Eaco De Pirro

 

Figlio di Vincenzo e Fulvia Roncolini, nasce a Porto Santo Stefano il 2 novembre 1884. Marittimo, professa idee repubblicane e coltiva sentimenti anticlericali. Sprezzante verso le autorità, viene condannato, il 6 marzo 1909, a una multa di 150 lire dalla Pretura di Orbetello per oltraggio a un agente della forza pubblica. Denunciato per vilipendio alla religione, è amnistiato il 30 aprile 1919, mentre il 21 dicembre 1921 si vede infliggere un mese di reclusione dal Tribunale penale di Grosseto per oltraggio.

Iscritto al P.R.I., si identifica con quei repubblicani che non si lasciano ammaliare dal montante fascismo e, dopo la marcia su Roma, fa apertamente propaganda contro il governo di Mussolini. Le carte di polizia lo descrivono come un uomo alto 1,74, di corporatura grossa, dalla fronte spaziosa, che porta i “baffi all’americana”. L’11 aprile 1925 il nostro si trova nell’isola della Maddalena. In Italia infuriano le polemiche sul selvaggio assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti, che vede implicati – con gravissime responsabilità –  i massimi esponenti fascisti. Nell’isola sarda De Pirro avvicina il marinaio in servizio di leva Pierino Rinola e gli mostra le copie del memoriale di Filippelli e di una lettera dI Cesarino Rossi, poi gli dice che l’omicidio di Matteotti è stato ordinato da Mussolini e che il governo fascista impone il silenzio al paese con il moschetto dei carabinieri e lo invita a mostrare i due documenti ai commilitoni. Rintracciato e fermato dalla forza pubblica nelle ore successive, è sottoposto a una perquisizione personale, che porta al sequestro di una copia del memoriale Rossi. Subito denunciato, viene tuttavia prosciolto il 12 agosto 1925 dal giudice istruttore di Tempio in virtù dell’amnistia predisposta dal governo fascista per sottrarre alla galera gli squadristi, che si sono macchiati di gravi reati.

Il 23 maggio precedente il prefetto di Sassari ha ordinato che su di lui (ritornato frattanto a Porto Santo Stefano) venga “esercitata assidua vigilanza”, trattandosi di elemento contrario al “governo nazionale”. Dopo essersi visto rifiutare nell’aprile 1925 il nulla osta per lavorare sulle navi che vanno all’estero “perché ritenuto di sentimenti repubblicani e avversario del fascismo”, De Pirro è obbligato, dopo le leggi eccezionali  che nel novembre 1926 hanno instaurato la dittatura, introdotto la pena di morte e mandato in galera e al confino migliaia di oppositori, a munirsi di carta di identità in quanto nemico del regime e il 12 dicembre 1930 è segnalato dalla Questura di Grosseto al Ministero dell’Interno come “avversario accanito del fascismo, del quale non apprezza le idee ed i metodi”, e “capace di favorire il fuoruscitismo” (cioè gli espatrii clandestini) e di compiere “azioni antinazionali”.

 Proprietario e capitano di un veliero, che si chiama “Assunta E.”, Eaco emigra illegalmente via mare, il 18 giugno 1932, da Porto Ercole insieme alla moglie, alla figlia e ad alcuni ufficiali e marinai e approda a Villefranche – sur – Mer (Marsiglia) il 22 giugno. Collegatosi alla direzione del P.R.I. e agli esponenti repubblicani Cipriano Facchinetti e Primo e Vittorio Wongher (gli ultimi due suoi compaesani), li invita sul battello il 30 giugno per festeggiare l’espatrio, e, addobbato il veliero con le bandiere rosse, ripete che intende lottare risolutamente contro la dittatura, sottolineando, inoltre, che “dopo tanto” ha “la soddisfazione di rialzare per la seconda volta la bandiera repubblicana”, quindi, tagliata la parte del tricolore con lo “scudo sabaudo”, la sostituisce con un pezzo di panno bianco, mentre i presenti gridano: “Abbasso il fascismo! Abbasso Mussolini!” e cantano inni sovversivi e la moglie di Primo Wongher dice: “Questo scudo si dovrebbe mandare in Italia, metà al duce e metà al re”. Denunciato per l’espatrio clandestino il 24 agosto 1932 e successivamente prosciolto grazie all’amnistia del cosiddetto “decennale” della marcia su Roma, mantiene negli anni seguenti (malgrado le difficoltà economiche) gli impegni, presi al suo arrivo in Francia, e a Marsiglia e a Nizza, dove si è stabilito alla fine del 1933, partecipa assiduamente alle riunioni, assemblee e comizi degli antifascisti, insieme a Luigi Tagli, Giacomo Gessi, Celestino Roncati, Romolo Rossi, Alessandro Sillani, Francesco Volterra, Fernando Schiavetti, Egidio Reale, Alfredo Magnani, Raffaello Bellucci, Bruno Carmignani, Duilio Balduini, Giulio Perini, Giuseppe Mazzini, Pietro Fancelli, Andrea Caprini e Ottavio Mazzetti. In contatto con “Giustizia e libertà”, il movimento antifascista fondato da Carlo Rosselli dopo la fuga da Lipari, De Pirro non soltanto si propone di sbarcare in Italia per “provocare disordini” contro la dittatura (come sostengono i fascisti), ma cerca anche di collegarsi, tramite la suocera, che abita a Roma, all’ex deputato repubblicano Giovanni Conti, anch’egli residente nella capitale, e molto conosciuto nella Maremma grossetana, per mettere in piedi una rete clandestina repubblicana nella penisola.

 Allarmato dalle iniziative dell’esule, il capo della polizia di Mussolini comunica ai prefetti italiani il 20 novembre 1935, mediante un telegramma circolare, che De Pirro ha fornito ai dirigenti di “Giustizia e libertà” di Parigi “suggerimenti pratici per preparazione movimento rivoluzionario Italia ed egli stesso sarebbesi dichiarato pronto qualsiasi atto contro regime”. Quindi Bocchini ordina ai destinatari dei telegrammi di intensificare la vigilanza ai valichi di frontiera e ai porti per arrestarlo “qualora tentasse entrare Regno”.

La vicenda di De Pirro volge però alla fine. Il 10 dicembre 1935 il repubblicano di Porto Santo Stefano muore tragicamente, schiacciato dai respingenti di un treno, mentre faceva il manovale sulla linea ferroviaria di Nizza.

Appendice.

Il 20 dicembre 1935 il settimanale «Giustizia e libertà», organo dell’omonimo raggruppamento antifascista, fondato da Carlo Rosselli, Emilio Lussu e altri esuli, ricordò e rese così omaggio al militante repubblicano Eaco De Pirro, deceduto dieci giorni prima in seguito ad un “atroce infortunio” sul lavoro:
Nizza, dicembre.
Giovedì 12, in presenza di una folla commossa di amici e di antifascisti sono stati celebrati, in forma civile, i funerali del compagno Learco [Eaco] De Pirro, vittima di un atroce  infortunio sul lavoro. Il carro funebre era interamente coperto di mazzi e di corone di garofani rossi. Fra le molte abbiamo notato quelle offerte dalla sezione della «Lidu», dal P.R.I., dai compagni di lavoro del cantiere Crocioni ecc. I cordoni erano tenuti dai compagni Tonello per il P.S.I., Celestino Roncati per il P.R.I., presidente della «Lidu» sezione di Nizza, [Ottavio] Mazzetti per la «Lidu», Babacci per gli amici.
De Pirro era una delle figure più caratteristiche dell’antifascismo italiano rifugiatosi a Nizza. Vecchio militante del P.R.I., fin da [lacuna].
Un episodio del suo spirito entusiasta: capitano marittimo, scoppiata la guerra nel 1914, passando sul divieto allora posto dal governo francese e malgrado la vigilanza delle autorità militari italiane, al comando di una piccola nave riusciva a sbarcare a Villafranca nel settembre di quell’anno la prima compagnia di volontari garibaldini, capitanata da Eugenio Chiesa. Con il fascismo fu costretto ad emigrare. Si adattò ai mestieri più umili e pesanti, dando esempio di spirito di sacrificio e di dignità, e fu durante il suo faticoso lavoro che venne schiacciato da una macchina e ucciso. Alla fedele compagna, alla figliola, G.L. invia un saluto commosso
”.

 

(Scheda di Simonetta Carolini, Fausto Bucci, Aldo Montalti, Claudio Gregori e Gianfranco Piermaria – La foto di Eaco De Pirro è tratta dal sito www.pilarellai.net su gentile concessione della figlia Franca e della Redazione del sito)