Gunter FRICHUGSDORF, “Gino”.

Austriaco, nasce – sembra – verso il 1920 a Vienna, studente di architettura, pittore, arruolato nell’esercito hitleriano dopo l’annessione dell’ Austria al Reich millenario, del quale è avversario convinto.
Giunto in Italia, diserta nell’ottobre 1943 dalle colonne naziste e si unisce, per breve tempo, a una banda partigiana nei pressi di Scarlino, dove incontra Libertario Portanti, un giovane rientrato dalla Francia dove era stato esule con il padre Narciso, noto militante anarchico. Poi il pittore raggiunge Grosseto, insieme ad un altro disertore tedesco, come ricorda Bruno Bonacorsi, che qualche giorno dopo incontra i due fuggiaschi nei dintorni del capoluogo.
In seguito Frichugsdorf si trasferisce in località “Fagnina”, a 2 Km da Maiano Lavacchio, nel podere dov’era sfollato il poeta Mario Cipriani e nel quale rimane per qualche mese, prendendo il nome di “Gino”. Alla fine di febbraio segue gli altri ‘ragazzi’ nel bosco di Monte Bottigli e, dopo l’irruzione dei fascisti nelle capanne, riesce a fuggire alla macchia.
Ripresentatosi la sera del 23 marzo al podere Lavacchio, viene aiutato per alcune settimane dai Corsetti e da altre famiglie della zona a vivere nei paraggi, in una condizione di assoluta clandestinità. Più tardi dimora per qualche tempo al Baccinello, dove il padre del renitente fucilato Alfiero Grazi, Damaso, si reca per portalo a casa sua: una specie di adozione. Infatti, a Cinigiano, i Grazi lo ‘’tennero come un figlio’’ come riferiscono tante testimonianze.

In quel tempo studia assiduamente la nostra lingua, ricorrendo qualche volta all’aiuto dell’insegnate Giselda Fabiani, la vedova di un altro renitente fucilato, Mario Becucci,  che ancora negli anni ’90 lo ricorda ‘’per il suo aspetto buono’’. Nel cimitero di Cinigiano, intanto “Gino” affresca la cappella dove riposa il suo compagno Alfiero Grazi per poi ritornarsene – quattro o cinque anni più tardi – nella sua Austria, dove si sono perse le tracce.
A quest’uomo – come agli altri ”stranieri” della Resistenza nella nostra terra (i Rodrik, i Greven, gli Ivan, i Moos caduti per la liberazione della nostra provincia maremmana) – dobbiamo almeno un po’ di gratitudine.
A “Gino” è riconosciuta la qualifica di Patriota dal 27 aprile al 20 luglio 1944.

 

 

Dal volume ”A Monte Bottigli contro la guerra” di Corrado Barontini e Fausto Bucci [ La Ginestra – Follonica 2003 ].