Ottorino Gino Spagnesi

Ottorino Gino Spagnesi nacque a Follonica il 6 marzo 1883. Operaio in una fabbrica di pipe, si avvicinò al socialismo grazie al sarto suveretano Narciso Fedeli, al meccanico di Foiano della Chiana Francesco Caramelli ed allo sbozzatore di pipe calabrese, Francesco Agresta, tutti e tre residenti a Follonica dall’ultimo decennio dell’Ottocento. Iscrittosi al P.S.I., collaborò dal 1903 al 1905 a «L’avvenire», un settimanale socialista di Pistoia, sulle cui pagine descrisse, in cronache incisive, le condizioni di Follonica, gli sforzi per rendere il paese più salubre e per salvare lo stabilimento del ferro, che la Società Elba voleva chiudere, la difficile vita dei fonditori, dei facchini di porto e degli sbozzatori di pipe, i progressi e gli arretramenti del P.S.I. e delle organizzazioni sindacali.

Organizzatore e conferenziere apprezzato, tenne i suoi primi comizi nel 1904 e sollecitò continuamente,con i discorsi e gli scritti, i lavoratori follonichesi a costituire la Camera del lavoro e a rafforzare la “microscopica” Lega metallurgica, sottolineando l’esigenza di una più vasta unità per sconfiggere la prepotenza padronale, così come di un’educazione che li facesse sortire dall’ignoranza e abbandonare la bettola. Per ritorsione contro la sua efficace azione politica venne trasferito, nel 1905, dalla fabbrica di pipe di Follonica in quella di Paganico con una decisione della proprietà, che gli anarchici del posto, solidarizzando con lui, tacciarono come una “vigliaccheria”. Tornato a Follonica, venne assunto come contabile dalla Cooperativa di consumo e nel 1907 cominciò a collaborare a «Il martello» di Piombino, poi, quando il periodico divenne l’organo dei sindacalisti, Spagnesi, dissentendo da quella scelta, inviò le sue corrispondenze a «La fiamma», il foglio socialista di Volterra – Piombino, alla quale fece pervenire, nel 1908, i necrologi dell’anarchico Natale Tacchi e dell’ing. Alessandro Gigli, ex direttore delle RR. Possessioni (l’azienda forestale) e dello stabilimento del ferro, manifestando apprezzamento per tutti e due gli scomparsi, che pure avevano militato in campi politici diversi e talvolta in conflitto con il suo. Di Tacchi scrisse: “La morte dell’anarchico Natale Tacchi ci ha profondamente addolorato poiché lo avemmo sovente al nostro fianco e ci fu di valido aiuto il suo consiglio e la sua opera di proletario spesa sempre e ovunque in pro del suo ideale e della collettività”. Di Gigli ricordò: “…poiché l’ing. fu buono, di una bontà non comune…, era amato e stimato, ricopriva molte cariche importanti. Apparteneva al partito conservatore… Desideroso di essere utile al suo paese, scrutava e suggeriva il da farsi per rendere prospera la sua Follonica”.

Corrispondente fin dall’inizio de «Il risveglio», il settimanale fondato dai socialisti grossetani nel 1909 (e per vari anni pubblicato da “La Tipografia La Poligrafica” di Follonica di Calab Ferrini e Rigoletto Salvini), si pronunciò, nel 1910, a favore di una lista unitaria dei “popolari” (socialisti, repubblicani, “democratici”), in contrasto con la maggioranza dei suoi compagni attestati su posizioni massimaliste, “intransigenti” e persino astensioniste. Nel 1912 entrò nel nuovo Comitato federale provinciale del P.S.I., insieme a Gio. Batta Santini, Antonio Rovis, Francesco Saracinelli e Fabio Vecchioni, e alla fine del’anno divenne segretario provinciale del P.S.I. Eletto consigliere comunale per le frazioni massetane di Follonica e di Tatti, fu, insieme a Carlo Bianco, Alfredo Boschi, Gio. Batta Santini, tenacemente contrario all’intervento italiano nella prima guerra mondiale ed ebbe aspre polemiche con i repubblicani e specialmente con Francesco Landi (futuro squadrista). Direttore de «Il risveglio» dal 20 dicembre 1914 al 9 luglio 1916, quando si dimise dopo il richiamo alle armi, venne mandato al fronte. Osteggiato accanitamente dagli interventisti, fu oggetto, alla fine del 1916, di un articolo, inviato da Massa Marittima all’«Idea nazionale», nel quale un repubblicano reclamava misure di polizia a suo carico, perché – scriveva l’autore dell’articolo – egli riceveva per «Il risveglio» le sottoscrizioni dei socialisti dalle trincee, insieme a “parole di solidarietà e di augurio”.
Riassunta la direzione de «Il risveglio» l’11 febbraio 1917, Spagnesi la conservò sino al 26 ottobre 1919 e il 23 maggio 1920 ebbe un pubblico contradditorio, in piazza Sivieri, con gli anarchici Giulio Bacconi e Egizio Cennini, che accusavano il P.S.I. di riformismo.

Dopo la scissione di Livorno restò nel P.S.I. e fece parte dei suoi organismi direttivi provinciali, insieme a Gio. Batta Santini, Carlo Bianco e Francesco Agresta. Da tempo fautore, insieme a Pierino Pierini, Gio. Batta Santini, Alfredo Boschi e altri compagni, della separazione di Follonica da Massa Marittima e della sua costituzione in Comune autonomo, dopo la caduta di Grosseto (30 giugno 1921) e la strage orrenda di Roccastrada (24 luglio 1921), compiuta dai fascisti capitanati da Dino Castellani, ebbe la casa invasa dagli schiavisti in camicia nera il 14 agosto 1921. I seguaci di Mussolini gettarono la mobilia, la biblioteca e persino un ritratto del figlio defunto di Spagnesi nella sottostante piazza Sivieri, dove fecero un falò di tutti gli oggetti (tra le varie testimonianze dirette, quella di Evola Bencini, allora bambina di 9 anni, rilasciataci nel 2007 poco prima della sua scomparsa). La stessa notte i fascisti irruppero nell’abitazione dell’anarchico Vasco Sacchetti, distrussero le suppellettili ed asportarono i documenti, compresa una lista di Arditi del Popolo.
Più volte minacciato (gli squadristi si macchiarono a Follonica di gravissime violenze ai danni di Gio. Batta Santini, presidente dell’Amministrazione provinciale, di Gino Bencini, di Alfredo e Natale Boschi, di Pierino Pierini, di Arturo Boldrini, di Raffaello Ieri, di Savino Rosselli, di Carlo Bianco, di Tebaldo Faelli, di Gualtiero Bucci, di Agostino Innocenti, di Goffredo Chiappelli, di Giuseppe Manzo, di Milton Bartoli (“gravemente ferito al torace da una pistolata”, mentre si trovava nella sua casa), ecc., Spagnesi fu costretto a lasciare Follonica.

Rifugiatosi a Roma, lavorò fino al 1930 in una agenzia di assicurazioni, poi si trasferì a Perugia, dove venne arrestato nel settembre 1941 per propaganda disfattista”. Denunciato alla Commissione provinciale per le misure di polizia, fu ammonito il 9 ottobre 1941 per la durata di due anni. Prosciolto nel 1942 (“amnistia del ventennale”), fece parte a Perugia, dopo l’8 settembre 1943, di un comitato antifascista unitario, come ha ricordato Aldo Capitini: “A Perugia fu costituito uno dei primi comitati di rappresentani di varie correnti antifasciste (dal democristiano Carlo Vischia all’intrepido mazziniano Alfredo Abbatini, dal socialista Gino Spagnesi all’azionista Alberto Apponi e all’indipendente Luigi Catanelli, un operaio che ci fu utilissimo nei collegamenti, ed altri).

Gino Spagnesi morì a Perugia nel 1963. Per far uscire il suo nome da un immeritato oblio il Comitato pro ex Ilva chiese nel 1986 di intitolargli uno dei piazzali delle fonderie di Follonica. Rimasta insoddisfatta la proposta riparatrice, recentemente altri cittadini sono tornati sulla questione, chiedendo di intitolare a lui e a Alfredo Boschi due strade a Follonica, il paese, per la cui emancipazione sia lui che Boschi avevano speso la loro intelligenza, la loro passione civile e loro energie e molto sofferto.

FONTI: Gigli, Alessandro. Lettera a Domenico Pallini, Follonica, 30 mag,. 1889, AB; E.M. Il comizio di Follonica. La chiusura degli alti forni, «Il progresso maremmano», n.49, 13 dic. 1896; Il Comitato (foramato da Primo Bugiani, Umberto Pirami, Giacinto Magni, Natale Tacchi. Domizio Petrucciani. Angelo Mencarelli. Invito a un comizio di protesta contro la società Elba, Follonica, 29 nov. 1906, Follonica: Tip Mori, 1906, AB; Spagnesi, Gino. L’ing., Alessandro Gigli, «La fiamma», n.15, 1-2-3 mag. 1908; Spagnesi, Gino. [Natale Tacchi], «La fiamma», n.44, 12-13 set. 1908; Cosa avviene in Follonica, «La bandiera socialista», n.12, 1 mag. 1922; I fatti di Follonica alla Camera. Un’nterrogazione dell’on. Merloni, «La bandiera socialista», n.18, 16 lug. 1922; Bucci, Fausto. Bugiani, Rodolfo. Di Follonica, delle fonderie e d’altro. Dal granduca a Mussolini. 1851-1926. Echi della cronaca locale, Follonica: Il Comitato pro ex Ilva, 1987; Numeri unici e periodici grossetani conservati nella Biblioteca comunale di Follonica, 1835-1987 / a cura di Fausto Bucci, Luca Ferretti e Luca Verdini, Follonica: Comitato pro ex Ilva, 1987, p.128-129; Moretti, Oscar. Test., AB; Antifascisti nel Casellario politico centrale / a cura di Simonetta Carolini, Luciana Martucci, Cristina Piana, Liliana Riccò, M. Antonietta Serci, Roma: A.N.P.P.I.A., 1994, v.17, p.254; Bocci, Emma. Test., AB; Bencini Innocenti, Evola. Test., AB; Carapelli, Eliano. Test., AB; Capitini, Aldo. Boschi Concordet, Siria. Test., AB; Il controllo del basso e la democrazia diretta. Cent’anni dopo il 20 giugno 1859. Le “eresie” dell’Umbria, «Italia domani», n.29, 19 lug. 1959 (da Internet).

Appendice:

Nel 1922 l’on. Giovanni Merloni, deputato socialista del collegio di Grosseto, scrisse di Gino Spagnesi, in un’interrogazione, con la quale denunciava le sopraffazioni fasciste a Follonica:
“…autodidatta di valore, che è conosciuto in tutta la provincia per il senso pratico e lo spirito di sacrificio e per l’attaccamento vivissimo allo sviluppo e all’incremento materiale della sua Follonica”.

(Scheda di F.Bucci, A.Montalti, F.Piermaria).