Muzio Tosi

Suo padre si chiama Atto (1) e fa l’operaio, la mamma, Artemisia Pedani, è originaria di Radicondoli e fa la casalinga. Muzio nasce a Massa Marittima il diciannove luglio 1903. Oltre al primo nome, riceve quelli di Giuseppe e di Bixio, rivelatori, forse, di simpatie mazziniane e garibaldine della famiglia. Ha un fratello maggiore, nato il diciotto aprile 1901, che porta il significativo nome di Vindice, e due sorelle minori, che si chiamano Iris e Onoria. Nel ‘7 i Tosi si trasferiscono a Piombino, dove Atto si lega agli anarcosindacalisti della Camera del lavoro, uno dei cui esponenti è il sarto Narciso Fedeli, gerente del combattivo periodico camerale “Il Martello” (2).
Assunto il quattro agosto del ’17, in qualità di operaio, negli altiforni piombinesi, Muzio vi lavora fino al ventisette ottobre del ’19, poi, nel ’24, si sposta a Torino e, nel ’30, aderisce al gruppo anarchico clandestino della Barriera di Milano, insieme al fratello Vindice, a Dante Armanetti (3), a Arduilio D’Angina, ai fratelli Cornelio e Nuzio Giacomelli di Cascina (4) e al piombinese Settimio Guerrieri (“individuo molto attivo”, che “si occupa di fare emigrare clandestinamente [i] compagni di fede”).

Nella città opera un altro gruppo libertario, quello della Barriera di Nizza, di cui fanno parte il muratore torinese Cesare Sobrito, collaboratore dell’“Adunata dei refrattari” e del “Risveglio anarchico” e strettamente legato a Luigi Bertoni (5), il barbiere vercellese Emilio Bernasconi, che ha una bottega in via Saluzzo, il venditore ambulante Michele Guasco, che risiede in Corso Spezia, il torinese Michele Candela, il meccanico genovese Eugenio Martinelli e il meccanico vercellese Vittorio Levis.
I due gruppi sono in contatto con alcuni compagni di idee, emigrati a Lyon, che fanno capo al Circolo Sacco e Vanzetti. Alle riunioni del Circolo intervengono il meccanico torinese Giovanni Saroglia (6), il meccanico anconitano Alvaro Pietrucci (7), l’operaio piombinese Luigi Ravenni (8), il tappezziere montierino Gemisto Vallesi (9), il pittore livornese Tito Salvatori (10), i meccanici torinesi Mario Garello (11) e Marcello Basso (12), il meccanico piombinese Marino Ripoli (13), l’operaio massetano Socrate Franchi e il manovale modenese Giovanni Matteozzi (14). I rapporti fra gli anarchici di Lyon e quelli di Torino vengono tenuti da Giovanni Saroglia, da Marino Ripoli, da Carlo Oldani, da Pietro Mazzini e da Giuseppe Zagaria, che – secondo la polizia italiana – ha favorito l’espatrio clandestino della calzettaia anarchica Maria Bardazzi, legata sentimentalmente al Ripoli.

Al principio del ’31 le maglie della polizia fascista si stringono intorno ai due gruppi libertari torinesi e i loro componenti finiscono nei giorni successivi in carcere. Muzio Tosi viene arrestato il dieci febbraio ed è subito deferito alla Commissione provinciale per l’assegnazione al confino. Il ventidue febbraio la Questura del capoluogo piemontese si occupa di lui per sottolineare che si è sempre “dimostrato anarchico irriducibile”, che appartiene “a famiglia i cui membri professano le stesse idee” e che, dai compagni di fede “è ritenuto elemento d’azione, capace cioè di scendere in piazza a prendere parte a movimenti turbolenti qualora si presentasse l’occasione favorevole”. L’undici marzo il sovversivo massetano è assegnato al confino per la durata di due anni “per attività contraria all’ordinamento nazionale dello Stato” e “incorreggibilità” e il quattordici viene schedato: nel Mod. A la Prefettura di Torino scrive che è alto m.1,81 e che ha corporatura esile, fronte alta e capelli castani lisci, che, dal ’24, ha partecipato a tutte le manifestazioni sovversive del capoluogo piemontese e che è considerato “elemento di azione”, in grado di turbare l’ordine pubblico con le sue iniziative.

Tradotto a Ponza il dieci luglio, Tosi si appella contro la misura restrittiva, ma il suo ricorso viene respinto e, il due settembre, l’anarchico è denunciato per “manifestazione sediziosa” e contravvenzione agli obblighi del confino. Rinchiuso a Poggioreale, viene condannato, il trentuno di ottobre, a quattro mesi di carcere “per avere emesso in luogo pubblico [cioè nel camerone dei confinati] grida sediziose”. Ricondotto a Ponza il quattro gennaio del ’32, ottiene dalla Corte d’appello di Napoli la riduzione della condanna da quattro a tre mesi di reclusione e il primo aprile indirizza al Ministero dell’Interno la lettera seguente: “E’ vero che l’art.189, testo unico legge di P.S. 1931 dice che il tempo trascorso in espiazione di pena detentiva non è computato nella durata del confino. Ma se si considera che il confino si concreta in una rigorosa vigilanza da parte dell’Autorità di P.S. e che, perciò, il confinato può considerarsi in stato di detenzione, l’espiazione della pena di tre mesi d’arresto nel carcere di Napoli, mentre egli, come confinato, era già in stato di detenzione, rappresenterebbe, a suo modesto avviso, un bis in idem. E, pertanto, il sottoscritto nutre fiducia che cotesto on. Ministero vorrà, esaminato il caso, computare nella durata del confino i suddetti tre mesi di arresto…”

Il primo agosto Tosi viene nuovamente arrestato per violazione degli obblighi del confino, il nove agosto è scarcerato dopo che la Pretura di Ponza l’ha condannato a un’ammenda di 500 lire e il tredici novembre beneficia dell’“amnistia del decennale” e lascia l’isola. Tornato a Torino, abita, fino al novembre del ’33, in via Spontini 5, poi si trasferisce al n.126 di Corso Giulio Cesare e, nel ’34, accompagna – senza dar “luogo a rilievi” – l’anarchica Maria Bibbi (15) ad Avenza, dove la donna (16) visita lo zio Francesco Bibbi (17), già arrestato dopo l’attentato di Lucetti a Mussolini.
Rientrato nel capoluogo piemontese, Muzio valica a piedi le Alpi alla fine di aprile del ’37, emigrando clandestinamente in Francia, poi prosegue fino a Barcellona, dove arriva insieme a Ugo Cardenti (un comunista di Capoliveri, che, in aprile, è evaso dal carcere militare dell’Elba e ha raggiunto la Corsica in barca per andare a battersi contro Franco), a Cornelio Giacomelli, a Bruno Tosarelli, a Vittorio Marchi, a Enea Landini, a Domenico Nizzi, a Giuseppe Formentoni, a Giorgio Rossi, a Armando Bientinesi, a Massimo Morisi e a Cesare Scarazzini, e si arruola in una formazione antifranchista.

Informata dell’espatrio, la Questura di Torino sollecita – il ventotto maggio – l’inclusione del Tosi nel Bollettino delle ricerche quale “anarchico da arrestare”, come si legge nella schedina n.0901 del “supplemento dei sovversivi”. L’otto agosto una spia dei fascisti racconta che Muzio si sarebbe imbarcato a Marsiglia – nel mese di maggio – su una nave diretta a Barcellona, e il cinque ottobre il console della città focese, Ettore Liberati, informa l’Ambasciata di Parigi che tutti i volontari antifascisti, che si trovavano sulla nave “Ciudad de Barcelona”, partita “da questo porto il ventinove maggio” sono morti, dopo il suo siluramento da parte dei sommergibili fascisti. Il diplomatico non è tuttavia in grado di precisare se il Tosi fosse o meno sull’imbarcazione.
Muzio è invece a Barcellona, dove dirige la sezione italiana della C.N.T. e collabora a “Guerra di classe”, il giornale che Aldo Aguzzi (18) e Domenico Ludovici dirigono dopo l’assassinio di Berneri. Nella capitale catalana si unisce in matrimonio a Adela, una militante della C.N.T., e invia più volte ai genitori e al fratello Vindice delle lettere, che giungono a destinazione, dopo essere passate per Parigi, dove – secondo la polizia fascista – è la famiglia del defunto prof. Berneri, che “senza dubbio si incarica” di spedirle a Torino. L’indirizzo, che figura sulle buste, è infatti quello della famiglia Berneri: rue de Terreneuve, 20, Paris.

In Spagna Muzio resta fino all’ottobre del ’38, poi, tornato a Marsiglia, scrive ai genitori di avere incontrato Aldo Demi, un anarchico piombinese, che è stato volontario nella Brigata Garibaldi. In calce al foglio ci sono i saluti – per i suoi cari – di Albino Zazzeri e di sua moglie: “Saluti cari da noi tutti, famiglia Zazzeri”. Il ventisei marzo del ’39 Tosi scrive di avere aperto a Marsiglia, assieme alla moglie Adela, un’attività commerciale simile a quella, che aveva a Torino nel ’31: la sua lettera porta, questa volta, i saluti degli anarchici Settimo Guerrieri e Cornelio Giacomelli, già miliziani in Spagna.
Arrestato nei giorni seguenti, Muzio è rinchiuso, il ventisette aprile, nel terribile campo di internamento di Argelès, dove aderisce al gruppo anarchico “Libertà o morte”, insieme a altri 116 compagni di idee. Lasciati i reticolati, le guardie mobili e gli “spahis”, riannoda i legami con i familiari e nelle lettere nomina spesso Cornelio Giacomelli, Settimo Guerrieri, Aldo Demi e Dario Franci: del primo racconta – nel febbraio del ’42 – che è ricoverato in ospedale, del secondo riferisce che è a Parigi, di Franci dice – l’otto ottobre 1942 – di non sapere nulla da molto tempo. Il due giugno 1943 Tosi è al Barrage de l’Aigle, da dove scrive ai genitori di non ricevere “posta” da più di tre mesi da Demi e da Guerrieri, mentre Giacomelli gli ha annunciato che gli manderà un pacco di pomodori da Perpignan.
Muzio collabora con i partigiani francesi della zona di Tolosa fino alla liberazione, poi, dopo nove anni di esilio, rientra a Torino. E nel capoluogo piemontese partecipa alle lotte operaie del dopoguerra e rimane fino alla morte, che lo coglie il tredici settembre 1990.
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Appendice: Nell’inferno di Argelès sur Mer
Note
1)Nato a Gavorrano il dodici dicembre 1872, Atto Tosi abitò a Radicondoli fino al 1890. In seguito risiedette a Massa Marittima e nel 1907 si spostò a Piombino, dove abbracciò le idee anarchiche e aderì alla Camera del lavoro sindacalista. Trasferitosi nel ’24 a Torino, insieme alla moglie e ai quattro figli, rimase nel capoluogo piemontese fino al ’32, quando il cugino Dante Gambassi lo chiamò a Castelnuovo Berardenga, in provincia di Siena, a lavorare nel suo mulino, ubicato in località Sant’Ansano. Considerato ormai lontano dall’impegno politico, Tosi venne radiato dalle liste dei sovversivi nell’estate dello stesso anno.

2)Narciso Fedeli nacque a Suvereto nel 1873. Fondatore della Camera del lavoro di Follonica nel 1896, collaborò al giornale socialista “La Martinella” e fu arrestato durante la reazione pellouxiana. Trasferitosi a Piombino al principio del Novecento, venne perseguitato a lungo nella città siderurgica (G.S. [Gino Spagnesi]. Follonica. In memoria, Il risveglio, n.15, 4 apr. 1912; Leopoldina: agenda da leggere, 1998, [Follonica]: Leopoldo II°, [1997], p.43).

3)Dante Armanetti nacque il ventisei marzo 1887 a Pontremoli (Massa) e nel ’26 fu diffidato perché faceva propaganda libertaria. Arrestato l’otto febbraio 1931 a Torino per “attività anarchica e diffusione di giornali antifascisti”, venne assegnato al confino per due anni. Rilasciato il nove febbraio del ’33, espatriò clandestinamente nel ’36 e si arruolò nella Colonna Italiana, nelle cui file combatté a Almudévar e al Carrascal de Huesca. Arrestato dopo i fatti di maggio, rimase nelle carceri repubblicane spagnole per un anno. Rientrato in Francia, fu internato nei “campi della miseria e della fame”. Catturato dai nazisti nel ’41, venne consegnato ai fascisti italiani e condannato a sette anni di reclusione dal Tribunale speciale.

4)Nato a Cascina (Pisa) il venti aprile 1899, Cornelio Giacomelli era un “anarchico convinto” e “un irriducibile antifascista”. Condannato, nel ’23, a due anni e sei mesi di carcere per detenzione di esplosivi e arrestato a Torino nel ’31, perché faceva parte di un gruppo anarchico clandestino, emigrò in Francia nel ’37 e combatté in Spagna, poi, nel febbraio del ’39, fu internato nel campo francese di Argelès, dove aderì al gruppo anarchico “Libertà o morte”.

5)Tipografo di mestiere, Bertoni era nato a Lottigna (Canton Ticino) il sei febbraio 1872 e abitava a Ginevra. Esponente di primissimo piano del movimento libertario, redasse il “Risveglio anarchico” dal 1900 al 1940. Giudicato estremamente pericoloso dalla polizia fascista, era iscritto al n.9305 della Rubrica di frontiera (Un uomo nella mischia sociale: Luigi Bertoni, Bologna: M. Zamboni, 1947).

6)Giovanni Saroglia nacque a Torino il sei febbraio 1905. Meccanico, professava idee libertarie e abitava nel ’31 a Lyon, Saint-Maurice de Benoiste.

7)Nato ad Ancona il quattordici febbraio 1901, l’anarchico Alvaro Pietrucci abitava, nel ’31, a Lyon ed era iscritto al n.13664.

8)Luigi Mario Ravenni nacque a Piombino il diciannove giugno 1906, lavorò a Torino per alcuni anni e venne iscritto nel Bollettino delle ricerche il 21 gennaio 1928 (schedina 436). Nel ’30 dimorava a Lyon ed era segnalato al n.19758 della Rubrica di frontiera.

9)Gemisto Vallesi nacque a Montieri il venticinque giugno 1901 e fece parte degli arditi del popolo di Piombino. Nel ’27 si trasferì a Torino e nel ’30 emigrò a Lyon. Segnalato perché frequentava il Circolo Sacco e Vanzetti, andò ad abitare in Savoia nel ’32 e rientrò in Italia nel settembre del ’39.

10)Nato a Chianni (Pisa) il primo dicembre 1903, Tito Salvadori viveva a Lyon nel ’30.

11)Nato a Torino il due aprile 1900, Mario Garello abitava a Lyon nel ’30 ed era iscritto nella Rubrica di frontiera (n.19307).

12)Nato a Torino il sei marzo 1896, Marcello Basso dimorava a Lyon nel ’31.

13)Marino Ripoli nacque a Piombino il due novembre 1902. Trasferitosi a Torino nel ’21, fu assunto alla Fiat come operaio. Emigrato in Francia, risiedeva, nel ’30, a Saint-Maurice de Beynoste (Lyon). Iscritto nella Rubrica di frontiera (n.20215) e nel Bollettino delle ricerche (schedina 7927 del 21 ottobre 1930) quale “anarchico pericoloso”, era legato sentimentalmente alla calzettaia Marina Baldazzi (nata a Prato l’undici settembre 1910) e partecipava alle riunioni del Circolo Sacco e Vanzetti. Sospettato di essere collegato, via mare, con alcuni anarchici livornesi, si trasferì a Marsiglia verso la fine del ’31. Sette anni dopo abitava ancora nella città portuale francese (ACS, Roma, CPC, b.4339, fasc.73132).

14)Giovanni Matteozzi nacque a Frassinoro (Modena) il tre gennaio 1887. Nel ’31 viveva a Lyon ed era iscritto nella rubrica di frontiera con il n.5826.

15)Tosi aveva conosciuto la Bibbi a Ponza.

16)Maria Bibbi nacque a Carrara il due agosto 1895. Anarchica, “irriducibile nemica” del fascismo, fu arrestata nel settembre 1926, quale presunta complice di Gino Lucetti nell’attentato a Mussolini e deferita al Tribunale speciale insieme al fratello Gino, a Giovanni Gherardi, a Adele Crudeli, a Adolfo Corsi, a Domenico Bibbi e ad altri antifascisti. Rinviata alla magistratura ordinaria il ventisette giugno 1927, fu condannata nel marzo 1928 a sei mesi di carcere per favoreggiamento. Confinata a Ponza nel luglio 1931, fu prosciolta l’anno seguente (“amnistia del decennale”). Emigrata in Francia, venne iscritta dalle autorità italiane nella Rubrica di frontiera. Infermiera nella “Columna Benedicto”, sul fronte di Teruel, durante la guerra civile spagnola, tornò poi in Francia.

17)Francesco Bibbi nacque a Carrara l’otto ottobre 1876. Socialista, fu arrestato dopo l’attentato di Lucetti a Mussolini. Ammonito nel settembre del ’27, venne incluso, sei anni dopo, nella lista degli antifascisti da arrestare in determinate circostanze. Diffidato nel ’36 perché era in contatto con alcuni anarchici, era ancora sorvegliato nel 1942.

18)Su Aldo Aguzzi si legga lo studio di: Montani, Marika Bianca. L’attività dell’anarchico Aldo Aguzzi durante l’esilio in Argentina (1923-1936), Tesi di laurea, Pisa: Università degli studi, Facoltà di lettere e filosofia, 1976-1977 (copia in AB). Si veda anche la testimonianza di Umberto Lanciotti, Follonica, 10 ott. 1973, AB, M6, 25.
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Nell’inferno di Argelès sur Mer
Ministero dell’Interno
Riservata [1939]

Copia di un quadro di militanti libertari del gruppo “Libertà o morte” (Campo d’Argelès sur Mer – Francia)

Dupuys Marcello, Castellani Dario, Bruschi Angelo, Ragni Cesare, Volonté Giuseppe, Carelli Giuseppe, Borgo Enrico, Ortega Arquinio, Maran Valentino, Lopez Alberto, Magnani Pio, Giovinazzi Francesco, Rosso Giuseppe, Calderoni Mario, Venanzi Ercole, Bellon Bruno, Marconi Mario, Osio Lelio, Corradi Costantino, Della Torre Oreste, Renzi Trentino, Vigano Angelo, Demi Aldo, Bonfanti Enrico, Martini Giovanni, Baglioni Mariano, Mascherini Mario, Batelli Corrado, Luisi Pietro, Pavesi Ruggero, Motta Adamastorio, Corali Uggero, Colombo Filippo, Bonafede Eugenio, Gorini Pietro, Diana Pietro, Pisani Santiago, Rubini Giuseppe, Landini Enea, Amorini Carlo, Canale Aurelio, Diano Consolato, Donati Enzo, Braga Fausto, Ercolani Enrico, Calderara Giuseppe, Fantoni Luciano, Bandinelli Rinaldo, Nannucci Guglielmo, Donadio Aristide, Bientinesi Armando, Dardanelli Matteo, Crespi Enrico, Levi Gualtiero, Gramsci Gennaro, Sabbatini Sergio, Clerico Liberato, Coldra Giacomo, Neri Ermanno, Gimene Antonio, Mantovani Angelo, Martinet Giovanni, Rossi Lodovico, Seles Antonio, Paoli Antonio, Gabbani Giuseppe, Milani Giacomo, Pavese Ruggero, Benussi Carlo, Rosati Domenico, Ardemagni Massimo, Sestan Lodovico, Rolando Pietro, Zazzu Giovanni, Margarita Ilario, Mengati Ettore, Vezzulli Giovanni, Primi Enrico, Querin Umberto, Aldighieri Carlo, Bertola Ernesto, Sternini Rolando, Scanziani Romeo, Giusti Lorenzo, Franchi Ferdinando, Massera Pietro, Montacci Angelo, Bregoli Dino, Checchi Luigi, Martini Giovanni, Montresor Gaetano, Tortolini Corrado, Giudici Mario, Pedrazzini Enrico, Di Pompeo Vincenzo, Premoli Piero, Matteuzzi Carlo, Minzoni Cesare, Virgilio Giovanni, Mangraviti Placido, Dabichevich Wladimiro, Frossini Adolfo, Frossini Luciano, Frossini Gugliemo, Frossini Roberto, Frossini Guerino, Frossini Carlo, Rizzotto Leonardo, Cetin Pietro, Chervatin Fernando, Valcica Bruno, Giacomelli Cornelio, Guerrieri Settimo, Vautero, Tosi Muzio, Pesce Giuseppe, Zambonini Enrico.

( Tratto da ” Gli antifascisti grossetani nella guerra civile spagnola” di Fausto Bucci, Simonetta Carolini, Andrea Tozzi e Rodolfo Bugiani –  Follonica 2000)