Angelo Ancillotti

Nato a Marciana Marina il 25 agosto 1899, segue i genitori a Portoferraio nel 1902. A scuola si dimostra – raccontano le fonti di polizia – “subito intelligente, ma di carattere violento” e a diciotto anni comincia a lavorare da operaio agli Altiforni del ferro. Chiamato alle armi dopo la disfatta di Caporetto, viene mandato in zona di guerra con il 3° Genio Telegrafisti. Congedato, accompagna, nell’aprile 1920, Errico Malatesta in un giro di conferenze all’isola d’Elba e viene fotografato con lui a Civitavecchia.

Ritenuto l’autore delle scritte: “Morte a Mussolini”, apparse su alcuni muri di Portoferraio, raccoglie in seguito 70 lire di sottoscrizioni per «Umanità nova» e il 13 giugno 1922 è condannato in contumacia dal Tribunale di Portoferraio a due mesi di arresti per “grida sediziose”. Emigrato in Francia prima della marcia su Roma, si stabilisce a Marsiglia e il 25 aprile 1926 è segnalato a Mentone, dove sarebbe andato per impedire le celebrazioni del cosiddetto “Natale di Roma”.

Legato a Antonio Cherici (un anarchico volontario in Spagna), è sospettato nel settembre 1926 di preparare un attentato a Mussolini, insieme a Quisnello Nozzoli (alias “Cubo Cartei”), a Dario Castellani e ai fratelli Tinacci, tutti “elementi pericolosissimi”. Il 9 ottobre seguente viene schedato dalla Prefettura di Livorno e il 23 febbraio 1927 interviene a una riunione organizzata dai comunisti francesi alla Bourse du Travail di Marsiglia, dove si fa notare per le sue proteste violente contro le deportazioni degli anarchici russi in Siberia. Nel maggio 1928 è sospettato di aver aggredito due carabinieri italiani in servizio nella città focese e in seguito viene segnalato perché si è trasferito a Valencienne, dove fa il rappresentante di una casa editrice di romanzi.

Anarchico antiorganizzatore, nel 1929 svolge la stessa attività professionale a Parigi e nel 1933 è inserito dai fascisti italiani nella prima categoria dei nemici della dittatura, gli attentatori, insieme a Giulio Bacconi, a Enzo Luigi Fantozzi, a Menotti Gasparri, a Ilio Barontini, a Livio Bixio Falchini ed altri oppositori emigrati. Nel 1936 subentra a Umberto Marzocchi (partito per la Spagna, dove combatterà nella Sezione italiana della Colonna Ascaso della C.N.T.-F.A.I.) alla direzione della Libreria moderna di Lille, e durante la seconda guerra mondiale rimane ancora in Francia. Rientrato in Italia dopo il 1945, è attivo nell’isola d’Elba, da dove sostiene il «Seme anarchico» di Torino con le sue sottoscrizioni.

Ancillotti muore a Portoferraio il 13 maggio 1977.

(Scheda di Fausto Bucci)