Alessandro Iacoponi

Figlio di Angelo e Palmira Conaccini, nasce a Livorno il 28 novembre 1898 e fa il facchino di porto.

 Socialista, prende parte alla prima guerra mondiale e, dopo la scissione del P.S.I. nel gennaio 1921, è tra i fondatori del P.C.d’I. a Livorno, insieme a Ilio Barontini e ad altri compagni. Al contrario dei bordighisti (maggioritari nel partito), è favorevole al movimento degli Arditi del Popolo, al quale aderisce con convinzione, partecipando attivamente alla lotta contro il montante squadrismo fascista.

 Cognato dell’anarchico Corrado Faiani, e vicesegretario dei giovani comunisti livornesi, viene arrestato dalla milizia fascista la notte dal 9 al 10 giugno 1924, insieme al fratello Natale Vasco (2), e denunciato per complotto contro la sicurezza dello Stato, venendo però rilasciato il 20 giugno, per insufficienza di indizi.

 Nel novembre 1925 è fermato dalla forza pubblica in via Vittorio Emanuele, ancora insieme al fratello Natale Vasco, a Gino Ceccarelli e a Giuseppe Baldacci. Ceccarelli ha due copie de «L’Unità», a Natale Vasco Iacoponi viene sequestrata una lettera indirizzata agli anarchici livornesi Vezio Del Nudo e Silvano Paolotti, ambedue esuli a Marsiglia.

 Il 30 marzo 1926 il facchino anarchico Oreste Lunardi, detto “Orestino Bellognù”, è intento a virare le “imbracate” sulla coperta di una nave, attraccata al porto di Livorno, quando, urtato violentemente da un carico, precipita nella stiva da oltre venti metri di altezza, dopo aver gettato “un grido straziato”. “Abbasso lavoravano i fratelli Pietro, Oscar e Silvio Ferrari, i quali hanno visto il corpo abbattersi come un bolide con un colpo sordo: ‘È Orestino, è il povero Lunardi’. Curvati sul caduto i tre fratelli lo hanno chiamato, gli hanno sollevato il capo: tutto inutile, ché ormai il povero Lunardi non dava segno di vita”. Le autorità vietano il corteo funebre, temendo che possa dare luogo ad una manifestazione antifascista, e il primo aprile le forze dell’ordine scortano la bara di Lunardi, seguita soltanto dai familiari, fino al cimitero dei Lupi.

 Per protestare contro il divieto e per esprimere la propria solidarietà al defunto i facchini fanno fischiare le sirene dei piroscafi, presenti nel porto, e respingono, tirando dei pezzi di carbone, i motoscafi delle guardie portuali, accorse  per porre fine all’agitazione. Carabinieri, polizia e milizia fascista arrestano, come ispiratori, organizzatori ed esecutori materiali della protesta, Alessandro Iacoponi, Oscar Ferrari, Carlo Rossi, Mario Pannocchia, Corrado Faiani, Antonio Alinghieri, Armando Gabriellini, Manlio Del Guerra, Nello Lischi, Lanciotto Corsi, Luigi Politi, Lanciotto Cinali, Dino Tomei, Lanciotto Lilla, Ivo Mataresi, Menotti Semboloni ( o Semoloni), Galliano Branchetti, Otello Lorenzi, Ulster Conti e Mario Mignali e li denunciano “per pubblica intimidazione per la morte in infortunio sul lavoro” (2).

 Nel dicembre 1927 Iacoponi viene diffidato come oppositore dalla Commissione provinciale di polizia e il 17 gennaio 1928 subisce la schedatura. Il “cenno” della Prefettura labronica recita che è “conosciutissimo per le sue idee comuniste, ed acerrimo nemico del fascismo”; di carattere taciturno, riceveva da Milano – prosegue la scheda – il periodico «Gioventù comunista», che diffondeva a Livorno; il 9 ottobre 1924 è stato sorpreso mentre cercava di riorganizzare, insieme a un gruppo di giovani, la sezione giovanile comunista e durante la perquisizione della sua casa sono stati sequestrati – continua il documento – molti timbri, tessere e circolari del partito, indirizzate a lui e al fratello Natale Vasco, pure lui accanito comunista.

 Il 29 luglio 1929 Alessandro viene fermato per motivi di pubblica sicurezza, insieme ad altri antifascisti, perché le autorità temono che possano organizzare il primo agosto anche a Livorno la manifestazione contro la guerra, che è stata proclamata dall’Internazionale comunista. Liberato il 2 agosto, il nostro viene incluso, al principio degli anni Trenta, fra gli oppositori da arrestare in determinate circostanze, poi, nel 1933, è fra gli organizzatori, insieme a Arturo Silvano Scotto e a Dogali Simoncini, dei funerali di massa dell’ex confinato politico comunista Mario Camici, ai quali intervengono diverse migliaia di popolani e lavoratori. Fermato il 30 marzo (alle esequie è seguita l’esplosione notturna di alcuni ordigni scagliati contro il comando della milizia e il Dopolavoro fascista di San Marco), è scarcerato il 5 aprile 1933. Successivamente collabora con la rete comunista clandestina, fondata da Arturo Silvano Scotto, dalla quale si distacca, non condividendone la linea, a suo avviso moderata, e dà vita ad un gruppo di “comunisti di sinistra”, che si collega a un altro nucleo di dissidenti, capeggiati da Aramis Guelfi.

Arrestato il 20 gennaio 1935, quando la rete clandestina labronica viene smantellata, è deferito alla Commissione provinciale, che il 15 aprile 1935 lo ammonisce per due anni. Prosciolto dal monito dopo la “proclamazione dell’impero” (in seguito all’aggressione fascista contro l’Etiopia), è vigilato fino al 1943.

Membro, dopo la Liberazione, del comitato direttivo della sezione centro dell’A.N.P.P.I.A. di Livorno, muore nella città portuale nel 1973.
Note:
1 – Natale Vasco Iacoponi era segretario dei giovani comunisti di Livorno.
2 – Un altro promotore della protesta, Ugo Chiappe, si rese latitante.

 

Scheda di Simonetta Carolini, Claudio Gregori, Gianfranco Piermaria e Fausto Bucci.