Adelmo Godani

Nasce a Arcola (La Spezia) il 22 aprile 1907. Il padre, Ettore, fa il calzolaio ed è un anarchico conosciuto. Adelmo si forma in un ambiente, che pullula di sovversivi, come i socialisti Algante Sgorbini e Duilio Balduini e i libertari Tintino Persio Rasi (“Auro d’Arcola”), Abele Ricieri Ferrari (più noto come “Renzo Novatore”) e Dante Carnesecchi. Di mestiere fa il calzolaio (forse anche perché ha subito l’amputazione di un piede), mentre sul versante politico professa principi anarchici, come il babbo e il fratello, che si chiama – significativamente – Carlo Cafiero. Quando il fascismo sale al potere, con la complicità della monarchia e gli appoggi di agrari e industriali, Adelmo prende la strada dell’esilio, insieme al padre e al fratello, stabilendosi a La Seyne – sur – Mer, poco lontano da Marsiglia, dove viene segnalato nel 1933 perché ha partecipato alle proteste contro l’arresto del compagno di fede Vincenzo Capuana, rientrato in Italia – secondo i fascisti – per liquidare Mussolini. Nell’ambiente degli esuli – quasi tutti con storie personali di lotta e di impegno, che assomigliano a dei romanzi – Adelmo è in stretto contatto con il “pericolosissimo” Ugo Boccardi, un anarchico sarzanese, al quale gli schiavisti attribuiscono numerosi progetti di attentati ai gerarchi, con Amleto Astolfi, uno dei condannati per la strage del “Diana” di Milano, con il romagnolo Edel Squadrani, un compagno di prim’ordine ed assoluto spicco, con Rivoluzio Giglioli, che cadrà nella guerra civile spagnola, con Gino Belli e con Antonio Angelini, due anarchici rispettivamente di Livorno e di Campiglia Marittima.
Incluso lo stesso anno nella «Rubrica di frontiera» e nel «Bollettino delle ricerche» per la misura di arresto su richiesta della Questura spezzina, inoltrata il 20 settembre 1933, schedato e descritto come persona di corporatura snella, Adelmo è un giovane dall’aria simpatica, come si vede da una foto conservata nel suo fascicolo. Politicamente è piuttosto attivo e nel 1934 si reca in missione ad Algeri, dove deve incontrare gli antifascisti Cesare Lari e Giuseppe Zini, poi fa ritorno a La Seyne – sur – Mer. Due anni dopo, nell’estate del 1936, nonostante la grave menomazione, parte subito per la Spagna e a Barcellona si arruola nella Sezione italiana della Colonna “Ascaso” della C.N.T. – F.A.I., a maggioranza anarchica, comandata all’inizio da Mario Angeloni, segretario generale del P.R.I. fino al suo ingresso nella penisola iberica.
Della formazione fanno parte, oltre ai libertari (Enzo Luigi Fantozzi, Lanciotto Corsi, Camillo Berneri, Angiolo Bruschi, Umberto Marzocchi, Giuseppe Bifolchi, Antonio Cieri, ecc.), anche un certo numero di giellisti (come Carlo Rosselli, e Giuseppe Zuddas), di comunisti (fra i quali Agostino Casati, detto Redi) e persino un “popolare” (il cattolico Ottorino Orlandini, già “sindacalista bianco” nella zona di Firenze). Oltre a risuolare le “alpargatas” dei miliziani, Adelmo partecipa alle azioni militari che hanno luogo in Aragona, a Monte Pelato (dove cadono Mario Angeloni, Giuseppe Zuddas, Fosco Falaschi, Attilio Papparotto e Michele Centrone), a Tardienta, a Almudévar e al Carrascal de Huesca. Tornato in Francia dopo il “mayo sangriento” di Barcellona, è segnalato all’estero durante la seconda guerra mondiale, insieme al padre, mentre il fratello, consegnato ai fascisti dai collaborazionisti di Vichy, è al confino, nelle isole.

( Scheda di Fausto Bucci e Aldo Montalti ).