Giovanni VIRGILIO

 

   Figlio di Francesco e Domenica Angela Cosseddu, nasce a Cossoine (SS) il 9 dicembre 1888.  Perito minerario ed autista, emigra in Francia nel luglio 1910 e fa il sondatore a Nizza, lavorando in seguito a Marsiglia, in Tunisia, in Marocco e nell’Africa equatoriale. Nel dicembre 1928 è di nuovo in Marocco, dove fa il minatore fino al marzo 1934, quindi si sposta a Tangeri, dove aderisce alla C.N.T. anarco – sindacalista. All’inizio di agosto del 1936 raggiunge Barcellona, dove si arruola nella Colonna Italiana a maggioranza anarchica, comandata dal repubblicano Mario Angeloni, e lotta a Monte Pelato contro i franchisti. Successivamente partecipa ai combattimenti di Tardienta, di Almudévar e del Carrascal de Huesca, dove viene ferito, il 12 aprile 1937, da una scheggia di bomba d’aeroplano.

Smobilitato alla fine dello stesso anno, lavora a Barcellona in una fabbrica di gassose. Il 19 settembre 1938 la Divisione polizia politica fascista segnala un certo Giovanni Virgili come anarchico pericoloso e miliziano antifascista in Spagna ed informa gli Affari riservati fascisti che questi potrebbe identificarsi con Virgilio, come ha ipotizzato anche la Prefettura di Sassari il 29 agosto 1938. L’uomo avrebbe fatto il pilota civile per i francesi e sarebbe stato in Mongolia, in Asia Minore e in Australia. Il 27 settembre 1938 il capo della polizia fascista, Bocchini, telegrafa ai prefetti italiani che Virgilio si trova in Spagna, “arruolato milizia rosse”, e ordina loro di predisporre le misure necessarie per arrestarlo, qualora rimpatriasse.

Passato in Francia dopo la caduta di Barcellona (26 gennaio 1939), Virgilio è internato nel terribile campo francese di Argelès – sur – Mer, dove la fame e le malattie (compresa la lebbra) seminano la morte, ed aderisce al gruppo anarchico “Libertà o morte”, insieme a Muzio Tosi, Gennaro Gramsci, Lelio Osio e altri compagni di ideale, reduci dalla penisola iberica, poi viene rinchiuso nel campo di Gurs, Ilot F, “Groupe des Italiens”, da dove scrive al fratello Sebastiano il 22 agosto 1939: “Tu mi domandi quanto tempo resterò internato? Lo ignoro. Siamo in questo campo 19000, che combattemmo ad aiutare i proletari spagnuoli a liberarsi dalla schiavitù dei loro tiranni… siccome vinti nessuno vuol accordarci l’ospitalità essendo pericolosi contro la sicurezza degli stati”. Sul retro del foglio si legge questa poesia: “Quando s’affermeranno / Principii più elevati / E gli uomini vivranno / Liberi dove nati / O fuor, senza tiranno / Del proprio od altri stati / Allor più non s’avranno / Né guerre né soldati. / Noi andremo in un fulgor di gloria / Schiudendo l’avenir novella vita / Col sangue scriverem la nostra storia / Dell’anarchia”.

Dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, Virgilio viene, come altri prigionieri della Francia, incorporato in una compagnia di lavoratori stranieri e mandato a fortificare il confine franco – belga. Presentatosi ai tedeschi, dopo la sconfitta francese, è avviato prima nel Lussemburgo e poi in Italia. Arrestato al Brennero il 6 luglio 1940, viene interrogato, il 10 luglio 1940, nella Questura di Bolzano: “Nei primi di agosto dell’anno 1936 – dichiara apertamente – chiesi di essere arruolato nelle milizie confederali spagnole repubblicane. Ciò feci per convinzione personale ritenendo di combattere per la causa del proletariato”. Denunciato, il 17 luglio 1940, alla Commissione provinciale di Bolzano come “anarchico pericoloso” ed ex “miliziano rosso”, è assegnato, il 19 agosto 1940, al confino per due anni e deportato a Ventotene. Riassegnato al confino per due anni, nel luglio 1942, dalla Commissione di polizia di Littoria per “cattiva condotta politica”, viene rilasciato nell’agosto 1943.

 

 

Scheda di Fausto Bucci, Rodolfo Bugiani