944. In seguito ad azioni partigiane, è appena iniziato un rastrellamento fascista che porta proprio in quel podere una pattuglia mista di carabinieri e militi repubblichini. Filippi viene fermato, si spaccia per carbonaio ma un giovane milite, suo compaesano, lo riconosce, quindi lo incoraggia ad andarsene per sottrarsi alla inevitabile cattura perché sulla sua testa pende una taglia: percorsi 30 metri, scatta la trappola e lo stesso milite vilmente lo centra con un colpo sparandogli alle spalle. Filippi ha un polmone trapassato dal proiettile che fuoriesce dal petto.

E’ ancora vivo quando un’ auto lo porta verso l’opedale di Massa Marittima: in località Pian dei Mucini avviene l’incontro con un ambulanza e il trasbordo del ferito.
E’ in questo preciso momento che il triste destino vuole che transitino la moglie e le figlie che si stanno recando all’ appuntamento nel luogo convenuto e che, dagli stivali, riconoscono che il moribondo  è il loro padre e marito, in quanto gli effetti delle ferite ne hanno trasfigurato il volto.

Filippi morirà all’ Ospedale dopo aver più volte fatto conoscere l’identità del suo assassino, un allora minorenne massetano il cui nome è confermato dalle successive testimonianze processuali della famiglia contadina abitante nel podere dove si è svolto il crudele episodio.
Altre testimonianze ricordano come una parente del fascista che lo assassinò, appresa la notizia, abbia offerto le tradizionali frittelle di S.Giuseppe nella centrale via Moncini in segno di aperta soddisfazione.

Il giorno dopo Enrico Filippi muore in ospedale.

 

I fascisti, baldanzosi, tentano di ostacolarne il funerale che invece riesce imponente. Incurante delle minacciose fucilate esplose in aria da militi repubblichini appostati sulla antica Torre del Candeliere, la folla accompagna l’ultimo viaggio del partigiano: numerosi sono i suoi compagni di lavoro, appena usciti di miniera con gli stessi abiti anneriti usati durante il proprio turno di lavoro.
Al ritorno dal corteo funebre, la famiglia viene fatta nuovamente oggetto dell’ ennesima vigliacca provocazione fascista: nuovi colpi di moschetto vengono esplosi, questa volta vicino ai piedi delle atterrite bambine …

Enrico Filippi è sepolto nel cimitero di Massa Marittima, non lontano dalla tomba di Norma Parenti.

Analogamente ai propri amici e compagni di fede politica, di azione partigiana e di sorte, Otello Gattoli (trucidato al Campo ai Bizzi di Frassine con altri 4 partigiani nel febbraio 1944) ed Elvezio Cerboni (fucilato dopo la cattura a Pisa nel giugno dello stesso anno), anche ad Enrico Filippi, pur con molto ritardo, il Comune di Massa Marittima ha dedicato un luogo pubblico [Largo Enrico Filippi, nella piazzetta dove Enrico ha passato parte della sua infanzia] a partire dall’ aprile del 2012.

RadioMaremmaRossa.it è fiera di aver contribuito con la propria azione a questo gesto di memoria riparatrice.

 

( Scheda tratta dalla testimonianza rilasciata dalla signora Floriana Filippi, figlia maggiore di Enrico, diretta testimone, la cui famiglia ringraziamo per la disponibilità dimostrata – Marzo 2011 per www.radiomaremmarossa.it ).