Albino Zazzeri

 Figlio di Primo e Caterina Cerri, nasce a Bibbona (Livorno) il 19 maggio 1895. Trasferitosi a Piombino nel 1915, fa il tornitore meccanico agli Alti Forni del ferro e professa idee socialiste. In seguito aderisce al movimento anarchico e alla Camera del lavoro sindacale e nell’autunno del 1916 riceve la corrispondenza indirizzata al fascio anarchico di Piombino. Sorvegliato attentamente, viene segnalato dalla Prefettura di Pisa il 10 novembre come propagandista e organizzatore dei più capaci, nonché membro della Commissione esecutiva della Camera del lavoro sindacale. Nella primavera del 1917 è sospettato di occuparsi del trasporto illegale di esplosivi e di far parte di un’associazione che aiuta i disertori a rifugiarsi all’estero.

Il 23 settembre, in seguito ad una spiata, viene arrestato, insieme a Giulio Bacconi, Gusmano Mariani, Dino Buonriposi, Eligio Pozzi, Firmo Biagetti ed altri compagni d’ideale, in un esercizio pubblico della Venturina, durante un Convegno anarchico clandestino. Rinchiuso nella caserma di Campiglia Marittima, è poi trasferito nel Mastio di Volterra, dove rimane fino al 25 ottobre, quando un’ordinanza del giudice istruttore proscioglie tutti gli arrestati dal reato più grave, rinviandoli a giudizio, davanti al pretore di Campiglia Marittima, per una contravvenzione. Nel 1919 fa parte del Gruppo anarchico “Piero Gori” di Piombino e, al principio del 1921, viene eletto membro della Commissione esecutiva al quarto Congresso della Camera del lavoro sindacale (1) .
 Il due ottobre 1921 il giornale sindacalista di Piombino,  «Il martello», pubblica l’articolo: “Un processo e una data”, in cui Zazzeri (firmandosi: “Onilba”) difende i compagni piombinesi detenuti dal giugno 1920: “Ricordano – scrive – i lavoratori i tragici fatti del 26 giugno 1920 che per la seconda volta le piazze della nostra Piombino furono bagnate del sangue proletario, per causa dell’industrialismo affamatore e della polizia sua protettrice, la quale intendeva riempire gli stomaci vuoti a colpi di mitraglia. Ai fatti tragici seguirono gli arresti in massa, le denunce per bassa vendetta delle vipere velenose, che sempre esercitarono il male stando dietro le quinte. Chi non ricorda il periodo di reazione spietata e bestiale che visse in quei giorni la nostra Piombino, in cui un numero stragrande di operai furono arrestati a casaccio fra i quali molti dei nostri compagni anarchici. Così or sono quindici mesi che languono nelle tetre celle del Mastio di Volterra dodici nostri compagni, rei di essere tali, accusati di tentato omicidio, d’incendio e di rapina…”.

 Dopo la caduta della Maremma grossetana sotto il giogo fascista, Albino aiuta generosamente Corrado e Narciso Portanti, Angiolino Bartolommei, Beroldo Bianchi, Vasco Sacchetti, Goliardo Guidotti, Adamo Petrai e altri anarchici scarlinesi, gavorranesi e follonichesi, che hanno trovato riparo a Piombino, poi capeggia gli Arditi del Popolo, insieme a Domenico Venturini, e il 30 ottobre partecipa, nella città del ferro, al Congresso anarchico maremmano.

 Nella seconda metà del 1922, dopo che le bande fasciste si sono impadronite di Piombino con la violenza, costringendo il sindaco socialista alle dimissioni e distruggendo tutte le sedi proletarie, Zazzeri emigra clandestinamente in Francia e si stabilisce a Marsiglia, da dove fa pervenire le sue sottoscrizioni al giornale anarchico romano «Il libero accordo», insieme ai compagni di fede Paris Pampana, Agostino Taddei (di Monterotondo Marittimo) e Giovannelli.

 Segnalato nel 1926 come “uno dei più ferventi anarchici” italiani, presenti nella città focese, lavora al porto insieme a Bacconi, che ha sposato sua sorella Egle, e il 12 marzo 1928 viene schedato dalla Prefettura di Livorno, la quale sottolinea che “non riscuote buona fama”, che “tiene contegno sconveniente” con le autorità e che è capace di “atti inconsulti”. A Piombino – prosegue il “cenno” biografico – Zazzeri ha partecipato a tutte le manifestazioni sovversive e ha svolto un’intensa propaganda fra i giovani operai; risoluto avversario del regime di Mussolini, è emigrato in Francia per timore delle “rappresaglie” fasciste ed è molto attivo a Marsiglia, dove fa il tornitore meccanico per la Société anonyme nationale mécanique.
Nel 1929 una spia dell’O.V.R.A. indica il rivoluzionario di Bibbona come uno dei “capi” del gruppo anarchico italiano di Marsiglia, insieme a Bacconi, e alla fine del 1930 il Ministero dell’Interno fascista segnala ai prefetti “l’intenzione di gruppi di anarchici residenti all’estero di inviare in Italia un certo numero” di compagni per eseguire attentati terroristici. “Le notizie suddette, che potrebbero trovare una conferma nell’arresto avvenuto in questi ultimi mesi di anarchici pericolosi rientrati clandestinamente dall’estero, vengono ora suffragate da ulteriori informazioni fiduciarie, secondo le quali gli anarchici fuorusciti avrebbero costituito un comitato segreto di propaganda per riunire gli elementi più noti ed audaci del movimento anarchico con lo scopo di dare nuovo impulso alla propaganda anarchica in Italia” e di “preparare azioni terroristiche”. Fra gli anarchici più influenti, che sarebbero collegati al fantomatico Comitato segreto, il Ministero elenca Bacconi, Zazzeri, Domenico Zavattero, Socrate Franchi, Gemisto Vallesi ed altri esuli.

 Nel 1933 i fascisti confermano l’iscrizione di Albino nella «Rubrica di frontiera», nel 1935 segnalano che si è trasferito nel quartiere della Belle-de-Mai e nel 1937 ripetono che milita attivamente nei gruppi anarchici di Marsiglia. Nel 1940 il nostro entra nella clandestinità, facendo perdere le sue tracce, e negli anni successivi partecipa alla lotta di liberazione, collaborando con i partigiani francesi.

Note:

1 –   Il Congresso, che si tenne al Politeama, fu presieduto dall’avv. Umberto Del Corda e da Adolfo Carli. Le relazioni vennero presentate da Riccardo Sacconi, Umberto Del Corda, Egizio Cennini e Giulio Bacconi, che venne eletto segretario dell’organizzazione. Nella Commissione esecutiva entrarono anche Tillo Ticciati e Eligio Pozzi.

Scheda di Fausto Bucci, Rodolfo Bugiani, Gianfranco Piermaria.