Morbello VERGARI

Scrittore popolare e poeta di Maremma

Nascita e infanzia

Morbello a Roselle, nel 1961

Morbello Vergari nasce il 28 Dicembre 1920 a Santa Caterina di Roccalbegna, da Candido Vergari  e da Giustina Baccetti.  La famiglia Vergari, nel 1923, si trasferisce a Baccinello, villaggio minerario dove il padre Candido va a fare il minatore; a Baccinello, Morbello frequenterà le prime tre classi della scuola elementare che rimarranno i suoi unici studi scolastici.
La sua vita di ragazzo spensierato durerà poco perché il padre, a causa della malaria,  sarà costretto a lasciare il lavoro della miniera  e Morbello, per aiutare la famiglia, andrà a lavorare come “garzone” al podere Laschi nella campagna di Roccalbegna. Nel 1932 la famiglia tornerà a riunirsi per andare a fare i contadini in un podere nel comune di Roccalbegna nei pressi di Cana.
Per un destino comune a molte famiglie della Maremma, anche i Vergari, saranno costretti negli anni a cambiare diversi poderi passando dal territorio di Roccalbegna alla bassa Maremma (a Magliano in Toscana  e infine a Roselle).

Militare e prigioniero dei tedeschi

Il 4 Gennaio 1941 Morbello parte militare; verrà arruolato in Cavalleria. Nel corso della seconda guerra mondiale sarà inviato sul fronte dell’Albania dove viene colpito dalla malaria.
In una intervista – chiacchierata realizzata nel gennaio 1988 a Roselle con l’amico Corrado Barontini, Morbello dichiarava che durante il militare: ” leggevo parecchio… tant’è vero si faceva delle discussioni con un certo Mariani… dell’Aquila. Era un Caporal Maggiore, studente universitario… lui mi diceva: ma perché non compri libri, ti dai da fa’, leggi… perlomeno avrai una grande soddisfazione… Infatti, anche in Albania, avevo comprato parecchi libri a Tirana, quando andavo lì… in città… Avevo comprato un monte di cose che poi nella prigionia mi restarono tutti lì ”.
Infatti proprio in Albania, dopo l’8 Settembre 1943, verrà fatto prigioniero dall’esercito tedesco e deportato in Cecoslovacchia, internato nel lager di Dalvitz presso Karlsbad e impiegato in lavori ferroviari.
Il 25 Giugno 1945 torna a casa dalla prigionia e raggiunge la famiglia riprendendo a collaborare nei lavori agricoli.

Il lavoro e l’attività di scrittore, gli Etruschi di Roselle

Gli anni del dopoguerra sono gli anni della sua formazione: inizia a comporre le prime poesie e, poiché suona la fisarmonica, lo troviamo spesso a suonare nelle “veglie” dei poderi e nelle feste da ballo.
Nel 1949 i Vergari si stabiliscono  al Podere Fagnina  nel comune di Magliano in Toscana.
Nel 1951 Morbello viene eletto consigliere comunale nelle liste del PCI a Magliano in Toscana. E’ in questo periodo che egli inizia la propria ricerca letteraria;  scrive il suo primo testo di “maggio” nel quale  inserisce (forse per primo) il tema della festa del lavoro. Partecipa ad incontri di poesia estemporanea  cantando con poeti improvvisatori quali Terzilio Bacchi, Mario Cipriani, i fratelli Benelli… tuttavia abbandonerà presto questo genere popolare per dedicarsi ad una poesia in versi liberi che lo vedranno, nel 1964, vincitore del primo premio “Città di Torino”. È da lì che inizia la sua attività di scrittore popolare.

Scrive di lui Antonello Ricci: “ Il suo multiforme estro, il suo modo “irriverente”di giocare col linguaggio, il suo gusto per le parodie, una creatività che sa ancorarsi alla tradizione popolare per reinventarla di continuo: tutto ciò fa di Morbello una bella figura d’intellettuale “orale”, di quelli che sanno interpretare “dal basso” il mondo e rimetterlo pel verso giusto”.[dal libro di M.Vergari “La mia ignoranza è veramente perfetta ”]

Dal 1955 la famiglia Vergari si era trasferita al Podere Mota, nell’area della Città Etrusca di Roselle. L’incontro di Morbello con la terra rosellana è determinante per la sua vita; i reperti etruschi e romani che affiorano dal terreno che lui stesso lavora lo appassionano allo studio dell’archeologia. Ha contatti con giornalisti, scrittori, musicisti che salgono agli imponenti ruderi della città; in questi anni conosce Carlo Cassola, Aldo Mazzolai, Giuseppe Guerrini, Fenenna Bartolommei, e altri esponenti della cultura grossetana. Frequentemente lavora alle campagne di scavo archeologico come operaio, svolge volontariamente il ruolo di guida per i visitatori, finché diviene il naturale ed ideale custode di Roselle, incarico che svolgerà per tutta la sua vita.

Nel 1962 avviene l’incontro con il professor Giovanni Guastavigna, insegnante di storia e filosofia al Liceo Classico Vittorio Alfieri di Torino, che risulterà determinante per la sua attività di scrittore perché tramite Guastavigna entrerà in contatto con la rivista torinese “Voci nuove” diretta da Piero Rachetto, nella quale verranno  pubblicati i suoi primi testi poetici, e proprio a Torino vincerà nel 1964 il primo premio letterario con il libro “Versacci e discorsucci”. Un altro incontro importante avverrà in quegli anni con l’editore Giovanni Tellini di Pistoia con cui  stabilisce un rapporto di amicizia e di collaborazione.

Ricerca e riscoperta delle tradizioni popolari

Durante uno spettacolo

Nel 1969 dall’editore del Pescatore di Chiaravalle di Torino viene pubblicata la seconda opera poetica di Morbello con il titolo: “ Poeta in Fiera – Versi con l’uncino ”.
Nei primi anni ’70, con l’amico Corrado Barontini, inizia una ricerca sulla tradizione canora maremmana recuperando testi e motivi popolari; da questa collaborazione nascerà il gruppo “Coro degli Etruschi” per la riproposta dei canti popolari della Maremma.
Nel 1975 uscirà il libro “Canti popolari in Maremma” (a cura di M Vergari e  C. Barontini,  con le trascrizioni musicali di Finisio Manfucci) questo volume verrà presentato a Grosseto nello stesso anno dalla cantante folk Caterina Bueno.

Nel 1977 vedrà la luce il suo libro di racconti “Maremmani Buggiaroni” pubblicato dall’editore pistoiese Giovanni Tellini.
Morbello alternerà la propria attività di scrittore, ricercatore, uomo pubblico mantenendo il legame con l’area degli scavi di Roselle dove ottiene una licenza commerciale per vendere i propri libri.

Partecipa a trasmissioni televisive, collabora con alcune testate di giornali, e soprattutto con il “Coro degli Etruschi” diffonde  quella parte di cultura tradizionale che gli sta a cuore.
Nel 1979, il Consiglio dei Ministri  (presieduto in quel periodo da Andreotti) gli assegna un premio in denaro per la sua  attività di scrittore e poeta.

L’ultimo periodo e l’ eredità intellettuale

Nell’estate del 1988 viene ricoverato all’Ospedale Civile di Grosseto, dove viene diagnosticata una malattia incurabile. Nonostante tutto inizia la stesura di un quaderno “Proverbi e cure selvatiche”, rimasto incompiuto (verrà pubblicato a cura di Corrado Barontini dopo la sua scomparsa).
Morbello termina in quell’anno la stesura della commedia: “Li sposi di San Bisognino” (che verrà pubblicata postuma). Rilascia un’intervista per la radio Svizzera, nella rubrica “Il canto della terra”, a cura di P.Bianchi.
Alla sette del mattino del 16 Gennaio 1989, Morbello si spegne nella sua casa di Roselle.

Di lui rimangono gli scritti, alcune registrazioni, l’Archivio Vergari tenuto dal fratello Giovanni (Nanni).
La sua filosofia di vita e il suo pensiero politico sono rintracciabili, prima di tutto, nella sua militanza nel Partito Comunista Italiano, ma soprattutto nei suoi scritti dove emerge un popolo di umili che si ribella e lotta contro le forme di potere e le avversità della vita.
Da Morbello viene raccontato il mondo dei contadini e degli operai del dopoguerra che nel loro linguaggio semplice sanno rispondere a tono conquistando con la parola la propria dignità.
Sono già presenti nella “Premessa” al suo libro di poesie i valori a cui Morbello intende riferirsi e difendere:

Non canto i cavalier, l’armi, gli onori,
 come un dì fece il grande Ludovico.
 Le guerre infami, i sanguinanti allori;
 di tutto questo non mi importa un fico.
 Ma i lavoranti, l’ape, i campi, i fiori;
 le cose grandi solamente, dico.

Dopo la sua scomparsa è cresciuto notevolmente l’interesse su questo autore popolare e sono stati realizzati due convegni di studio sulla figura e l’opera di Morbello; l’ultimo ha avuto luogo a Roselle  nel 2009 dove contemporaneamente è stata intitolata al suo nome la Scuola Elementare di Roselle.

Proponiamo alcuni Testi:

 

La morte del padrone (ripreso da “Versacci e discorsucci”)

Lorenzo –  un contadino
Che dicevi Rinaldo di bon’ora?

Rinaldo – un altro contadino
È crepato il padrone, non lo sai?

Lorenzo
Ma è morto proprio tutto sei sicuro?

Rinaldo
È stecchito, l’ho visto co’ mi occhi.

Lorenzo
Ma quella mano che rubbava sempre
mica si move più, l’hai vista bene?

Rinaldo
No, possi sta’ sicuro, da qui avanti
non farà più gli zeri a nostro danno.
La Signora vorrebbe che s’andasse
tutti i capocci insieme al funerale…

Lorenzo
Sicuro che ci andremo, ce ne fosse!
E bisogna sbrigassi a sotterrallo
che un c’abbia a ripensà, sai com’è Lui
che di parola non è stato mai.

Poi c’è il seguito della storia… perché forse per mandarlo più presto in paradiso la famiglia di questo ricco Barone fece venire un altro pretino, che arrivò tardi per via di un ponte di legno che nella notte la piena aveva portato via…  quando il Pretino arrivò l’altro pretacchione del paese cantava a gola piena le esequie. Tra i due ci fu un po’ di bisticcio… cantando in maniera religiosa:

Il Prete del Paese canta
Te sapevi che ‘l Barone ha i miliardi e invece di spicciatti hai fatto tardi  eh, eeeh
L’altro prete risponde
Ho fatto tardi a causa del ponte ma t’arraspetto quando more ‘l conte ah, aaah

Poi insieme
Cantamogli tanto e cantamogli per benino
che quest’altra volta tocchi al sor Cecchino,  inooooo…
cantamogli bene e famogli l’inchini
che l’eredi diano più quattrini…

Il prete del paese:
Ammeee…
L’altro pretino:
Anche ammeee…

 

Il comiziante bravo bravo  (ripreso da “La mia ignoranza è veramente perfetta”)

La piazza del paese si strinse intorno all’oratore, le case borghesucce sorrisero con le persiane aperte, le case popolane con gli occhietti grinsosi e sfiduciati si fecero più accosto stringendosi lo scialle di muschio verdolino.
Da i vicoletti a buco di formica era arrivata gente con l’odore di pane e di sudore.
Il comiziante, lustro come appena cromato, incominciò gli arpeggi in do maggiore:
– Nell’eclatante dissopimento illuminante vividamente l’oniristico sub inconscio popolare…

– Merda! che parolone! – disse Beppe – Questo ci ha un par di palle come un toro! Questo ha le palle del predicatore!

Poi Beppe da quanto ci capiva e dal gran gusto che provava serrò pian piano l’occhi, la spalancò la bocca e si messe a ronfà come un micione. Altri Beppi e non Beppi, a uno a uno imitonno il primo.

Continua il comiziante bravo bravo: – L’eccelsamente sublimante face della libertà che nutre tante tede che sono pane e alimento della democrazia e della speranza… –

Teresa chiese a Caterina: – O Cate’, e che sarebbero le tede? –
– Mma, – rispose Tere’ – ha parlato di pane e di alimento; deveno esse ’na specie di schiaccette o di frittelle e questo comiziante ne deve mangià tante, vedi che pelo lustro si ritrova? –

Aristodemo ch’era tutto orecchi sperando d’arriva’ a capì qualcosa prima che l’oratore la smettesse disse a le donne in tono forte-piano: – State zitte mambrucche sennò nun si capisce un par di zeri. –

Comunque quel comizio non fu lungo; quando staccò la spina l’oratore un po’ d’ascoltatori erano sempre svegli.
Dalle mani leggere del curato partì un applausetto trasparente, allora i paesani incomincionno a sbatacchià le su’ manone. Anche l’addormentati sentinno ch’era l’ora di svegliassi e di batte le mani; venne fori un applauso scompisciato.
Meco nun si svegliò e sognando lo fece un risolino: gli pareva che quei chiocchi de le mani fossero stati grossi scularcioni dati nel muso a un burocraticotto che Meco conosceva troppo bene.
Appena fu finito quello sbatacchiamento de le mani il demograticante comiziante invitò gli scoltanti a da’ un loro giudizio il più sereno.
Ci fu borbottamento tra la gente pe’ sceglie chi sarebbe stato adatto a rappresentà tutti; fu scelto Gigi nero perch’era ’l più educato e ’l più struito e Gigi nero prese la parola dicendo: – Innanzi tutto voglio ringraziare i paesani mii che hanno scelto me perché co’ ’na persona come Lei si devere parlare benere, in modo educatero senza dire né cazzatere né volgarezzere, però i paesani del paese volevano fare notare a Lei gentilmente che di tutto quel che ha dettero non si è capitero ’na bella segara. –

Il comiziante bravo contrariato disse: – Se proprio non capite io vi posso parlare “ad usum populi”. –
– Lasci perde ’l francese e lo strogòto – rispose Gigi in lingua popolare – qui pe’ parla’ con noi nun ci vole la bocca tanto bella. Comunque, sia come si sia, noi nun volemo digli parolacce strafottenti ma gli si vole di’ soltanto, molto garbatamente che vada a pigliasselo nel culo. –

Poi, a un turbamento brusco dell’oratore bravo aggiunse Gigi nero rispettoso: – Be, nun c’è bisogno che ci vada di corsa. Ci vada pure piano, dolcemente. –

 

Il prete la vecchietta e le elezioni (ripreso da “Versacci e discorsucci”)

Il prete
Oh, guarda chi  si vede: la Tonina!
Che meraviglia, o da dove vieni?

La Tonina
So’ stata a trova’ la mi’ sorella.

Il prete
Vieni, sarai un po’ stanca, vieni in casa,
ti prenderai un caffè. Vieni Tonina.

La Tonina
Ma grazie, reverendo, ‘un si disturbi.

Il prete
Ma no, niente disturbo. Vieni, vieni.
Fai un buon caffè, Carola, a la Tonina.

Carola (la serva)
Subito, reverendo; c’è già pronto.

Il prete
Vieni prendi il caffè, siedi un pochino.
È abbastanza dolce?

La Tonina
Si si, è proprio bono, reverendo.

Il prete
Tonina, credo certo lo saprai
che presto ci saranno le elezioni.

La Tonina
Si si, grazie lo so, me l’hanno detto.

Il prete
Dunque dobbiamo dare il nostro voto,
non solo come bravi cittadini,
ma come buon cristiani.
E oggigiorno c’è da stare attenti,
in questo mondo pieno di imbroglioni
e di gente perversa, cara mia,
che sono contro a gli uomini e al Signore.

La Tonina
Già, quasi come dice il mi’ cognato:
guardiamo bene di non dare il voto
a questi imbroglionacci, sfruttatori
di noi che si lavora come ciuchi.

Il prete
Senti: che tipo è il tuo cognato?

La Tonina
È ‘na persona onesta, crede in Dio
e gli vogliono tutti quanti bene.

Il prete
Ma  sarà meglio, Tonia, ch’io ti insegni
come si fa a votare.
Ho qui appositamente il materiale.

La Tonina
Ma no, non c’è bisogno, reverendo.
M’ha insegnato perbene il mi’ cognato
e ora è tardi, bisogna che vada
a preparar la cena al mi’ vecchietto,
per quando torna stanco dal lavoro.
Per me, stia pur sicuro, non mi sbaglio.

Il prete
Va bene, arrivederci e stai attenta
di far bene la croce…

La Tonina
In quel quadrato lì, dove si trova
quella falcetta con quel martellino.
Arrivederci e grazie reverendo.
Roselle, 1962

Il proprietario terriero e le formiche (ripreso da “Versacci e Discorsucci”)

Un giorno un signorotto ben pasciuto,
si messe a passeggia’ pe’ la campagna,
quando ad un tratto col suo piede greve
andò a fermassi lì sopra la casa
di un branco di formiche indaffarate
con chicchi di frumento pel raccolto.
– Maledizione – disse la più anziana
– alza le cialde   e scansati, buzzone!
nun veni’ a rompe’ l’anima
a la povera gente che lavora.-
E l’altre di rincalzo:
– Guarda ‘sto mangia a uffo,
più inutile d’un secchio senza fondo! –

Quello guardò per terra
poi disse co’ la faccia un po’ schifata:
– Brutti insettacci neri!
Voi mi rubate il grano dal mi’ campo!
Bestiacce ladre, questa è roba mia. –

– Sentilo, l’affamato, poverino!…-
rispose una co’ le zampe ai fianchi
– Sentite il gran padrone d’ogni cosa!
O che la terra dove cresce ‘l grano
l’abbia creata lui co’ le su’ mani?…
ma va’ a soffiatti ‘l naso co’ l’ortica,
se nun hai da fa’ altro, va’, cammina.
Non conosci la legge di natura,
che a tutti dà diritto all’esistenza?
Te perché mangi il pane sfaticato…
perché ci sono i fessi
pronti a suda’ per te tutta la vita
e a riempitti sempre i magazzini…
Noi si lavora tanto, ma per noi
e del nostro raccolto ‘un pigli gnente,
nemmeno se ti piglia un colpo e mezzo.
Bisognerebbe che anche i tu’ mezzadri,
prendessero l’esempio da noialtri.-

Il signorotto rigirando indietro:
– Va bene, fate un po’ come vi pare,
però non dite niente ai contadini.-

E infine questo vero e proprio ”Foglio Volante”, composto da Morbello e da lui distribuito, nel 1975 e nel 1976, in occasioni pubbliche a sostegno delle  campagne elettorali del P.C.I.

ORAZIONE
(da recitare prima di andare alle urne)

Dio ci liberi e scampi
da’ toni e da’ lampi,
dal peggio male che ci sia
la Socialdemograzia;
da’ morsi del serpente coll’occhiali,
da’ baci de’ cinghiali,
da’ Missini e Liberali,
da’ morsi delle vespe e de’ tafani,
da Rumor e da Fanfani.

Anche pe’ Repubblicani
spenderemo tre parole,
tre parole sole sole
sussurrate piano piano
una ogni repubblicano;
l’edera ch’è sincera
dove s’attacca more
s’attaccò alla D.C. tenacemente.
E infatti sta morendo lentamente.

Io che so’ un lavoratore
se votassi per errore
la Demograzia Cristiana
voterei per chi ha la grana.

Per salvacci da tanti malanni,
da’ la fame, da’ tiranni,
da’ padroni, da gli inganni,
da’ la Socialdemograzia
ch’è figliaccia della C.I.A.,
da’ la D.C. ch’è la su’ zia
e la Monarchia l’altra zia.
Vota Comunista e così sia.

 

Bibliografia

– Versacci e discorsucci,  ed. Voci Nuove, Torino 1964
– Versacci e discorsucci,  ed.  Tellini (PT), 1972 e successive edizioni (5° edizione ,1979)
– Poeta in fiera, ed. del Pescatore di Chiaravalle, Torino 1969
– Roselle, profilo di una città etrusca, (coll. V. Melani) ed. Tellini (PT), 1974 (con varie altre edizioni) esiste una edizione in lingua tedesca
– Canti popolari in Maremma, (coll. C. Barontini, F. Manfucci) ed il paese reale, Grosseto, 1975 (2° ed. 1978)
– Maremmani Buggiaroni, ed Tellini (PT), 1977 (2° ed. 1990)
– Maremma com’era, (coll. R. Vatti), ed. Tellini (PT), 1978 (2° ed. 1986) ristampa 3° edizione ed. Laurum, Pitigliano, 1998
– 9 canti popolari nel repertorio del Coro degli Etruschi, (coll. C. Barontini, F. Manfucci) Comune di Grosseto, 1982
– Maremma a tavola (coll. C. Barontini) ed. Tellini (PT), 1984
– Maremma a tavola – [edizione rinnovata] (C. Barontini, M. Innocenti, M Vergari) ed. Laurum, Pitigliano, 2004; di questo libro esiste una traduzione in lingua tedesca: “Die Maremma bittet zu tisch”
– “Grosseto e la sua provincia” in “Itinerari Toscani” (a cura di V. Cecconi) ed Tellini (PT), 1978
– Quaderni di appunti – Oggetti, tecniche e cultura materiale (a cura di P. Cardini, ed Comune di Grosseto, 1990
– Cure Selvatiche e detti popolari a la rinfusa (a cura di C. Barontini) ed. Archivio F.lli Vergari, Grosseto, 1990, seconda ed. 1999
– Pizzi pazzi e mal’avvezzi – due commedie inedite (a cura di P. Pannozzo) ed Arci Grosseto, 1995
– Libri sotto le stelle – Morbello Vergari scrittore e poeta (opuscolo) Comune di Grosseto, 1999
– Materiali Musicali di Morbello Vergari (a cura di C. Barontini) ed Coro degli Etruschi1999 (fuori commercio)
– La  mia ignoranza è veramente perfetta, ( a cura di C. Barontini) ed. Stampa Alternativa, Roma, 2004
– Morbello Vergari – scrittore e poeta di Maremma (a cura di C. Barontini, A. Giustarini, N. Vergari) ed Effigi, Arcidosso, 2006
– “Versacci e discorsucci”  (a cura di C. Barontini e N. Vergari), Ed. Effigi, Arcidosso, 2011

Morbello Vergari ha collaborato a vari giornali e riviste fra cui si ricordano: L’Unità, Il Nuovo Corriere, La Nazione, Il Paese, Bollettino Società Storica  Maremmana, La Gazzetta della Maremma.
Ha partecipato a trasmissioni televisive e radiofoniche fra cui:
– 1977 RAI1 “Dalle parti nostre” Trasmissione a cura di Leoncarlo Settimelli
– 1980 RAI2 partecipazione al Film “I Butteri” di Alfredo Franco
– 1983 RAI1 partecipazione alla trasmissione “Meridiana blu domenica”
– 1985 RAI3 partecipazione  alla trasmissione “Luoghi Etruschi in Toscana – Roselle” a cura di Silvio Bernardini
– 1988 : intervista per la Radio Svizzera – Rubrica “Il canto della terra” a cura di Paolo Bianchi

La sua voce, le sue canzoni ed il suono della fisarmonica  sono incisi in:
– “Veglia in casa Vergari” in “Toscana 1 – Grosseto, Siena” Disco polivinile 33 giri ed. Fonit Cetra, 1980
– “Festa di Maggio” Coro degli Etruschi, ed. Tellini (PT), 1986
– “Canti e suoni della tradizione” nella audiocassetta ed. Toscanafolk, Firenze 1999
– “Caterina Bueno – Coro degli Etruschi dal vivo Firenze 1975”, ed. Pegasus, Firenze, 2007
– “Nacchere toscane – Tuscan castanets” ed. Pegasus, Firenze, 2007
– “La maremma inCanta” Coro degli Etrsuschi,  ed. Pegasus, Firenze, 2003 (altre edizioni successive)
– “In Maremma” Coro degli Etrsuschi, ed. Pegasus, Firenze, 2011

L’Archivio
I materiali d’Archivio lasciati da Morbello Vergari,(manoscritti, giornali, libri,  foto ecc) sono conservati dal fratello Giovanni Battista (Nanni) Vergari, mentre un piccolo nucleo di materiali audio/video, qualche manoscritto/dattiloscritto e immagini fotografiche si trovano presso Corrado Barontini; due quaderni manoscritti di appunti su oggetti e cultura materiale, pubblicati a cura di Paolo Nardini, sono conservati fra i documenti dell’Archivio delle tradizioni popolari della Maremma grossetana – Biblioteca comunale “Chelliana”. Dalla scomparsa di Morbello Vergari, il fondo viene incrementato dal fratello Nanni.

Sono presenti  su internet alcune schede che riguardano questo autore
Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche della Toscana
Wikipedia, l’enciclopedia libera
www.corodeglietruschi.it

 

[ Scheda di Corrado Barontini ]