Ariosto Sini

 

Figlio di Ruggero e di Rosa Tommasi, nasce a Boccheggiano l’11 marzo 1892 e si guadagna da vivere, lavorando nell’edilizia. Socialista, viene chiamato alle armi nel 1915 e aggregato alla 44ª Batteria someggiata del 1° Reggimento Artiglieria da montagna, dalla quale diserta il 18 agosto 1917.

 Tornato in Maremma, si unisce ai disertori, che si sono rifugiati nelle folte macchie, che si estendono tra Massa Marittima e Roccastrada, e che sopravvivono fra molte e serie difficoltà. Con l’arrivo nei boschi di Tatti, al principio del 1918, del sergente Curzio Iacometti, un anarchico di Monterotondo Marittimo, soprannominato “Il Prete” per gli antichi studi al Seminario di Volterra, che ha disertato a Grosseto e svolge una certa propaganda sovversiva, il gruppo attacca alcune fattorie e case di agrari e benestanti, perché non intende più fare la fame, né dipendere esclusivamente dall’aiuto di contadini e carbonai. Le azioni condotte dalla “Banda del Prete” (questo il nome con cui il gruppo viene denominato) portano all’intervento nella zona di 20 battaglioni di carabinieri, che debellano i disertori e ne catturano molti. Al principio del 1919 i membri della Banda vengono processati dal Tribunale militare di guerra di Firenze.

Presente in aula in stato di detenzione, Sini è condannato all’ergastolo l’11 marzo 1919 (1) , pena poi ridotta a venti anni di reclusione. La Corte infligge, invece, la pena di morte a Curzio Iacometti, Chiaro Mori, Giuseppe Maggiori e Emilio Sacripanti, tutti latitanti, e l’ergastolo a Zaccaria Martini, Angiolino Lelli, Primo Menichetti, Luigi Persi e Giuseppe Sandri.

Ricoverato all’ospedale militare di Firenze, Ariosto evade dalla struttura sanitaria il 10 luglio 1919 e torna – secondo una fonte – a Boccheggiano, dove aderisce al P.C.d’I. e il 31 marzo 1924 affronta un certo Parrini, assestandogli due schiaffi perché costui esibiva il distintivo fascista al bavero della giacca. “Io – gli dice – i fascisti mascalzoni e tiranni che portano il distintivo li pago sempre con gli schiaffi e bastonate”. Parrini lo denuncia e i carabinieri cercano di arrestarlo, ma Sini ha già lasciato Boccheggiano, diretto a Torino, da dove emigra clandestinamente.

Entrato nel Belgio, fissa la residenza a Marcinelle, morendo nel carcere belga di Barba (?) nel gennaio 1924 (?), mentre, secondo un’altra fonte, viene nuovamente arrestato in Italia il 5 settembre 1925.

Note:

1 – Sini era accusato di diserzione e di altri reati connessi all’attività della Banda del Prete.

 

Scheda di Simonetta Carolini, Fausto Bucci, Gianfranco Piermaria