Guido NENCINI

   Figlio di Gabbriello e Terza Zanobi, nasce a Certaldo (Firenze) il 24 settembre 1896 e fa l’operaio in un pastificio. Anarchico, viene accusato di aver ucciso l’ingegnere socialista Catullo Masini, che aveva tentato di calmare gli animi, dopo una sparatoria tra sovversivi e carabinieri, avvenuta a Certaldo il 28 febbraio 1921.

Datosi alla macchia, aderisce alla “Banda dello Zoppo”, guidata dall’anarchico Oscar Scarselli, e partecipa, il 25 giugno 1921, sul torrente Egola, al sequestro di un proprietario terriero. Le trattative per il riscatto falliscono per l’intervento dei carabinieri e il possidente, ferito gravemente da due colpi di moschetto, sparati – si vuole – da Nencini, muore il giorno seguente.

Fuggito dalla Toscana, Guido viene arrestato a Ventimiglia il 10 agosto 1921, insieme a Alfredo Veracini, un altro membro della Banda, durante un tentativo di espatrio clandestino. Processato dalla Corte d’assise di Firenze nel 1925, si dichiara vittima della reazione e nega di aver mai minacciato Catullo Masini per contese politiche o altro.

Dopo aver seguito, “freddo e chiuso in se stesso”, lo svolgimento del processo, rimane impassibile davanti alla richiesta della condanna all’ergastolo, formulata dal pubblico ministero, e ascolta la lettura del verdetto (che accoglie totalmente le richieste dell’accusa) con grande dignità, come fanno gli altri imputati Ulisse Logli, Alfredo Arrigoni, Danilo e Egisto Scarselli, Narciso Montagnani, Guido Puccini, Guido Calastri e Nello Poggi, condannati a pene che variano da 12 a 30 anni di reclusione.

Deportato nell’infernale penitenziario di Santo Stefano, muore nell’isola il 28 ottobre 1926, a causa di una “enterocolite acuta”. Il decesso suscita però dubbi ed interrogativi.

 

[ Scheda di Fausto Bucci, Rodolfo Bugiani, Gianfranco Piermaria per www.radiomaremmarossa.it ]