Egisto CANTINI

 Figlio di Attilio e di Fortunata Sarnelli, nasce a Livorno il 10 agosto 1900 e fa il manovale e il cameriere. Anarchico, viene aggregato il 3 marzo del ’18 al 41° reggimento fanteria e mandato al fronte, dove resta fino alla smobilitazione. Richiamato alle armi nel ’21, è dislocato a La Spezia, dove, unitosi ai lavoratori, partecipa alle agitazioni proletarie. Tornato a Livorno, emigra clandestinamente in Francia nel ’23, dopo essere stato bastonato e minacciato di morte dagli squadristi. Stabilitosi a Marsiglia, fa parte dei gruppi anarchici italiani, sorti nella città focese, ed interviene alle manifestazioni di protesta contro le condanne a morte di Vincenzo Sacco e Bartolomeo Vanzetti. Nel marzo del ’27 è in rapporti epistolari (considerati “assai sospetti” dai fascisti) con l’anarchico livornese Lanciotto Corsi, che sarà assegnato al confino di lì a poco, e in maggio partecipa alla festa per i figli dei carcerati politici, organizzata dagli anarchici al Bar Coulomb.

Il 4 giugno viene schedato. Il “cenno” della Prefettura labronica recita che nutre idee libertarie e ha corporatura snella, viso ovale, spalle larghe e andatura svelta, che veste abitualmente da operaio e ha espressione seria; di carattere vivace, quando stava a Livorno si comportava bene con la famiglia ed era lavoratore assiduo: “ Preferiva la compagnia di comunisti, ma non svolgeva aperta propaganda, per cui non era noto come sovversivo. Nel 1923 emigrò clandestinamente in Francia, a Marsiglia, dove si è fatto notare per l’attività politica sovversiva ed antifascista che esplica ”.

Nel novembre del ’27 Cantini sottoscrive due lire per «La Diana», il periodico libertario di Paolo Schicchi, che le registra il 1° dicembre, insieme alle offerte di Angiolo Mario Bruschi e di altri compagni e ai contributi dello “Strega” e del Gruppo “Renzo Novatore”. Iscritto nella «Rubrica di frontiera» per le misure di perquisizione, vigilanza e segnalazione, Egisto lavora a La Seyne – sur – Mer per la Cooperativa Monsocchio, diretta dall’anarchico Sandonini, fino alla proclamazione della Repubblica spagnola (aprile del ’31), quando decide di andare nella penisola iberica. Valicati i Pirenei, le sue aspettative svaniscono e la sua condizione diventa talmente difficile da indurlo, al principio del ’32, a farsi rilasciare dal Consolato italiano di Málaga un foglio di via per il rimpatrio. Imbarcatosi sul piroscafo “Tre Marie”, diretto in Italia, ne scende al porto di Alicante, rientrando a Marsiglia su un’altra nave.

Quattro anni dopo, nel novembre del ’36, torna in Spagna per arruolarsi nelle milizie libertarie. Volontario nella Sezione italiana della Colonna “Ascaso” della C.N.T. – F.A.I. (la cosiddetta Colonna Italiana), combatte sul fronte aragonese, a Almudévar (22 – 23 novembre del ’36), sotto il comando di Carlo Rosselli, e al Carrascal de Huesca (7 – 11 aprile del ’37), sotto quello di Tommaso Serra e Antonio Cieri, facendosi apprezzare per il coraggio e l’esperienza militare. Iscritto dai fascisti nel «Bollettino delle ricerche» per l’arresto, si oppone a Barcellona, nel maggio del ’37, ai comunisti e agli altri “nemici della rivoluzione”, passati “all’aggressione premeditata, nell’intenzione di sbarazzarsi delle forze libertarie” e liquidare le conquiste del “movimento di luglio”, poi, dopo sei mesi trascorsi in prima linea, torna in licenza a Marsiglia, dove vive la sua mamma, che è cieca.

Al principio di giugno va al Bar Artistic, nel “quartiere rosso” della Belle – de – Mai, per ascoltare il deputato del P.C.F., Jean Cristofol, che esalta nel suo comizio le Brigate Internazionali e il ruolo dei comunisti in Spagna. Senza lasciarsi intimidire dalle scomposte reazioni del pubblico, formato quasi tutto da elementi staliniani, Cantini prende la parola per condannare il Fronte popolare spagnolo e affermare che “ i vostri compagni comunisti di Spagna sono dei veri assassini e controrivoluzionari al servizio del capitalismo internazionale! Io ho visto parecchi compagni di trincea morire per mano dei vostri amici, che, a dire la verità, non sono mai stati sulla linea di fuoco ”. Aggredito a seggiolate e minacciato di morte, viene avvicinato, verso le 12 del 7 giugno, da un gruppetto di comunisti, incaricati di assassinarlo dalla “Ceka rossa” di Marsiglia, che lo feriscono con due proiettili al petto e al braccio destro. Malgrado la gravità dell’emorragia (lascia in terra una lunga scia di sangue), il nostro risale rue Sainte – Victorine e si trascina penosamente fino all’abitazione di un suo cugino, dove spira quasi subito.

I giornali francesi raccontano che nella sparatoria sono rimasti feriti anche il materassaio Enrico Braccini, di 34 anni, nato e residente a Marsiglia, in rue Danton, 5, e la vedova Marie Bettini, di 58 anni, dimorante in rue de Jet-d’Eau, 11, e concludono che l’assassinio di Cantini è stato l’epilogo “della battaglia oratoria della domenica precedente”. La tesi che l’anarchico livornese si sia suicidato, dopo un conflitto a fuoco, viene esclusa dall’autopsia, dalla quale risulta invece che è stato raggiunto da due colpi, il primo dei quali mortale. L’11 giugno il console fascista di Marsiglia telegrafa al Ministero dell’Interno: “ Ho l’onore di riferire che il 7 andante il noto anarchico in oggetto indicato è stato ucciso sulla pubblica strada, a colpi di rivoltella. Il Cantini si era recato, quale volontario, in Spagna e ne era tornato da poco disgustato per il trattamento subito e disilluso dal disordine regnante ovunque. Egli non faceva mistero di queste sue impressioni, e pare che recentemente abbia sostenuto, qui a Marsiglia, un contraddittorio in una riunione comunista in favore della Spagna. Anche in seguito al dissidio fra anarchici e comunisti dopo gli avvenimenti di Barcellona, sembra che i comunisti avessero deciso la soppressione del Cantini. Finora l’inchiesta della Polizia non ha dato risultati concreti, Alla mischia nella quale fu ucciso il Cantini, fu gravemente ferito il francese Braccini Enrico di Giuseppe, nato a Marsiglia il 5-6-1902 e militante, a quanto sembra, nelle file comuniste ”.

Dal canto suo il foglio stalinista «Rouge – Midi» calunnia Egisto, sostenendo falsamente – per la penna di Maurice Marcel – che simpatizzava per il “Parti populaire français”, la formazione fascista transalpina, fondata dall’ex dirigente comunista Jacques Doriot, e che sarebbe stato “ ucciso per errore da uno dei suoi amici, che sparava sui militanti antifascisti ”.

 

Tratto da: Bucci, Fausto. Carolini, Simonetta. Gregori, Claudio. Piermaria, Gianfranco. “ Il rosso, il lupo e Lillo ”. Gli antifascisti livornesi nella guerra di Spagna, Follonica: La Ginestra, 2009.