Duilio Balduini

Prima o poi si dovrà pur ricordare adeguatamente quella straordinaria figura di militante che è stato il massimalista Duilio Balduini, nato a Pietrasanta (Lu) il 21 febbraio 1880 e morto a Lyon il il 16 agosto 1966.
Esule a Barcellona fin dall’aprile del 1936, “lo Zio” (così lo chiamavano i suoi compagni) partecipò in luglio ai combattimenti di strada con lo stesso coraggio che aveva mostrato nel gennaio del 1919 a Berlino resistendo nella sede del Vorwärts, insieme agli spartachisti e ad un gruppo di sovversivi italiani (quasi tutti disertori: Francesco Misiano, Ciriaco Arrigoni [Brand], Mario Accomasso, Dario Fieramonti, Luzinano [Luciano] Zingg, Oreste Abbate, agli uomini di Gustav Noske e Philipp Scheidemann. Di Balduini, che più tardi combatté nella Resistenza francese, riproduciamo un appello in favore della rivoluzione spagnola che egli scrisse nel febbraio del 1937:

“Operai del mondo in piedi! Ieri la giusta protesta per Sacco e Vanzetti ha mobilitato le masse del mondo intero. Parigi, Parigi proletaria, erede della Comune, ha dato in quella occasione l’esempio della sua senbilità, sui boulevards parigini. Oggi, in tempi di fronte popolare, della riconciliazione nazionale fra fascisti e comunisti, fra preti e atei, fra sovversivi e conservatori, è permesso al capitalismo assassinare non soltanto due uomini, nella Spagna rossa di sangue, ma migliaia e migliaia, senza un grido virile, senza un urlo di rivolta. Non si odono i rantoli dei bambini morenti, né le grida delle madri di Madrid… Permettere che viveri, armi, munizioni giungano a Franco ed ai suoi alleati significa aver perduto la coscienza di classe, significa aver perduto la dignità di proletari, la dignità stessa di uomini. Dove sono, dove si nascondono i dirigenti delle varie organizzazioni sindacali e politiche? Non è con l’invio di qualche ambulanza, di qualche camion di viveri e di medicine, che si aiuta il proletariato spagnolo. Ci vuole ben altro! Bisogna che nel mondo intero l’urlo della folla disturbi il chilo degli arbitri della ricchezza. Bisogna che i consoli dei paesi fascisti sentano il tumulto della folla. E’ necessario che nessun piroscafo italiano e tedesco sia scaricato e caricato. Gli si neghino i viveri, gli si neghi l’acqua, gli si neghi il carbone, gli si neghi la benzina. Si impedisca che gli equipaggi tornino a bordo… Si facciano scioperi; si scenda nelle strade, dimostrando che la solidarietà internazionale non è un mito, non è una parola vana. Per far questo, non si attendano gli ordini, che non verranno mai, da mandarini stipendiati, ben pasciuti e ben pensanti. Si organizzi la lotta… Che il proletariato faccia sentire ovunque la sua forza e la sua volontà. In piedi, operai del mondo! Aiutate con la vostra azione di massa e se occorre individuale, la Spagna rivoluzionaria!”

( Fausto Bucci. Paolo Casciola. Cristofano Salvini (1895-1953). Un rivoluzionario italiano nella guerra civile spagnola, Foligno: Centro studi Pietro Tresso, 1996, p.67-68. )