Virginia GERVASINI

 

di Fausto Bucci

Chi era Virginia

   Dall’archivio di Virginia Gervasini fa capolino una foto, sbiadita dal tempo: la data è quella del 12 ottobre del ’26; la nostra amica è a Parigi, il viso incorniciato dai capelli scuri, gli occhi, che guizzano vivaci, sotto la grande fronte. Sorride, allegra e dolce. Virginia è nata a Milano undici anni prima, esattamente il 16 gennaio del ’15, e al principio del ’24 ha seguito in Francia il babbo, l’anarchico di Varese, Carlo Emilio Gervasini, che si è avviato per l’incerta strada dell’esilio perché non ne poteva più delle violenze e delle sopraffazioni dei fascisti; ebanista valente, si guadagna la vita, continuando a fabbricare , oltr’Alpe, mobili raffinati, dai preziosi decori animali e floreali: armadi monumentali, poltrone, biblioteche, scrivanie…

A Parigi Virginia frequenta le scuole primarie, diventando presto padrona della nuova lingua… La sua vocazione per il sapere è intensa, ma il bisogno, che bussa insistente alla porta, non le consente letture e studi regolari e la obbliga a fare la sarta, un mestiere, che praticherà – bene – fino agli ultimi anni di vita, nella casa paterna di Varese, fra specchi e mobili intarsiati.
Nella capitale francese Carlo Emilio conosce altri anarchici, le vite somigliano a romanzi: fra loro ci sono Renato Castagnoli e i fratelli Gialluca, Giuseppe e Renato. Tutti e quattro combatteranno in Spagna dalla parte giusta: contro Franco, è naturale.
Più di una volta il babbo di Virginia si reca alla sede di «Le Libertaire», dove parla con un uomo che apprezza moltissimo: Louis Lecoin, antimilitarista intelligente, coraggioso, che è stato a lungo in carcere per la sua opposizione a tutte le guerre.

Talora Carlo Emilio porta la figlia alle feste del quartiere, alla Coupole e altrove, per ascoltare – gratis – la musica di improvvisate orchestrine, e in speciali occasioni va all’Opéra, insieme a Virginia e a Renato Castagnoli, l’anarchico di Porretta Terme, che, quasi sempre, esibisce un vistoso cappello nero a falde larghe, e una cravatta nera alla Lavallière, altrettanto appariscente, acquistata in Italia, prima di passare oltr’Alpe.
A quindici anni Virginia diventa trotskista e si lega a Nicola Di Bartolomeo (“Fosco”), a diciotto scrive una lettera a Trotsky, a diciannove collabora a un giornale che si chiama «La nostra parola», a ventuno (aprile del ’36) si rifugia a Barcellona.
Arrestata dalla polizia spagnola, insieme a “Fosco” e ad alcuni “tedeschi rossi”, viene rilasciata grazie all’intervento del P.O.U.M., poi fonda il “Comité único internacional de los refugiados antifascistas”, insieme a Giuseppe Capizzi (che cadrà a Siétamo il primo agosto, ucciso dai sediziosi) e a Duilio Balduini (un falegname di Pietrasanta, che nel ’19 è salito sulle barricate di Berlino, insieme agli spartachisti di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht).

In luglio scoppia la rivolta franchista, la Spagna è in fiamme. Virginia si batte contro i militari faziosi ed è fra i rivoluzionari che conquistano l’ hôtel Falcón.  Insieme a lei espugnano il locale, armati di grosse pistole, il milanese Pino Guarneri, sempre più allampanato, e l’austriaca Rosa Winkler, molto distinta, occhiali rotondi e capelli corti; tra i fascisti italiani arrestati dentro l’albergo il più noto è Vittorio Vergani, detto Orio, del «Corriere della sera»: “ La banda che assaltò l’ Hôtel Falcón e che procedette all’arresto degli italiani – recita un rapporto della polizia fascista – era capeggiata da cinque italiani, di cui due uomini e tre donne. Uno dei primi, giovane  sui 27 o 28 anni, alto, di aspetto simpatico, veniva chiamato Lino… Le donne, una bellissima, sui 25 anni, pur parlando correttamente l’italiano, intercalava qualche frase in francese. Tutti, comprese le donne, erano armati di fucili e rivoltelle che tennero costantemente impugnate durante la devastazione dell’albergo ”.

In agosto Virginia si occupa dell’arruolamento dei volontari della Colonna internazionale Lenin, della quale faranno parte il senese Cristofano Salvini, soprannominato “Tosca”, più volte espulso dalla Francia e dal Belgio, il milanese Mario Bramati, detto “Monza”, che cadrà a Parigi nei giorni della liberazione, e il nostro Etrusco Benci [ di Grosseto ], vita tragica anche la sua, sarà fucilato dai nazisti a Bruxelles.    Poi, dal gennaio del ’37 al gennaio del ’38, la nostra amica redige a Barcellona il bollettino trotskista «Le Soviet», battendone faticosamente a macchina tutti gli articoli. In una pausa del sempre più frenetico impegno politico e di lavoro viene fotografata nella capitale catalana, accanto a un muretto, bella, sorridente, in maxigonna grigia, il gatto Finetto in braccio.

Ma per chi vuole la rivoluzione in Spagna sono tempi duri. Specialmente dopo i fatti di maggio del ’37 e gli assassinii di Berneri e di Nin per mano degli staliniani. Via dunque dalla penisola iberica per rientrare in Francia e spostarsi poi in Belgio e in Inghilterra, dove incontra Georges Vereecken e Betty Hamilton.  Infine, caduta Parigi sotto il tallone hitleriano, Virginia scende a Tolosa, con Gaby Brausch e Berthe Méliot, poi svolge missioni pericolose nella Resistenza, a ridosso dei Pirenei, insieme al padre Carlo Emilio, al tenore Ennio Tofoni, a Francesco Fausto Nitti, antico compagno di Lussu e Rosselli, all’acrobata ebreo Walter, al trotskista Louis Méliovic (detto Milo) …

A fine guerra Virginia rivede l’Italia e si trasferisce a Palermo, dove collabora con la Camera del lavoro e conosce Girolamo Li Causi e Pio La Torre. Il 1° maggio del ’47 è a Portella delle Ginestre, quando il torbido bandito Giuliano fa strage proditoria dei lavoratori.
Iscrittasi al P.C.I., nel ’50 la nostra amica sposa un deputato comunista, Franco Fasone, che muore troppo presto, e nel ’56 è candidata al Comune di Palermo nelle liste del P.C.I. Una foto la mostra nel pieno della bellezza, il volto aperto, una scollatura quadrata, un abito originale, a righe orizzontali.
Nel ’68 Virginia si stabilisce a Varese e nell’80 è a Follonica, al Convegno internazionale su Trotsky: vecchi compagni di esilio la abbracciano, sono Domenico Sedran e Bruno Sereni, Ornella Buozzi e Guido Raffaelli, Dante Corneli e Raffaello Fienga, lo scultore…

Virginia muore a Varese il 6 novembre 1993.

 

 

Fonti:

K1B45: lombardi e ticinesi per la libertà in Spagna / [a cura di Gianfranco Petrillo, Milano: Vangelista, 1976, p.106; Bugiani, Rodolfo. Valletta e Kossighin non sapevano che il traduttore era trotskista, «La nazione», 25 ott. 1980; Gervasini, Virginia. Gli insegnamenti della sconfitta della rivoluzione spagnola (1937-1939), / [introduzione e cura di Paolo Casciola], Foligno: Quaderni del Centro studi Pietro Tresso, 1993; Bucci, Fausto. Casciola, Paolo (con la collaborazione di Claudio Carboncini). Cristofano Salvini (1895-1953): un rivoluzionario italiano nella guerra civile spagnola,  Foligno: Quaderni del Centro studi Pietro Tresso, 1996, p.65-67; Bucci, Fausto. Quiriconi, Rossano. La vittoria di franco è la disfatta del proletariato… Mario De Leone e la rivoluzione spagnola…, Follonica: La ginestra, Comitato pro ex Ilva, 1997, p.79; Bucci, Fausto. Bugiani, Rodolfo. Carolini, Simonetta. Tozzi, Andrea. Gli antifascisti grossetani nella guerra civile spagnola, Follonica: La ginestra; Viga, 2000, p.90; Barontini, Corrado. Bucci, Fausto. A Monte Bottigli contro la guerra. Dieci ragazzi, un decoratore mazziniano, u n pittore viennese. Fra oralità e storia; collaborazione di Claudio Carboncini e Luca Verdini; introduzione di Rodolfo Bugiani, Follonica: La ginestra, 2003, p.58-61.

 

Riproduciamo una lettera, indirizzata da Virginia al babbo, il 30 dicembre 1955:

“Caro Papà, in questa fine d’anno mi piace ricordarti particolarmente, come il mio vecchio papà Carlo Emilio fratello, figlio, padre e compagno di fede. Gli anni lunghi della nostra vita passata, carichi di avvenimenti, di fatiche e di dispiaceri ci hanno agguerriti per sempre, anche se siamo un po’ “matoc”, tu e io. Affrontiamo il nuovo Anno con la solita disinvoltura e anche la solita speranza di passarlo bene, meglio forse di quello che sarà. Ti abbraccio con affetto. Buon anno. Virginia”.

(Fondo Virginia Gervasini, AB).