Primo Wongher

Nasce a Porto Santo Stefano il 20 ottobre 1895 ed è figlio di Emilio e di Adelaide Loffredo e fratello di Vittorio. Dopo aver frequentato le elementari, si dota di ” un discreto corredo d’istruzione ”, leggendo molto. Intelligente e di “ parola piuttosto facile ”, gode di una buona “considerazione e ascendente ” fra i repubblicani dell’Argentario. Marittimo di mestiere, lavora anche in campagna in un terreno del padre e gestisce una “ rivendita di privative e generi coloniali”.

Mazziniano fin da giovanissimo, iscrittosi al P.R.I. fa “ propaganda spicciola” per il partito, che dispone di un organo provinciale importante, l’«Etruria nuova», fondato per iniziativa di Ettore Socci e redatto da Giuseppe Carlo Benci e da Bernardino Carboncini. Vicepresidente della società di mutuo soccorso dell’Argentario, chiamato alle armi nel 1915, Primo partecipa “ con fedeltà e onore ” alla prima guerra mondiale nella Marina militare. Dopo la sconfitta degli Imperi centrali, diventa presidente del Circolo repubblicano di Porto Santo Stefano e amministratore della Cooperativa “Nazario Sauro”, che si occupa di lavori portuali.

Persona di “ indole buona ”, dopo la marcia su Roma è apertamente ostile ai fascisti, che non lo perdono d’occhio perché capeggia gli elementi repubblicani, che non si sono piegati all’uomo di Predappio. Aggredito dalle camicie nere, viene purgato per tre volte ed anche – a quanto pare – bastonato. Irriducibile avversario degli schiavisti, si trasferisce a Nervi dopo le leggi eccezionali (novembre 1926) ed emigra in Francia il 23 marzo 1927, stabilendosi a Marsiglia, dove viene raggiunto dalla moglie Pierina Castriconi e dalla figlia Anastasia. Nel maggio 1927 interviene all’Assemblea della Concentrazione antifascista, che si svolge nella sede del P.R.I., a Marsiglia, in Boulevard de la Corderie 3, poi, nei giorni seguenti, è oggetto di una lettera con la quale il Ministero dell’Interno invita la Scuola di polizia scientifica a riprodurre dieci copie di una sua foto, che vengono trasmesse al richiedente il 2 giugno 1927.

Il 16 giugno il console fascista di Marsiglia si rivolge al Ministero dell’Interno perché gli invii una foto di Wongher “ onde poter disporre la opportuna vigilanza sul suo conto ”.

In agosto il repubblicano dell’Argentario partecipa a una festa campestre in favore delle vittime politiche e della Concentrazione antifascista, che si tiene nei dintorni di Marsiglia, durante la quale si registra un incidente fra il massimalista Zanelli e un fascista italiano presentatosi sul posto con quattro camerati con il chiaro proposito di provocare gli esuli. Il seguace di Mussolini ha la peggio e, dopo essere stato ferito, si vede costretto a darsi a “ precipitosa fuga ”. Il 22 settembre 1927, sempre a Marsiglia, Wongher interviene a un’altra riunione della Concentrazione antifascista, in cui si esamina la possibilità di aprire una scuola popolare per i profughi. All’epoca è segretario amministrativo della sezione locale della Concentrazione, affiancato da Sante Talocchini in veste di tesoriere. Il 10 ottobre 1927 Primo è tra gli esuli che ascoltano una conferenza di Fernando Schiavetti su: “Il fascismo pericolo di guerra” nel quartiere Endoume di Marsiglia e nelle settimane seguenti è oggetto di un’informativa fascista, secondo la quale frequenta nella città focese Giuseppe Dell’Aglio, i fratelli Tinacci e altri emigrati politici.

Alla fine del 1927 si reca a Parigi, insieme a Fernando Schiavetti, per partecipare a un Convegno organizzato dal P.R.I. e le carte di polizia sottolineano che è collegato a Francesco Volterra, a Filippo Amedeo e ad altri oppositori rifugiati in Francia, repubblicani e socialisti. Nel 1930 viene iscritto nella «Rubrica di frontiera» per i provvedimenti di fermo, segnalazione e perquisizione e nel 1931 viene incluso, su richiesta della Questura di Grosseto, nel «Bollettino delle ricerche», supplemento sovversivi, per la misura del fermo. Il 29 marzo 1931 prende parte al Congresso, che il P.R.I. tiene ad Annemasse, insieme a Fernando Schiavetti, a Luigi Tagli (emigrato clandestinamente da Genova e giunto a Marsiglia il 3 novembre 1930) e ad altri iscritti. In questo periodo abita a Saint – Maxime (Var), insieme al fratello Vittorio, anch’egli attivo repubblicano, e al giellista Roberto Soncini.

Il 10 settembre 1932 le fonti della polizia di Mussolini riferiscono che a Nizza si sarebbe formato un gruppo antifascista deciso a combattere con qualunque mezzo la dittatura di Mussolini, di cui sarebbero membri Primo Wongher, Giacomo Gessi, Luigi Tagli (“ tutti noti per il loro odio contro il fascismo ”) ed altri. Alcuni degli aderenti sarebbero stati implicati nell’attentato compiuto da Faustino Sandri. Il gruppo sarebbe collegato alla Concentrazione antifascista, nonché a Emidio Recchioni e Giobbe Giopp, qualificati entrambi come “ noti terroristi ”. Qualche mese dopo Wongher è segnalato perché frequenta a Nizza Luigi Campolonghi, Cipriano Facchinetti, Egidio Reale, Francesco Volterra, Filippo Amedeo e altri profughi.

L’anno seguente, infine, il suo nome compare nella lista (la prima categoria) degli antifascisti, ritenuti attentatori o capaci di commettere atti terroristici contro la dittatura, insieme a quelli dei grossetani (anarchici, comunisti, repubblicani e socialisti) Angiolino Bartolomei, Liberato e Smeraldo Cignoni, Mino Pagliuchi, Aggio Simoncini, Antonio Gamberi, Domenico Marchettini, Giuseppe Maggiori, Gioacchino Bianciardi, Randolfo Pacciardi, Biagio Cavalli, Italo Ragni, Bixio Sorbi, Garibaldo Nannetti, Orlando e Gualtiero Bucci, Ruggero Gonnelli, Pilade Grassini e Vittorio Wongher. Un funzionario del Ministero dell’Interno annota su un foglio, conservato nel fascicolo di Wongher: “ Rubrica attentatori, fare cartellino: attentatore ”. Il 20 marzo 1933 Primo scrive da Saint – Maxime a Randolfo Pacciardi, che il mese seguente diventerà segretario generale del P.R.I. all’estero, al posto della medaglia d’oro Raffaele Rossetti: “ Mi fa piacere di saperti più forte degli avvenimenti… Bravo Randolfo, continua ad essere degno della nostra tradizione… ”

Lo stesso anno, insieme al fratello Vittorio, incontra a Nizza un altro repubblicano di Porto Santo stefano, Eaco De Pirro, anch’egli evaso dalla galera che è diventata l’Italia sotto la dittatura fascista, e il 13 marzo 1934 subisce la schedatura politica ad opera della Prefettura maremmana, la quale ripercorre la sua militanza sovversiva nel rituale “cenno” biografico. Membro della L.I.D.U. (la Lega italiana dei diritti dell’uomo), Wongher è colpito nel 1935 da un decreto di espulsione dalla Francia unitamente a Pilade Menconi, ad Amilcare Tabacchieri, a Egisto Serni e ad altri esule, ma riesce a restare nel territorio transalpino grazie ai “sursis”, cioè a permessi trimestrali rinnovabili a discrezione delle autorità. Segnalato il 17 novembre 1936 dalle spie dell’O.V.R.A., perché continua ad essere un accanito avversario del fascismo e ad esplicare “ un’intensa propaganda ” in Francia, spedisce, nel marzo 1937, una busta, che contiene dei ritagli di giornali sovversivi, a Ettore Bruno, un compaesano che risiede a Porto Santo Stefano. Il plico, però, è intercettato e tolto di circolazione dall’apparato repressivo fascista.

Primo risulta sempre collegato a Luigi Campolonghi (che è diventato “direttore tecnico” del quotidiano antifascista «La voce degli italiani» di Parigi) e milita attivamente nel P.R.I. Nel 1938 è abbonato al periodico «Giustizia e libertà» di Parigi, insieme a Giuliano Viezzoli, Amilcare Tirelli, Alfredo Zanella ed altri esuli, e nell’ottobre 1940 è incluso dalla polizia di Mussolini, insieme a Duilio Balduini, Ottavio Abbati, Leo Valiani, Egidio Fossi, Giorgio Amendola, Giulio Bacconi, Edel Squadrani, Emilia Buonacosa Ustori e molti altri esuli, in un “ Elenco dei cittadini italiani residenti in Francia, i quali hanno svolto notevole attività sovversiva” oltr’Alpe, che i fascisti italiani trasmettono vilmente a quella nazista “ perché li arresti in caso di rintraccio ”. Il documento è un involontario monumento a chi non soltanto non si è piegato alla dittatura ma l’ha combattuta energicamente per vent’anni in condizioni molto difficili.

Datosi alla clandestinità per sottrarsi alla cattura da parte dei nazisti e dei collaborazionisti francesi di Vichy, Wongher rimpatria – sembra – nel 1945 e l’anno seguente viene eletto sindaco di Porto Santo Stefano. Confermato primo cittadino nel 1951, sette anni dopo figura tra i candidati della lista radical – repubblicana per la Camera dei deputati, insieme a Randolfo Pacciardi, a Luigi Delfini e a Guido Calogero.

(Scheda di Simonetta Carolini, Fausto Bucci, Rodolfo Bugiani, Andrea Tozzi)