Ugo Ugolini

 E’ giusto rendere omaggio e ricordare con la stessa gratitudine anche coloro che, pur non figurando come partigiani combattenti, rappresentarono l’ossatura organizzativa, logistica, informativa: le coraggiose ”staffette”, giovanissime ragazze o esperti compagni che avevano tenuto duro fin dagli albori delle violenze fasciste.
La famiglia di Ugo Ugolini fu uno dei tanti mirabili esempi di questo fondamentale retroterra partigiano senza il quale, è riconosciuto da tutti, non vi sarebbe stata vittoria definitiva.

 Ugo era nato nella borgata Casanova del comune di Firenzuola, nel Mugello, il 30 luglio 1904, da famiglia contadina che campava con fatica ma dignità sia coltivando un piccolo appezzamento di terra sia prestando servizio presso una famiglia benestante di editori e librai fiorentini di religione ebraica che, eclissatisi prudentemente in seguito alle Leggi razziali, causarono anche la conseguente emigrazione in Maremma degli Ugolini, trovatisi senza il principale punto di riferimento economico.

 Una prima permanenza a Pietratonda di Roccastrada, un breve infruttuoso ritorno a Firenze, di nuovo in cerca di occupazione nella miniera di Gavorrano prima, in quella di di Niccioleta dal 1938.

 In casa Ugolini, da sempre, si respira aria di antifascismo. Ugo, a Firenzuola, ha ancor giovane conosciuto e subito i soprusi e la violenza fisica delle squadracce fasciste: le simpatie per il nascente Partito Comunista d’Italia vengono di conseguenza e sono conservate per tutto l’arco del ventennio, in segreto tra fidati compagni, aspettando e preparando le condizioni per una riscossa, concedendosi qualche rischio in più solo nelle celebrazioni semiclandestine del Primo Maggio.
 Spostata la propria residenza – ancora per motivi economici – nei poderi di Poggio Talpa e, poco dopo, di Montalto, presso la borgata oggi disabitata de La Stima (Montieri), all’indomani dell’ 8 settembre Ugo si attiva in attesa di un’insurrezione auspicata per tanti anni e adesso molto vicina.

 Forte anche della completa condivisione della moglie, signora Paolina Margutti, anch’essa originaria del Mugello, Ugo approfitta della particolare dislocazione del proprio podere: lontano dalle vie di comunicazione principali, nella macchia, prossimo ad alcune gallerie scavate per vecchie ricerche minerarie. Il posto giusto per nascondere partigiani in missione o renitenti alla leva che non tarderanno ad arrivare ed ai quali Ugo dovrà dare ristoro e importanti nozioni, prima di accompagnare di persona alle rispettive formazioni partigiane.

 E’ da questa casa colonica che passano i principali personaggi della Resistenza armata nell’ Alta Maremma: vi sostano i comandanti della XXIIIa Brigata Boscaglia Alberto Bargagna (Giorgio) e Giorgio Stoppa (Paolo) e quelli della IIIa Brigata Camicia Rossa, il maggiore Mario Chirici e il tenente Alfredo Gallistru, o battaglieri caposquadra come ‘Maestro‘ Piombini.
 E proprio qui si svolge il famoso incontro tra le due Brigate partigiane alla ricerca di un riavvicinamento dopo la ‘scissione’ militare ed ideologica avvenuta all’indomani dei tragici fatti del Frassine. Ma il riavvicinamento non avviene.

 Anzi, come ci riferisce la nostra fonte, allora bambino testimone dell’episodio, Ugo deve intervenire urlando per sedare sul nascere un inizio di scontro tra partigiani: qualcuno ha già la mano sulla fondina della pistola, atteggiamento intollerabile per lui, in casa sua e davanti a dei bambini.
 Qui vengono curati Guido Mario Giovannetti ed altri feriti, ospitati per settimane prigionieri di ogni nazionalità sfuggiti ai nazisti ed in attesa di unirsi ai partigiani (4 indiani, un polacco, diversi sovietici … ) in una pericolosa ma felice convivenza con la famiglia Ugolini.

 Durante le missioni di staffetta di Ugo, che spesso durano diversi giorni, il compito di Paolina è oltremodo gravoso: ci sono da portare avanti i pesanti lavori di conduzione del podere, c’è la cura di due bambini ancora piccoli, c’è il compito di vigilanza per i nuovi continui arrivi di renitenti alla leva e di rifugiati, ci sono informazioni da assumere e custodire … Paolina resiste meritandosi la futura riconoscenza di tanti antifascisti.

 A conflitto terminato, Ugo Ugolini risulta ufficialmente come integrante della XXIIIa Brigata Garibaldi ‘Boscaglia‘ ed a lui viene consegnato un attestato di collaborazione firmato dalla Forze Armate Alleate.

 Nel 1945 nascerà il loro terzogenito cui metteranno il nome di Otello Ivan: in memoria dell’amico personale Otello Gattoli, uno dei 5 partigiani uccisi e seviziati dai fascisti al Frassine, e di uno dei soldati ucraini ospitati per molto tempo.
 Nel dopoguerra, Ugo Ugolini continua il suo impegno politico e civile nel Partito Comunista Italiano, in CGIL, nelle istituzioni come rappresentante per dieci anni della frazione di Prata., nel consiglio comunale di Massa Marittima.

 Rimasto persona semplice, solidale, integerrima, Ugo muore precocemente nel 1964 in seguito ad una malattia; è sepolto nel cimitero fiorentino di Trespiano.

 
( Scheda a cura di A.Montalti sulla base della testimonianza rilasciata da Giancarlo Ugolini, secondogenito di Ugo – Massa Marittima 4 giugno 2011 )