Sabatino Gambetti

Nato a Siena il 27 dicembre 1877, operaio all’officina ferroviaria, diventa anarchico e frequenta Ferruccio e Guglielmo Boldrini, Vittorio Vagheggini, Gaetano Inglesi e altri noti sovversivi. Socio del Circolo libertario “Germinal”, fa propaganda tra i ferrovieri e si mostra sprezzante verso le autorità. Denunciato nel 1907 per oltraggio e violenza ai carabinieri, compiute durante i tumulti contro il caro viveri, e schedato nel 1908, viene condannato a una pena detentiva, ma evita il carcere, perché beneficia di una amnistia. Trasferito a Rimini, e poi a Foggia, Taranto e Caltanissetta, partecipa alla campagna per la liberazione di Augusto Masetti, l’anarchico che ha sparato a un colonnello nei giorni della campagna coloniale di Libia, e il primo giugno 1914 presenta a Taranto il maggiore esponente del movimento libertario italiano, Errico Malatesta, che parlerà de “L’attuale momento politico”.

Antinterventista, Gambetti è chiamato alle armi nel 1915 e inviato in Albania. Condannato per diserzione, viene liberato il 23 ottobre 1919 grazie all’amnistia nittiana del 2 settembre. Segnalato a Firenze nel 1920, emigra in Francia nel 1924 e si stabilisce a Marsiglia, dove aderisce, per breve tempo, al movimento “garibaldino”, che si propone di rovesciare Mussolini con le armi. Arrestato il 24 ottobre 1924 alla frontiera di Ventimiglia, è tradotto a Firenze e sottoposto a “rigorosissima sorveglianza”. Fermato il 22 aprile 1925, in occasione di una visita del re nella città toscana, elude la vigilanza e torna a Marsiglia, dove partecipa alle proteste contro le condanne a morte di Sacco e Vanzetti e collabora con Giulio Bacconi, Paris Pampana, Adarco Giannini e altri anarchici, ritenuti pericolosissimi dalle autorità italiane, redigendo, fra l’altro, negli anni seguenti anche il periodico «L’ora nostra». Colpito da decreto di espulsione dalla Francia nel 1932, è incluso nel 1933 dai fascisti nella prima lista dei nemici della tirannide, gli attentatori, residenti all’estero, per molte ragioni, compreso il fatto che frequenta il “pericolosissimo anarchico” di Sarzana, Ugo Boccardi.

Nell’autunno 1936, malgrado abbia 59 anni, parte per la Spagna, insieme a Amalia Melli, a Giovanni Dettori e a Lucette Bled (compagna di Ernesto Bonomini), e si arruola nella Sezione italiana della Colonna “Ascaso” della C.N,.T,-F.A.I., con la quale combatte sul fronte aragonese, a Tardienta, Almudévar e Carrascal de Huesca, sotto il comando di Carlo Rosselli, di Giuseppe Bifolchi, di Antonio Cieri e di Tomaso Serra. Tornato in Francia, è arrestato a Perpignan e condannato a 12 mesi di carcere per rottura del bando di espulsione. Trasferitosi a Tunisi, ma invitato a lasciare immediatamente la colonia perché sospettato di voler attentare alla vita di Mussolini, anziché tornare a Marsiglia, prende la decisione estrema di imbarcarsi su una nave diretta in Italia, rifiutando di scenderne quando alcuni anarchici italiani, informati di quello che è avvenuto, si accostano con una barca al bastimento, supplicandolo di gettarsi in mare per tornare a Tunisi con loro.

Arrestato a Palermo, Gambetti nega di aver partecipato alla guerra di Spagna come miliziano, limitandosi ad ammettere di aver fatto, al di sotto dei Pirenei, soltanto il fabbro ferraio. Commentando le sue risposte, un ispettore dell’OVRA scrive che si è mantenuto “ostinatamente reticente circa l’attività politica svolta all’estero ed i contatti avuti con gli elementi anarchici e fuorusciti in genere ed a nulla sono valsi tutti gli allettamenti, le contestazioni e lo speciale trattamento usatogli in considerazione della sua età di 61 anni e delle sue malferme condizioni di salute”. Assegnato al confino per 5 anni dalla Commissione provinciale di Siena per le misure di polizia il 10 agosto 1938 e deportato a Ventotene, anziché mostrare nell’isola dei segni di cedimento, Sabatino dà prova di grande combattività, tanto da essere arrestato il 14 maggio 1939 per resistenza e violazione del regolamento della colonia e condannato il 7 giugno a 3 mesi di arresti . Il 10 luglio 1943 il direttore della colonia fascista, Marcello Guida (il questore di Milano nei giorni della strage di piazza Fontana), scrive che Gambetti è da ritenersi ancora “capace di svolgere con profitto propaganda sovversiva” e propone che “alla scadenza rimanga internato nell’isola per tutta la durata della guerra”. Il 25 luglio 1943, alla caduta di Mussolini, l’anarchico non viene rilasciato, ma, qualche settimana dopo, è deportato per ordine del Governo di Badoglio (prossimo al “fugone”) nel campo di concentramento di Renicci d’Anghiari (Arezzo), insieme a Pasquale Simoncini e a molti altri anarchici ed “estremisti”. Evaso dal campo l’8 settembre 1943, è segnalato a Firenze il 17 novembre 1945 quando la Prefettura scrive al Ministero dell’Interno che le “sue condizioni sono misere” e che “vive col ricavato del lavoro”.

Fonti: ACS, CPC, ad nomen; ACS, Confino politico, fasc. personali, ad nomen; ACS, Min. Int., Dir. gen. p.s., D.a.g.e r., H2, b.27; Da Tunisi , «Il risveglio anarchico», 18 giu. 1938; Antifascisti nel Casellario politico centrale / a cura di S. Carolini, C. Fabrizi…, Quaderno n.9, Roma: Anppia, 1992, p.93; La Spagna nel nostro cuore, 1936 – 1939: tre anni di storia da non dimenticare, Roma: Aicvas, 1996, p.212.

 

(Scheda di Fausto Bucci, Claudio Gregori, Michele Lenzerini per www.radiomaremmarossa.it).