Luigi Canzanelli, il “tenente Gino”

Tra i principali personaggi di alto rilievo morale che hanno contraddistinto la Maremma nel periodo 1943-44, spicca netta la figura del sottotenente Luigi Canzanelli, al quale è intitolato l’edificio dell’ex distretto militare di Grosseto ed una piazza a Montemerano.

L’ufficiale, immediatamente dopo l’8 settembre, si fece carico di organizzare le prime formazioni partigiane e,coadiuvato dall’amico sottotenente Lucchini, coordinò e diresse la Resistenza maremmana riunendo e comandando diverse bande poi definite nell’insieme VII° raggruppamento patrioti Monte Amiata, che operò in una vasta zona che va da Montalto di Castro-Manciano a Campagnatico-Cinigiano. Sempre attivo e dinamico, protagonista in prima fila di innumerevoli azioni contro repubblichini e tedeschi, il “ tenente Gino “, troverà poi la morte in agro di Murci, in un feroce scontro a fuoco notturno con i fascisti insieme al suo attendente soldato Giovannino Conti, giovane contadino mancianese.

Nato al Cairo di Egitto il 21 ottobre 1921, Luigi Canzanelli nel 1933 si era trasferito a Milano con la mamma Giustina ed i fratelli Arnaldo ed Elena (il padre ra morto pochi giorni prima della sua nascita).A Milano, dopo il Liceo si iscriverà al Politecnico e nel 1941 verrà assoldato in un reparto di artiglieria. L’armistizio dell’8 settembre lo troverà di stanza a Roselle con il grado di sottotenente, operativo in una batteria di artiglieria. E’ davvero straordinario come sia rimasto nitido nella memoria popolare il ricordo di questo giovane ufficiale che, soprattutto dai più anziani, verrà quasi mitizzato, non solo per le sue gesta caratterizzate da coraggio ed ardimento ma anche per la sua generosità, la sua pensosa cordialità, la sua cultura (conosceva quattro lingue) ed il suo amore per la musica. Nel luogo della sua morte, lungo una carrareccia tra Murci e Pomonte è ricordato da un cippo che gli abitanti del luogo già fecero erigere nel 1945 e dove, ogni anno, nelle prime festività di maggio viene onorata la sua memoria insieme a quella del suo attendente.

Verrà insignito della medaglia di argento alla memoria e riceverà la laurea ad honorem in ingegneria industriale dal Politecnico di Milano nel 1950.

( Scheda di Nedo Bianchi tratta dal suo libro  Il tenente Gino e il soldato Giovanni, Edizioni ETS Pisa 2007 ).

 _____________________________________________________________________

Appendice:

La storia di Luigi Canzanelli, il Tenete Gino, messa sotto forma di ballata da Pardo Fornaciari, compagno e  intellettuale livornese, figlio del partigiano della XXIIIa Brigata Garibaldi “BoscagliaPierino Fornaciari (Pedro) del quale abbiamo inserito un’ ampia biografia.

IL TASSELLO NELLA PORTA

  Otto settembre il re era scappato
I due sottotenenti Antonio e Gino
Poiché l’onor d’Italia va salvato
Sprezzan l’esercito repubblichino
Da Grosseto con armi e munizioni
Parton per ricongiungersi col fronte
Ma pel disastro dei  collegamenti
Montemerano, si fermano lì.
   La resistenza formano a Manciano
Ce li sorprende la brigata nera
Ma ‘un posson restar dei fascisti in mano
E da Arcidosso scappan di galera
Poi nella macchia tra Murci e Scansano
Fanno il campo e così da mane a sera
Con la sua bonomia con la sua flemma
Gino conquista i cuori di Maremma
          Gino Lucchini è un comandante
          Che fa tremar le vene i polsi
          Ai neri, che abbian coraggio o che sian bolsi
          E’un guerrigliero un partigiano
          Che combatte per l’Italia
          Per l’ideale di giustizia e libertà!

   A gennaio l’inverno era feroce
con altri due parte il tenente Gino
c’è un ponte della Fiora sulla foce
usato dai Tedeschi per Cassino.
Di notte con Leonardo e con Liviano
Lo minano e ritornano a Manciano
In tempo per l’assalto al Legaluppi
Dove son sgominati  i neri gruppi.
   Al campo partigian del Pelagone
Son radunati da tanti paesi
Ma soprattutto c’è d’ogni nazione
Rappresentanza d’uomini coesi.
C’è perfino un austriaco disertore
Americani, russi, zelandesi,
spagnoli, indiani ed infine inglesi
contro il nazifascismo a guerreggiar!
          La formazione si rafforza
          E trova l’unificazione
          Con i tigrotti di Maremma al Baccinello
          E la guerriglia partigiana
          Rende ogni reazione vana
          alla guardia nazional repubblicana.

    Tredici marzo del Quarantaquattro
Giù dalle Caprarecce i partigiani
Scendon a Murci pe’svuotar l’ammasso
E affamare i fascisti ed i germani
    Distribuiscono granaglie a tutti
La gente insomma avrà di che mangiare
I neri, delinquenti e farabutti
Per la fame si mangeran le man!
   A Roccalbegna una sera Gino
Va allo spettacolo dentro il teatro
Poi scrive ai fasci del dopolavoro
Loda la recita che han fatto loro!
   A Preselle gli uffici di questura
Sono assaltati e tutti saccheggiati
Così il tenente, uom senza paura
Si rifornisce d’armi e munizion!
          Mentre i fascisti ancor più odiosi
          Si rendon a tutta la gente
          Che o li combatte, o non li aiuta punto
          E la coscienza dell’Italia nuova da ricostruire
          E’proprio Gino  che la insegna e fa capire

   Mentre in Maremma sboccia primavera
La formazione del tenente Gino
Protetta dallo scuro della sera
Decide: va in azion su Samprugnano
    Brinci e Faenzi giocano a tressette
Li acciuffano, li fanno prigionieri
Però ci manca ancora il maresciallo
A completare la squadraccia de’neri
    Con lor Carlucci aveva assassinato
Un giovan renitente a Santa Fiora
Lo intravedon dai vetri a malapena
Seduto al tavolino della cena
   Bussano e la su’ moglie va ad aprire
Gli grida, Luca attento c’è i ribelli
L’uccide un colpo che trapassa il legno
Nella porta un tassello resterà.
          Al campo della formazione
          Dicon se uno di voi scappa
          Quello che resta sarà fucilato
          Ma fugge il Brinci e chiama i suoi
          Per fare un rastrellamento
          Però il Faenzi non lo salverà nessun!

    Dopo l’umiliazion di  Samprugnano
I neri cercan chi gli ha dato appoggio
Chiedono ai contadin dei casolari
frugano campo, bosco valle e poggio
    Entrano nella scuola elementare
Interrogan gli alunni, che stan zitti
I capoccia avean detto: non parlare!
E nessun bimbo la su’ bocca aprì
     Però il sette di maggio l’imboscata
scatta e Giovanni Conti primo cade
Gino benché ferito non s’arrende
Ingaggia i neri che lo voglion prènde’
    Così si sgancian gli altri i partigiani
Che sfuggono alla caccia dei fascisti
Ma su’ corpi di Gino e Giovannino
Si sfoga bruta la rabbia dei tristi
          L’amor del popolo che gemma
          Nei cuori della sua Maremma
          Lo fa immortale per ogni uomo e donna
          per noi suoi eredi che viviamo
          La libertà che ci ha donato
          Gino è una luce di ideale e civiltà!