Giulio Papi

Nato a Campiglia Marittima il 7 ottobre 1885, si trasferisce a Piombino, dove viene assunto come operaio agli Alti forni del ferro. Abbracciate le idee libertarie, si iscrive alla Camera sindacale del lavoro ed il primo maggio 1909 impedisce a alcuni crumiri di entrare in fabbrica. Denunciato per “attentato alla libertà del lavoro”, subisce, il 5 giugno 1909, una condanna a tre mesi di carcere dal Tribunale di Volterra. Segnalato dal Ministero dell’Interno il tre giugno 1911 per una sottoscrizione a un giornale anarchico, è un compagno combattivo, che tiene un contegno sprezzante verso le autorità. Dopo la prima guerra mondiale partecipa alle agitazioni del biennio rosso e collabora con Riccardo Sacconi e Giulio Bacconi, segretari della Camera sindacale del lavoro, dei cui organismi fa parte. Militante molto apprezzato, nel 1921 aiuta Giovacchino Bianciardi, a Beroldo Bianchi, a Narciso Portanti, a Vasco Sacchetti e ad altri anarchici di Scarlino, Follonica, Boccheggiano, Massa Marittima, obbligati dagli schiavisti in camicia nera ad abbandonare la Maremma grossetana. Nell’estate del 1922, dopo l’uccisione del fascista piombinese Giuseppe Salvestrini, e le devastazioni – in una selvaggia “notte di italianità” – delle sedi proletarie della città del ferro, viene aggredito, insieme al fratello Alessandro, dalle camicie nere (“trenta contro due”) e ridotto a mal partito, tanto da dover essere ricoverato in ospedale. Lasciata Piombino, emigra clandestinamente in Francia, stabilendosi a Sedan. Inserito nella «Rubrica di frontiera» per la perquisizione e la segnalazione e descritto, il 15 luglio 1929, come individuo dai capelli neri, naso affilato e corporatura robusta, rimane fedele negli anni successivi alle idee libertarie, che ha sempre professato, e muore a Premonté, in Francia, il 21 aprile 1935, ad appena 49 anni.

 

Fonti: ACS, CPC, ad nomen.

( Scheda di Simonetta Carolini e Gianna Ciao Pointer – www.radiomaremmarossa,it ).