Federico Barontini

“…le tirava fuori belle, si rimaneva tutti incantati…”

Federico Barontini, un poeta estemporaneo
di Fausto Bucci e Manlio Gragnani

Barontini – diceva Ottavio Lenzerini (1) , che l’aveva avuto tante volte protagonista dei pomeriggi di poesia nel suo emporio di Santa Rosa, a Scarlino Scalo – era un poeta di spolvero”, cioè di quelli bravi. (2)
Dario Simonatti, che ha vissuto molti anni a porta con lui, rammenta: “Quando parlava incantava la gente…” (3)
I giudizi sul livello canoro o sul talento di Barontini non sono unanimi, ma tutti indistintamente ne elogiano le capacità di improvvisare e soprattutto di argomentare.
Ma chi era quest’uomo, le cui ottave sono andate – per quello che sappiamo – interamente disperse e perdute?
Era nato, dicono, al “fitto” di Bolgheri, il 2 febbraio 1896, mezzo secolo dopo che il babbo di Giosué Carducci aveva guidato contro gli agrari della località costiera i moti sociali, di cui è traccia in un raro e originale libro dell’Andriani (4). Nessuno sa quando sia sceso nella Val di Pecora. Qualcuno ritiene che per un certo periodo sia vissuto alla Cura, altri che abbia dimorato a Valpiana, prima di stabilirsi a Follonica. In ogni modo chi l’ha conosciuto riferisce che era sposato, ma che non aveva figli, e che era uomo di sinistra (“un grande socialista o comunista, come la maggioranza, qui, nella zona”). Che cosa facesse per vivere è presto detto: tutti i lavori di fatica, che gli capitavano. Era, insomma, un operaio generico ed anche un bracciante agricolo.
Un “testimone” ha raccontato, per sottolineare la sua abilità nei lavori di campagna, che una volta, in Valle Onesta, sopra Follonica, al principio degli anni Cinquanta, quando era già “anziano”, Barontini aveva dissodato, procedendo lentamente ma con perizia, un’estensione di terreno molto più grande di quella zappata da lui, che era, in quei giorni, un giovane molto robusto, aitante e sicuro del fatto suo.
Una quindicina d’anni prima Federico era stato della “famosa” partita dei loppi, cioè aveva sudato, con il piccone, il badile e il vaglio, insieme alla Garibalda (5), a Maria Ciucci (6) , a Cecco Barcelli (7), a Mario Maccianti (8), a Sirio Butelli (9), a Egidio Frosi (10) , a Umberto Premoli (11) e ad altri manifattori (12) , alla “cava” dei poggi Butelli, alle dipendenze dell’ebreo Mario Rebua e dell’ing. Domenico Collavoli (13), nel grande recupero delle “schiume ferrifere” di età romana.
Virgilio Fortunati conserva vivida nella memoria l’immagine di Barontini, impegnato alla stazione di Follonica a caricare, servendosi di un forcone, le loppe su un vagone, insieme ai fratelli Carmignani e ad altri operai” (14). Angioletto Gaggioli, che condivise con il poeta l’esperienza dei poggi Butelli, rammenta una strofa, che Barontini improvvisò una mattina per una ragazzetta, che portava sulle spalle le “coffette” traboccanti di scorie, e lo descrive come un uomo alto, magro, gioviale, “più anziano di me”, che “ci aveva sempre le battute pronte” (15).
E l’unica foto da noi rintracciata ci restituisce il volto simpatico di Federico, una faccia aperta, l’aria un po’ ironica, intelligente.

Barontini era portato alla didattica, amava i bambini e gli piaceva stare in mezzo alla gente. Dario ricorda che, in via Cavour, partecipava alle veglie estive, insieme al Petrai, al Donati, a Ciro Panichi, a Balante, e che “a noi ragazzetti ci insegnava a giocare” (16).
La fama di poeta a braccio Federico se l’era meritatamente guadagnata, partecipando, con Arturo Bernardeschi (17) detto “Il Mondiale” (18) , Nello Benedetti (19), Quinto Rapezzi (20) , Osvaldo Modesti, Bandino Bandini, Luigi Paoli (“il re di Baviera”), Francesco Fortunati (21)  e altri, alle iniziative canore nelle campagne della val di Pecora e a Follonica ( da Luigi e Olesia Costagli ) (22)  e ai pomeriggi musicali, che avevano luogo a Scarlino, da Ottavio Lenzerini.
Frequentava – ricorda Vasco Sacchetti – Mondiale,  cantavano insieme, andavano a fare il maggio qui e nei poderi, era un uomo alto come me e  come te, direi abbastanza magro, solido, abituato a lavorare…” (23).

Dopo il 1945 abitavo a Scarlino Scalo, dove mi ero trasferito da Montioni, – dice Virgilio Fortunati – e andavo da Ottavio ad ascoltare i bernescanti. Sì, il locale si riempiva di gente quando venivano loro, anche perché Ottavio pubblicizzava le iniziative… Chi erano? Mondiale, Barontini, Benedetti, Bandini… A Follonica cantavano ogni tanto in alcuni ritrovi, al centro del paese…” (24).
Erino Cantini, internato in Germania per aver detto no al fascismo, ci ha raccontato: “Oh, [era un uomo] suppergiù come me, poco più grosso…, bravo era, sapeva cantà, eh, era un bernescante, il maggio poi… Oh, era una brava persona, poi lo invitavano con altri poeti maggiormente alla stazione di Scarlino… dal poro Ottavio…” (25).
Francesco Lenzerini ha tratteggiato così i pomeriggi di poesia organizzati dal babbo: “[I poeti] si radunavano a un tavolo, non so con precisione l’ordine come era, fatto sta che uno di questi cominciava a cantare di poesia, quelli che erano accanto rispondevano a turno, e passavano le ore… in questo modo qui, tra un bicchiere di vino e l’altro… Sì, è durata diversi anni…”
E Giuseppe Lenzerini ha descritto quegli appuntamenti con le seguenti parole: “Nella nostra bottega babbo organizzava spesso i famosi pomeriggi di poesia… Venivano nell’esercizio i poeti a braccio di Scarlino, di Follonica, di Massa Marittima, di Gavorrano e anche della Venturina. Si piazzavano a un tavolo. Di Follonica c’era il marmista, il Mondiale, che aveva una bella voce, di Scarlino Nello Benedetti, il Pimpinelli, fratello di Orus (Arbos?), Quinto Rapezzi e qualche altro. La gente si raccoglieva intorno a loro, che dopo un po’, tra un bicchiere e l’altro, cominciavano a cantare, beccandosi vicendevolmente, insomma facevano dei contrasti…, delle improvvisazioni, erano molto bravi”.

Il primo maggio (giornata di speranza ed emancipazione per il mondo del lavoro e le classi subalterne, soppressa dallo schiavismo fascista e riconquistata dopo vent’anni) era un altro appuntamento molto importante e significativo per Barontini e per gli altri bernescanti.
Liliana Bucci racconta che la mattina della festa dei lavoratori i poeti si radunavano nella casa del Mondiale (e di sua moglie Luisa Vanni) in via Foscolo: “Venivano… infiocchettati, ci avevano dei cappelli di paglia,… mi ricordo che cantavano il maggio, mi ricordo questi canti corali, e poi passavano, uscivano di lì, il ritrovo era probabilmente lì nella casa dove c’era il cantiere dei marmi e poi partivano, non so che giro facevano, se giravano per Follonica…, sì, io mi ricordo questi cappelli di paglia e questi fiocchi un po’ di rosso e delle camicie a quadri, vistose, dei gilè” (26).
E Francesco Lenzerini: “Se li calcavano, venivano anche da me, a Scarlino Scalo, avevano i nastri rossi che calavano dal cappello, ci avevano anche il sottogola, dei fazzoletti rossi…” (27).
Un altro “testimone” provava invece una certa inquietudine: “…mi incuriosivano, però… mi sembravano persone particolari, un po’ strane, per cui mi facevano anche paura, devo dire la verità, vederli lì, perché Mondiale, sai, si conosceva, questi no, e all’improvviso apparivano… e poi c’era questa stranezza, entravano vestiti in un modo, uscivano in un altro, sì, perché si cambiavano lì dentro…”

Ma cosa portavano i bernescanti?
Uno – ci ha detto Francesco Lenzerini – ci aveva il corbello, era il corbellaio, e poi andavano in campagna a Scarlino, quando arrivava il primo maggio, erano notissimi, erano cinque, sei, sette, secondo, e qualcuno cantava di poesia,… e poi i contadini gli davano chi il formaggio, chi le uove, chi qualche pollo, secondo… e poi spesso succedeva che qualche taccagno non gli dava nulla e allora una volta un poeta di questi qui si rivolse al contadino e gli disse: “Che t’entrasse la gorpe”, non la volpe, “la gorpe nel pollaio”, per dire che gli mangiasse tutte le galline perché non aveva dato niente” (28).

Barontini è morto a Follonica il 9 gennaio 1967. Oggi riposa in un’ala del vecchio cimitero.
Note:
1 – Ottavio Lenzerini era nato a Scarlino il 27 aprile 1905. E’ morto a Follonica il 14 dicembre 2001, dopo aver gestito per più di 40 anni l’emporio che sua madre Rosa aveva aperto a Scarlino Scalo nel secondo decennio del Novecento (Bucci, Fausto. Bugiani, Rodolfo. Fra palii alla lunga e palii alla tonda. Le feste a Follonica dal 1832 al 1947, con la collaborazione di Claudio Carboncini e Rossano Quiriconi, Follonica: La poligrafica, 1995; Piccolo omaggio a Ottavio Lenzerini per il suo novantaquattresimo compleanno, Follonica: La risveglia, 1999).
2 – Lenzerini, Ottavio. Test., Follonica, 6 ott. 1992, AB, M4, 1.
3 – Simonatti, Dario.Test., Follonica, 10 mar. 2009, AB, M11, 21.
4 – Andriani, Giuseppe. Socialismo e comunismo in Toscana fra il 1846 e il 1849, Roma, 1921.
5 – Su Maria Musolesi (“La Garibalda”) si vedano le testimonianze di Virgilio Fortunati e della nipote Antonietta Roma, oltre a a un racconto inedito di Giuseppe Pieraccini
6 – La giovane Maria Ciucci morì il 18 settembre 1939 nella “cava”, insieme a Giovanni Zanaboni, in seguito a una frana dei loppi da una parete a “sgrotto”, in cui rimase ferita anche Elisa Lussu .
7 – Barcelli, Francesco. Test., Follonica, 13 nov. 1984, AB, M1, 53.
8 – Maccianti, Francesco. Test., Follonica, 2008, AB; Maccianti, Francesco e Irma. Babbo Mario Maccianti, «Il golfo», n.2, dic. 2008, p.20.
9 – Butelli, Sirio. Test., Follonica, 15 lug.  1989, in: Baiocco, Gianni.  Bucci, Fausto. Ferretti, Luca. Geri, Nello. Magagnini, Rino. Verdini, Luca. Metallurgia antica e medievale nel golfo di Follonica, Follonica: Comitato pro ex Ilva, Follonica, 1990, p.142-143; De Cian, Silvio. Test., Follonica, 15 feb. 1979, ivi, p.143-144; Berti, Alfio. Test., Follonica, 14 dic. 1978,  AB, A100-A101 
10 – Frosi, Egidio. Test., Scarlino, 20 mag. 1998, AB, M7, 34; Ciucci, Giuseppe. Test., Follonica, 24 apr. 1999,AB, M7, 29; Idem. Test., Follonica, 5 mag. 1999,  AB, M.7, 37.1
11 –  Premoli, Isotta. Test., Puntone, 18 mar. 2009, AB.
12 – Si trattava di un lavoro molto faticoso, condotto in condizioni difficili, come documentano, oltre a varie testimonianze orali, varie fotografie, fra cui quella – molto bella – che di recente ci è stata fornita da Francesco Maccianti, dove si vedono  sei ragazzette (alcune quasi bambine)  sopra un cumulo di scorie, in una delle rare pause della giornata.
13 – Sull’ing. Domenico Collavoli si legga la testimonianza dell’anarchico e volontario antifascista di Spagna Egidio Fossi, raccolta a Piombino, el 1966 e conservata nell’Archivio Bucci (AB).
14 – Fortunati, Virgilio. Test., Puntone, 18 mar. 2009, AB.
15 – Gaggioli, Angioletto, Test., Scarlino, 18 feb. 2009, AB, M11, 20.
16 – Simonatti, Dario.Test., Follonica, 10 mar. 2009, AB, M11, 21.
17 – Dopo averlo visto esibirsi nel teatro di Follonica, alla vigilia della seconda guerra mondiale, il tenore livornese Galliano Masini propose ad Arturo Bernardeschi  di aiutarlo a valorizzare maggiormente le sue notevoli doti canore naturali.
18 – “Il mi’ marito ha sempre cantato, ha avuto tre premi: uno di canto, uno di ballo, uno di bicicletta” . “Lui per dì la verità non le ha mai scritte le cose di bernesco”, lo invitavano “agli sposalizi, ai battesimmi, alle comunioni, da tutte le parti…”(Vanni, Luisa, Test., Follonica, 10 feb. 1998, AB, M7, 30).
19 – “Benedetti, ad esempio, faceva l’operaio per la Montecatini, qualche volta capitava in bottega durante la settimana a mangiare. Scriveva anche delle belle poesie, molto spiritose ed efficaci, mio padre ne conservava qualcuna…” (Lenzerini, Giuseppe. Test., Ferrara, 8 mar. 2009). “Benedetti era un’enciclopedia viaggiante” (Fortunati, Virgilio. Test., Puntone, 18 mar. 2009, AB). “Benedetti Nello era il poera vero…, lavorava alla Montecatini, era uno scrupoloso al massimo…” era “una persona piuttosto robusta, sarà stato alto un metro e 70…” (Lenzerini, Francesco. Test., Follonica, 8 mar. 2009).
20 – Oltre che poeta, Quinto Rapezzi “era un appassionato anche di bocce e poi si intendeva di pallai, veniva da noi, noi ci s’avevano tre pallai, veniva a sistemare le spallette…”  (Lenzerini, Francesco Test., Follonica, 8 mar. 2009, AB, M11, 22).  “Quinto Raprezzi lavorava anche lui per la Montecatini all’impianto di pirite di Scarlino. Guidava i cavalli che trainavano i pianali, erano cavalli belgi, normanni, di quelli giganteschi, con enormi zoccoli, biondi, affascinanti”  (Lenzerini, Giuseppe. Test., Ferrara, 8 mar. 2009, AB, M11, 18)..
21 – Nato a Orbetello il 2 maggio 1872, anarchico, oppositore del fascismo, più volte fermato durante la dittatura di Mussolini, Franceso Fortunati morì a Follonica nel 1961 (Fortunati, Francesco. Test., Follonica, 4 apr. 2008, AB). 
22 – Barcelli, Romano. Test., 2008, AB.
23 – Sacchetti, Vasco. Test., Follonica,  8 mar. 2009, AB, M11, 17.
24 – Fortunati, Virgilio. Test., Puntone, 18 mar. 2009, AB.
25 – Cantini, Erino. Test., Follonica,  24 feb. 2009, AB, M11, 19.
26 – Bucci, Liliana.  Test., Follonica, 8 mar. 2009, AB, M11, 22.
27 – Lenzerini, Francesco. Test., Follonica, 8 mar. 2009, AB, M11, 22.
28 – Lenzerini, Francesco. Test., Follonica, 8 mar. 2009, AB, M11, 22.