Giuseppe Mazzaccheri

Nato a Orbetello (GR) verso il 1870, fa il fornaio e professa idee anarchiche. Nell’estate del 1894 viene arrestato, insieme al fratello Giovanni, a Jader, Ubaldo e Omero Palmieri, a Ferdinando Ercole, a Francesco Bruni, a Pietro Giannella e ad altri sovversivi orbetellani, dopo l’esplosione, nella città lagunare, di un ordigno “ammaestrato”, alla quale non è probabilmente estraneo il famigerato delegato di P.S. (e provocatore) Raffaele Santoro.

Rilasciato dopo qualche giorno, Mazzaccheri scrive il 29 agosto 1894, insieme agli altri compagni scarcerati, una dura lettera, dove dà del mentitore e del “brigante della penna” al corrispondente del settimanale «L’Ombrone» di Grosseto, secondo il quale l’autorità di P.S. aveva proceduto “ad alcuni arresti di persone che per i loro precedenti e per le loro opinioni potevano sembrare gli autori di tali fatti”. Ancora legato alle organizzazioni proletarie dopo la prima guerra mondiale, Giuseppe sottoscrive quindici lire in favore dell’«Avanti!», insieme a Raffaello Iacopucci, a Marco Curioni, a Oreste Giannella, a Antonio Anastasi, a Dante Nativi, a Salvatore Pollini Palermo e a Romeo Carrara. Contrario alla dittatura fascista, il nostro viene segnalato, nel 1933, dal Comando di P.S. di Orbetello fra gli anarchici residenti nella città lagunare, che sono stati fermati “in occasione del complotto di Vincenzo Capuana”, cioè dopo l’arresto, sulla tratta ferroviaria Livorno – Grosseto, dell’anarchico di Portovenere, rimpatriato dall’America (passando per la Spagna e la Francia) per attentare, secondo le autorità, alla vita di Mussolini o a quella di altri gerarchi: “Tutti costoro – recita la nota di polizia – hanno cospicui precedenti in questi atti”.

Fonti: Dichiarazione, «Etruria nuova», n.78, 2 set. 1894; «Avanti!», n.179, 2 lug. 1919.

 

( Scheda di Fausto Bucci, Michele Lenzerini per www.radiomaremmarossa.it ).