CERBONI ELVEZIO

Nome: Elvezio 

Cognome: Cerboni

Nome di Battaglia: Mario

Nato a: Massa marittima

Il: 18/04/1909

Qualifica: Partigiano combattente – Comandante di formazione – Medaglia d’argento al V.M.

Formazione: Banda del Massetano / 3a Brigata Garibaldi – 23a Brigata Garibaldi “Boscaglia”

Note:

Cresce in un ambiente familiare intensamente antifascista, col padre che da repubblicano in netto contrasto con i massoni, si avvicina ai comunisti esercitando una grande influenza su di lui. Al principio degli anni trenta frequenta gli altri giovani sovversivi Otello Gattoli e Enrico Filippi e con loro successivamente si incontra con alcuni “vecchi rivoluzionari” massetani come Gasperi, Corrivi e Quintavalle alla trattoria Pollazzi, vero e proprio “covo rosso” dove spesso i fascisti si recano a distribuire nerbate ed olio di ricino. Dal 1937 viene perseguitato ufficialmente dai fascisti massetani.

Nel settembre del ’43 Elvezio Cerboni ha il merito di fondare la prima formazione partigiana della zona che si insedia nelle località Uccelliera e Poggione e che arriverà a contare fino a 70 uomini; in seguito, in novembre e su decisione del CLN massetano dominato da repubblicani e demoscristiani “attendisti”, viene sostituito al comando della Banda del Massetano dal capitano Mario Chirici. La sostituzione piovuta dall’ alto non piace ad Elvezio ed i conseguenti attriti con il nuovo comandante lo portano a spostarsi verso le zone tra Siena e Volterra dove continua la lotta partigiana. Poi, recisi gli ultimi legami con la formazione Chirici dopo i fatti del massacro del Frassine, la Formazione Mario prende il nome di ”Otello Gattoli”, dal nome di uno dei partigiani colà caduti e suo amico personale.

Il 2 aprile 1944 Elvezio viene catturato a S. Dalmazio (Pomarance) in seguito a delazione (le date della cattura discordano, in alcuni documenti si trova il 3, in altri il 5). Viene trasferito al carcere S. Matteo di Pisa. Intorno al 15 maggio a Massa Marittima (cfr. documenti del Cln ) circola la voce che Elvezio verrà trasferito nella sua cittadina per essere fucilato sulla pubblica piazza.

Dal 19 giugno Pisa viene bombardata. I carcerati di S.Matteo iniziano una sommossa per non rimanere intrappolati sotto le macerie dei bombardamenti.
Il 21 giugno il federale di Pisa, Catarsi, consente l’uscita dei carcerati, ma Elvezio, mentre esce con gli altri, viene abusivamente sequestrato e fucilato dai tedeschi nei pressi della caserma della 90° Legione a 300 mt dal carcere.

Il tenente nazista presente alla fucilazione riferisce che Mario muore “alzando il braccio con il pugno chiuso” e gridando “viva Lenin“.

L’ordine di farlo fuori è dato dai fascisti suoi compaesani che stanno scappando al Nord (e che dal 9 giugno avevano trovato rifugio a Pisa), consapevoli delle doti politiche e militari del comandante Mario. La conferma la avrà Gilberto Cerboni, padre di Elvezio, incontrando il 3 settembre del 1945 ad Asti il mag. Giovanni Nardulli, repubblichino orbetellano, di stanza a Massa Marittima, processato e condannato a morte (morirà per fucilazione il giorno successivo).

Tra le azioni condotte nel primo periodo da Mario, figurano l’occupazione della caserma della DICAT di Massa Marittima; il disarmo della caserma dei carabinieri di Monterondo Marittimo; il disarmo di un pattuglione di 15 carabinieri fascisti sempre nei pressi di Monterotondo Marittimo.
Il 15 luglio del 1952 verrà assegnata a Elvezio Cerboni la Medaglia d’Argento al V.M. alla memoria.

 

[Scheda-sintesi tratta dalle ricerche di Fausto Bucci, Nadia Pagni, Aldo Montalti].